Thoreau, Henry David

sergio Rufo

New member
« Se sapessi con sicurezza che c'è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo. »

( Henry David Thoreau, Walden, ovvero La vita nei boschi )

Henry David Thoreau, nato David Henry Thoreau[1], (Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio 1862), è stato un filosofo e scrittore statunitense. Fu uno dei membri principali della corrente del trascendentalismo ed è principalmente noto per lo scritto autobiografico Walden, ovvero La vita nei boschi, una riflessione sul rapporto dell'uomo con la natura, e per il saggio Disobbedienza civile in cui sostiene che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell'uomo, ispirando in tal modo i primi movimenti di protesta e resistenza non violenta. Il filosofo Stanley Cavell lo considera, insieme a Ralph Waldo Emerson, una delle "menti filosofiche più sottovalutate che l'America abbia prodotto"
Nato in una famiglia modesta, si laureò all'Università Harvard nel 1837. Intrattenne una profonda amicizia con Ralph Waldo Emerson e con altri pensatori trascendentalisti. Vicino a tale concezione, il suo riformismo partiva dall'individuo, prima che dalla collettività, e difendeva uno stile di vita in profondo contatto con la natura.

La morte del fratello, avvenuta nel 1842, fu per lui un grande dolore. La scrittura del libro-diario A Week on the Concord and Merrimack Rivers (1839-1849) lo aiutò nel suo tentativo di superare la perdita di John e di tenerne viva la memoria. Forte il credo nel principio delle Reincarnazione che percorre tutta l'opera attraverso puntuali digressioni sulle filosofie orientali e l'interessante uso simbolico del fiume come elemento di rinascita e continuità presente sia nelle filosofie Orientali che Occidentali. Nel 1845, per sperimentare una vita semplice e per protesta contro il governo, si stabilì in una piccola capanna da lui stesso costruita presso il lago (o stagno) di Walden (Walden Pond), nei pressi di Concord (Massachusetts). Qui poté dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e all'osservazione della natura. Dopo due anni, nel 1847, lasciò il lago di Walden per vivere col suo amico e mentore Ralph Waldo Emerson e la sua famiglia a Concord.

Nel 1846 Thoreau rifiutò di pagare la tassa che il governo imponeva per finanziare la guerra schiavista al Messico, da lui giudicata moralmente ingiusta e contraria ai principi di libertà, dignità e uguaglianza degli Stati Uniti. Per questo, in seguito, fu incarcerato per una notte e liberato il giorno successivo quando, tra le sue vibrate proteste, sua zia pagò la tassa per lui. Dopo qualche anno, nel 1849, scrisse il saggio Disobbedienza civile. Nel 1854 pubblicò Walden, ovvero La vita nei boschi, nel quale descriveva la sua esperienza di vita sul lago Walden.

Morì nel 1862.

Vita nei boschi
è il resoconto dell'avventura dell'autore, che dedicò oltre due anni della propria vita, per l'esattezza dal 4 luglio 1845 al 6 settembre 1847, a cercare un rapporto intimo con la natura e insieme a ritrovare se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l'utile mercantile. L'opera è stata analizzata in prospettiva filosofica da Cavell in The Senses of Walden, dove emerge come un autentico classico della filosofia americana e mondiale.

Il suo fu un esperimento avente per obiettivo quello di cercare la conciliazione tra artista e il mondo naturale grazie all'ottimismo scaturito dal considerare l'uomo come artefice del proprio destino e come essere dipendente da sensazioni ed emozioni. Il libro fu scritto quasi interamente durante il soggiorno di Thoreau in una capanna, costruita in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden che si trova vicino alla cittadina di Concord in Massachusetts. Durante il suo soggiorno Thoreau descrisse la sua vita, soprattutto negli ambiti naturalistici, soffermandosi su una descrizione dettagliata del lago e della zona in cui soggiornava, caratterizzata dalla presenza di numerosi laghi di media e piccola dimensione. Walden fu per Thoreau il libro di maggior successo, il testo fu riscritto ben sette volte prima della pubblicazione avvenuta nel 1854. La sua fu una prova di sopravvivenza ed insieme una testimonianza all'umanità: l'uomo riesce a vivere anche in condizioni di povertà materiale e anzi da queste può trarre una maggior felicità nel saper apprezzare maggiormente le piccole cose. Cavell ha inoltre rilevato somiglianze notevoli fra la riflessione sull'essere e l'abitare di Thoreau e quella di Martin Heidegger.

Wilkipedia
 

sergio Rufo

New member
l'errore che si puo' fare con questo libro e' semplicissimo: prenderlo, leggerlo, e rimetterlo in libreria.
Ecco. Il terzo passaggio e' completamente sbagliato.
Questo libro , per chi ama una certa scelta e ci crede, non puo' essere accantonato tra gli altri libri.
Definirlo libro e' un diminutivo: Il Walden di Thoerau e' un qualcosa di piu'. Una specie di voce di ribellione, una specie di ammonimento che tutto non e' perduto: dipende da noi, dipende dagli individui.
La sua lettura scorre veloce; non ha niente che a vedere con un trattato ostico o filosofico; piuttosto e' un percorso, una mappa per non perdersi in questo mondo.
Una lettura significativa che segna il lettore.

E' un manifesto di liberta'-
 
"Una volta o due, tuttavia, mentre vivevo al lago, mi scopersi a correre per i boschi come un cane semiaffamato in preda a una strana sensazione di selvaggia libertà, in cerca di qualche specie di carne selvatica che potessi divorare, e nessun pezzo sarebbe stato troppo aspro, per me. Le scene più barbare erano diventate stranamente familiari. In me stesso trovavo, e trovo, un istinto verso una vita più alta, o, come si dice, spirituale (come succede a molti uomini), e per un altro verso una vita selvaggia, primitiva ed esuberante: io le accettavo reverentemente ambedue.
Amo ciò che è selvaggio non meno di ciò che è buono."

Henry D. Thoreau - Walden ovvero Vita nei boschi - Ed. Bur, Classici Moderni - pag 280

Questo il brano che ho più amato nella lettura di Walden.
Una selvatichezza che ci salva, un istinto primordiale che valorizza la nostra naturalità.
E ciò che è semplice - ciò che è buono lo è, no? - torna.

Hai ragione, Walden è da tenere sempre a portata di mano.
 

sergio Rufo

New member
"Una volta o due, tuttavia, mentre vivevo al lago, mi scopersi a correre per i boschi come un cane semiaffamato in preda a una strana sensazione di selvaggia libertà, in cerca di qualche specie di carne selvatica che potessi divorare, e nessun pezzo sarebbe stato troppo aspro, per me. Le scene più barbare erano diventate stranamente familiari. In me stesso trovavo, e trovo, un istinto verso una vita più alta, o, come si dice, spirituale (come succede a molti uomini), e per un altro verso una vita selvaggia, primitiva ed esuberante: io le accettavo reverentemente ambedue.
Amo ciò che è selvaggio non meno di ciò che è buono."

Henry D. Thoreau - Walden ovvero Vita nei boschi - Ed. Bur, Classici Moderni - pag 280

Questo il brano che ho più amato nella lettura di Walden.
Una selvatichezza che ci salva, un istinto primordiale che valorizza la nostra naturalità.
E ciò che è semplice - ciò che è buono lo è, no? - torna.

Hai ragione, Walden è da tenere sempre a portata di mano.

tu pensa che stasera te lo porto su' in montagna. Gia' in valigetta, mia cara.:wink:
 

sergio Rufo

New member
beh, la solita. Arriva un mio libri e diventa tuo. Mirabolante! :wink:

Tu pensa che Walden, Julia, mi sembra che me lo avevi consigliato tu. O sbaglio?
Ho deciso di rileggerlo a distanza di anni perche' ci vule una lettura simile.
In un certo senso trovo affinita' con Corona.
Ovvio, due autori completamente diversi nella loro valenza , ma entrambi parlano di un ritorno alla natura di cui, in questi tempi, se ne sente sempre piu' il bisogno.
E' proprio l'atmosfera delle loro pagire a riscaldare la lettura. Piu' avvincenti di un romanzo, piu' intriganti di un trattato filosofico, e persino piu' calorosi di un volume di storia.
A volte queste letture sono piu' che letture: leggere Corona o Thoreau e' come dire di quell'adulto che piu' volte, sempre piu' spesso, si ricorda di quando era bambino.
Ecco: nelle loro pagine ci si ricorda di un qualcosa che forse ci e' sempre appartenuto: un mondo piu' genuino, piu' semplice, e fors'anche piu' caldo nonostante una certa rudezza e una certa " scomodita' "

Ma chi l'avrebbe mai detta una cosa simile: piu' abbiamo "accomodato tutto" credendolo il regno del benessere e piu' ci si accorge di quanto si stava bene prima.
Mica tanto assurdo a pensarci bene.
 

Sir

New member
Caro sergio, noto che col tempo, dopo qualche discordanza iniziale (ma qui sta il bello, dopotutto), le nostre riflessioni filosofiche si stanno allineando; volevo proprio chiederti cosa ne pensavi di Thoreau, e stavolta mi hai anticipato.

Walden è uno tra i libri che preferisco, da trattare come merita, come hai detto tu. Thoreau prima l'ha vissuto, poi l'ha pensato, e solo in ultimo luogo l'ha scritto, peraltro con quel vago senso di vanità di chi sa che le sue parole sono poco più di un vezzo, com'è giusto che sia.
Fare filosofia con in mano la zappa, un pugno di semi e qualche asse di legno; qualcosa che l'occidente aveva dimenticato, se si eccettua l'altro grandissimo che filosofava impugnando il martello, figuratamente ma non troppo.
Sarebbe bello se Walden fosse riletto con attenzione, di questi tempi in cui tra i pensieri "alti" e l'azione cresce uno scarto incolmabile.
 

sergio Rufo

New member
Ciao Sir, ora sono in montagna e scrivo qui' velocemente. Con piu' calma , stasera o uno di questi giorni, se vuoi parliamo di Thoreau che ritengo piu' profondo di una filosofia fine a se stessa. E' come dici tu: la zappa, la terra, i semi, e tante altre cose sono quello che l'occidente ha dimenticato e ne morira' per questo.
Ma del resto, in fondo, il destino dell'occidente e' implicito al suo stesso nome: occidente significa, infatti, tramonto...
Ti propongo una cosa se ti fa piacere: lo rileggiamo insieme? a me come idea mi piace molto.
Fammi sapere.

Le discordanze su altri filosofi: ah ah ah! ma Sir, hai gia' detto bene tu: il bello e' questo e sicuramente capiteranno altre occasioni , altri filosofi, sui quali io mi scagliero' vemente e tu rimarrai, invece, perplesso e critico nei miei confronti. O viceversa.

Ma va bene cosi', nessun problema.

ti aspetto per Thoreau.
 

sergio Rufo

New member
La filosofia del fare

Perche' leggere Thoreau?
Per un semplice motivo: perche' e' un invito ad abbandonare la mistificazione della societa' per ritrovar-si come individuo nel mondo.
E un passo piu' in la': abbandonare il mondo stesso ( moderno) per ritrovarsi intimamente per quello che ciascuno e' in se stesso, la' vicino alla natura madre di tutti noi.
Thoerau invita a non seguire specificatamente il suo esempio: non invita il lettore ad operar specificatamente la sua scelta, bensi' Vita nei boschi, rappresenta la bellissima metafora dell'invito a seguire il " proprio" percorso.
L'individuo deve ritrovare la propria strada che conduca ad una vita piu' semplice.
Appartenente alla scuola del Trascendentalismo ( una sorta di ...come dire...vedere e non vedere, visibile ed invisibile...) Thoreau ascolta cio' che noi non sentiamo piu': il richiamo.
Perche' non ascoltiamo? per il semplice fatto che mistificati nel moderno mondo ( societa', politica, economia, democrazia,ecc.ecc.) ci siamo autogiustificati nell'attesa: si aspetta che il mondo cambi, che il mondo torni ad essere quello vero ( se mai v'e' ne' uno) come se questo cambiamento avvenisse di per se'.
Noi aspettiamo che gli " altri" insieme a noi decidano un mutamento; aspettiamo nuovi indirizzi di vita, nuovi stili; rimaniamo sulla banchina della stazione mentre la vita scorre inesorabile.
La natura e' inesorabile.
L'attesa , il non fare, sono conciliabili tra loro: attendendo non si agisce. Non agendo ci si estrania dal mondo, e dalla natura il suo cuore.
L'uomo tecnologico e' forestiero a casa sua perche' non solo ha deformato e dis-conosciuto la sua origine ( selvatichezza) ma ha fatto di peggio: ha perso la cadenza vitale , quella pulsione che da sempre batte nell'universo, tic tac, inesorabile.
L'uomo ha " accellerato" il suo movimento ma non lo ha compreso: non e' piu' riuscito a tenre unito materia e spiritualita', dove per spiritualita' s'intende l'appartenenza alla propria natura.
L'uomo moderno e' dis-umano in quanto macchina robot.
Perche' attendere gli altri? E' in questa domanda la prima grandissima profondita' di Thoerau o di un Corona: s'incominci a " fare" il proprio percorso ciascuno a suo modo, con la sua volonta', la sua capacita', il suo carattere.
Ecco il primo grande perche' dei due anni di Thoreau nei boschi in solitudine: lui e' partito, ha preso il " suo cammino"; ha perso il mondo mistificato per ritrovare se stesso.

La natura e' il tutto perfetto. Tutto cio' che si allontana o si altera da essa non puo' essere vero. Nella natura si contempla la molteplicita' delle possibilita' date a questo universo: non ve ne sono altre.
Le possibilita' sono selvatiche e selvagge: ecco perche' tutta la morale umana, o la dottrina della teoria sociale, non potranno mai combaciare con la natura. Sono pulsioni completamente avulse tra loro , non collimabili proprio perche' di una consistenza diversa: le prime sono " aggregative", la seconda e' autonoma.
L'uomo moderno attendendo si aggrega ai tempi sociali deformati ( modernita'); Thoreau richiama all'autonomia individuale come scelta profonda di vita in antitesi al proprio contesto. Ma non e' un becero individualismo sociale: e' l'esatto opposto, piuttosto. E' il ritrovarsi uomo in quanto uomo naturale e in questo ritrovarsi riconoscersi reciprocamente. L'uomo occidentale e' un uomo solo in mezzo a tanti uomoni soli, questa e' la critica di Thoreau.
La scelta di Thoerau e' un appello a tutti gli uomini: ognuno ritrovando se stesso ritrovera' gli altri
Thoerau e' uno dei piu' grandi rivoluzionari della storia del pensiero occidentale.
La sua non e' filosofia, e' fare. Ed e' un fare proprio laddove regna sovrano il vangelo dell'attesa, dell'aggregazione, dell'accomodamento, del tutto e del subito.
Persino il tempo e lo spazio sono rinnegati da Thoerau.
Tempo come cadenza di vita.
Spazio come ambiente.

Vita nei boschi: la temporalita' del proprio esserci ricalata nel suo ambiente naturale: lo stato selvatico dove il cuor pulsa un battito forte, inesorabile.

E' impossibile non leggere Thoreau.

Mauro Corona, piccola digressione: la montagna come selvatichezza, la montagna come alba e tramonto, la montagna come vita e morte, la montagna come cadenza e ritmo.
Vi siete mai chiesti perche' i montanari sono " inesorabili?"
Perche' lo e' la natura.
 
Condivido tutto quanto, Sergio, e aggiungo soltanto che quel fare è consapevolezza.
Passa attraverso la capacità di esprimere la propria volontà, è questo che in Walden è rimarcato.
Ciò che è spontaneo è selvatico, in quanto "di propria sponte" vuol dire "per propria volontà.
Ci ritorno su.
 

robbybonsi

New member
Un'immensa ispirazione ha spinto Thoreau a regalarci un così puro libro di vita.
Un libro da percepire e sentire in particolar modo in questo tipo di società materialista e conformista, che annebbia sempre più le nostre menti, allontanandoci
sempre più dalla verità, dalla vera essenza delle cose.
Alla base delle nostre presunte fatiche, della nostra sofferenza e in particolar modo della profonda insoddisfazione vi è il denaro, per il quale si potrebbe far tutto senza ottenere niente. Cos'è il denaro? Produce il brivido della felicità?
Il denaro corrompe e uccide l'uomo, trasmettendo soltanto false credenze, schemi, pregiudizi, odio e una sempre più maggiore sete di potere, allontanandoci sempre più dal vivere le vere emozioni, quelle per cui sentirsi realmente soddisfatto e in un certo senso anche felice, poiché se mai si dovesse riflettere su ciò che ha caratterizzato la propria vita, sicuramente non vi sarebbe alcun tipo di bene materiale.

"Conosco certi giovanotti, miei concittadini, la cui sventura maggiore è avere ereditato poderi, case, granai, bestiame e strumenti da lavoro: giacché, di queste cose, infatti, È molto più facile entrare in possesso che liberarsi. E per loro sarebbe stato meglio essere venuti alla luce a ciel sereno, in un prato, e venire allattati da una lupa, poiché in tal caso avrebbero potuto vedere con occhi più limpidi quale campo erano chiamati a lavorare."

Spesso non si scorgono delle realtà di per se evidenti, o magari non si vuol più capire e osservare ciò che più importa nella propria vita, come conseguenza di ciò si sprofonda nella più terribile superficialità, indifferenza, distaccandosi gradualmente da tutto ciò, che potrebbe costituire la base della felicità.
Cercare di conoscere meglio se stessi, così da poter vagare nei meandri della nostra profondità per arrivare ad una più strenua consapevolezza di se stessi e di ciò che più conta nel corso della propria vita, applicando non totalmente la propria ragione, così da non perder di vita tutte quelle bellezze che ci circondano e per le quali vale la pena vivere.

"Andai nel mondo perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo, spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita."


Un libro in grado di liberare la nostra mente da ogni sorta di pregiudizio e schema, anche quelle più consolidati.
 
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