Jimenez, Juan Ramon - Notturno

Ti bacerò nell'ombra
senza che i nostri corpi
si sfiorino.
- Chiuderò le cortine
perchè neanche la nebbia
possa entrare -
E nella morte piena
di tutto esista solo,
nuovo mondo,
il mio bacio.


ho dimenticato il titolo, e non trovo più il libro...
 
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zaratia

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il titolo è "Notturno". il libro non so... mi piacerebbe leggerla in versione originale...
 

evelin

Charmed Member
Juan Ramón Jiménez premio Nobel per letteratura nel 1956...si mi pare che e' spagnolo, Questa poesia e' molto bella!
 

angel_eyes

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Nacque a Palos-de-Moguer (Huelva), nel 1881, in una famiglia di coltivatori ed esportatori di vini. Studiò presso i gesuiti del collegio di Puerto-de-Santa-María (Cadice) e all'Università di Sevilla
La sua infanzia fu legata a porte e finestre "quella vecchia casa di grandi balconi" dai quali Juan si affacciava a vedere il mondo, la vita. Il mondo reale gli sembrò ridotto a qualcosa di contemplato da una finestra, dalla distanza, da qualcosa di ciò con cui egli non comunica.
Nell'Andalusia, estremamente classista nella fine del XIX secolo, Juan Ramón doveva essere un bambino isolato, senza veri contatti con l'ambiente esterno: "Di quei dolci anni ricordo che giocava molto poco, ed era grande amico della solitudine". Tale insicurezza gli durò tutta la vita, e lo si può leggere in una lettera che gli scrisse la cugina María in cui disse che era "un bambino che sapeva ammalarsi al momento giusto per guadagnarsi coccole ed attenzioni".
La presenza del mare fu sempre un riferimento di luce e di bellezza: una meraviglia più contemplata che vissuta. È inevitabile vedere in tutto questo il germe di un futuro mondo poetico: il mondo di un solitario ed appassionato contemplatore. I sentimenti e le emozioni della sua infanzia, perdurarono e si ingigantirono fino a trasformarsi in ossessioni che modellarono la vita e l'opera di Jiménez.


La solitudine, a cui il poeta tanto frequentemente fa riferimento, determinò le tante occasioni indicate come amore per sé stesso, come la costante introspezione manifestata in quell'affanno nell'annotare in ogni momento la reazione emozionale del proprio spirito davanti alla bellezza contemplata.

Nell'età dell'adolescenza andò a Siviglia per studiare Diritto, benché si interessasse maggiormente alla poesia ed alla pittura. Iniziò qui il suo apprendistato in una bottega neoimpresionista sivigliana. La carriera pittorica, iniziata per imposizione paterna, rimase però circoscritta a questo tentativo ed a pochi altri successivi. Il fatto di appartenere ad una famiglia benestante e libera, permisero a Juan Ramón adolescente di non preoccuparsi di "coltivarsi" un futuro. La famiglia del poeta, colta, tradizionalista e conservatrice, non si oppose mai alla sua vocazione e lo incoraggiò nelle sue aspirazioni, tant'è che a Siviglia, dedicandosi alla lettura di Bécquer, abbandonò gli studi, contravvenendo la volontà di suo padre, per dedicarsi completamente alla poesia.

Nell'aprile del 1900 si trasferì a Madrid, dove visse un periodo di esaltato anarchismo. Questo viaggio si dovette in parte all'invito del poeta modernista Francisco Villaespesa, autore che conobbe i primi poemi di Juan Ramón e le sue traduzioni di Ibsen, ed insieme a lui condivise la passione per Rubén Darío. Jiménez pubblicò i suoi primi poemi su alcune riviste ed i suoi due primi libri: Nínfeas ed Almas de Violeta, titolo suggerito proprio da Rubén Darío. Tuttavia, resistette nella capitale solamente due mesi: "Mi sentii molto malato e dovetti ritornare a casa" raccontò.
Arrivata l'estate ritornò a Moguer, in parte per l'ossessione per gli studi di Diritto sospesi, in parte per la nevrosi depressiva che si trascinerà per tutta la vita. In quel periodo morì il padre; un fatto che lo segnò profondamente, sia nell'aspetto umano che in quello poetico: "... inondò la mia anima di preoccupazione ombrosa", scrisse. La paura della morte si trasformò, da quel momento, non solo nel tema poetico basilare, ma anche in un'ossessione mentale che gli procuròforti depressioni per molti anni della sua vita. A causa della sua depressione, che Juan Ramón invece negava parlando di embolia coronarica, venne internato, nella primavera del 1901, nel sanatorio di Lui Bouscat. Qui ebbe importanti contatti con la poesia francese - parnassiani e simbolisti - che già conosceva, e scrisse il sue libro Rimas che venne pubblicato a Madrid nel 1902.

In Francia ebbe diversi amori, che ispirarono in seguito alcune delle sue migliori poesie erotiche, amori che sono stati ampiamente documentati. Il carattere farfallone di Juan Ramón Jiménez durò fino al 1913 quando conobbe Zenobia Camprubí, e questi continui, intensi e frustrati amori rimarranno meravigliosamente specchiati in tutta la sua prima tappa poetica. Il suo sentirsi sempre malato - "questo cuore che non sorregge le mie gambe" -, non lo abbandonò mai. Ma fu proprio la malattia quella che gli permise di dedicarsi appieno a ciò che amava: "La mia vita è tutta poesia. Non sono un letterato, sono un poeta che ha realizzato il sogno della sua vita. Per me non esiste altro che la bellezza."
Alla fine del 1901, si trasferì volontariamente nella clinica neuropatica del Rosario, a Madrid, e vi rimase fino al 1903. Qui curandosi per la depressione, accrebbe le sue amicizie e la sua creazione letteraria. Visse anche in casa del dottore Simarro, gran amante della letteratura, che lo mise in contatto con la Institución Libre de Enseñanza. La pubblicazione di Rimas nel 1902 fu un importante passo nella sua carriera di scrittore e rappresentò la sua consacrazione nell'ambiente letterario madrileno. Il modernismo, di tendenza parnassiana, cedeva il passo al simbolismo. Arias tristes (1903) riaffermò la nascente fama del poeta.
Nel 1905 una nuova crisi lo fece ritornare a Moguer, dove iniziò a scrivere Platero y yo, insieme a poemi amorosi, ispirati in gran parte al simbolismo francese, tra cui El viaje definitivo. Il triennio 1905-1907 fu duro per il poeta: alla crisi psicologica depressiva si aggiunse la progressiva crisi economica della famiglia. Tornò a Madrid nel 1911, soprattutto per l'insistenza di Ramón Gómez nella cui rivista "Prometeo" continuavano ad essere pubblicati vari poemi di Jiménez, ma da questi lentamente si allontanò, attratto maggiormente dall'ambiente intellettuale della Residencia de Estudiantes, fino a che nel 1913 si stabilì nella Residencia diventandone uno di suoi principali animatori.

Come si è detto, nel 1913 conobbe Zenobia Camprubí di cui si innamorò profondamente. Ella lo respinse, ma Juan Ramón insistette raccontandole (bugie di tutti gli innamorati) che tutte le amate dei suoi poemi erano frutto della sua immaginazione. Nella stagione estiva finalmente, come in tanti altri momenti della sua vita, ottenne il suo proposito, poiché Zenobia lo accettò.
L'anno 1916 fudecisivo per la sua vita e la poesia: si recarono negli Stati Uniti per sposarsi e Juan Ramón gli promise il libro d'amore più bello che fosse mai stato scritto, proposito che mantenne solo parzialmente nel Diario de un poeta recién casado. Durante il viaggio però il poeta riscoprì la sua passione per il mare che divenne poi uno dei suoi più importanti simboli poetici, fino al punto che egli stesso cambiò posteriormente il titolo a questo libro con Diario de poeta y mar. Questa opera rappresenta la frontiera tra le due grandi tappe in cui normalmente divise la sua opera. Con lui si apre la porta della poesía pura e dell'intellettualizzazione della lirica che origina la difficoltà di essere capita da molti lettori, ed allo stesso tempo entrò in contatto con la poesia anglosassone, non invano sua moglie era la migliore traduttrice di Rabrindanãth Tagore, e divenne così un poeta riconosciuto ed apprezzato.

Al suo rientro a Madrid organizzò tutti i movimenti di rinnovazione poetica; diresse le riviste più curate della letteratura spagnola, ed incoraggiò coloro che, negli anni seguenti, furono i grandi poeti del '27 (Lorca, Alberti, Salinas, Guillén, Aleixandre, G. Diego, D. Alonso), influenzando la letteratura europea ed anche l'ermetismo italiano. Probabilmente il suo libro Eternidades (1918) è uno dei libri poetici più influente di questo secolo in lingua castigliana.
Ma il carattere del poeta generoso, benché non meno rancoroso; è descritto da Cernuda come un Dr. Jeckill e Mr. Hyde, l'omaggio a Góngora, a cui si rifiutò di partecipare, ed alcuni equivoci sulla collocazione di uno dei suoi poemi, rispetto ad una poesia di Unamuno, gli causaroni forti dissapori con un gruppo che, non senza ragione, considerava "suo". A seguito della sua famosa conversazione con José Bergamín, nella quale definì il gruppo dei poeti del '27 come "finocchietti da spiaggia", il disaccordo si aggravò. Altri dissapori, come il telegramma grottesco scritto da Luis Buñuel e Salvatore Dalí, enormemente crudele per un uomo tanto sensibile come Juan Ramón Jiménez: "Amichevolmente. ci congratuliamo per il tuo Platero y yo. È l'asino più asino di tutti gli asini che abbiamo conosciuto", portarono alla rottura definitiva con il gruppo.
La discussione sulla poesía pura (per lui come unica poesia possibile) ed i cambiamenti politici che portarono ad una "impurità" nella poesia, indussero i suoi antichi "discepoli" a scegliere, nel 1935, come nuovo maestro, Pablo Neruda affinché dirigesse la rivista "Cavallo verde per la poesia". Fu in quella rivista dove il gran poeta cileno pubblicò il suo Manifesto della poesia impura, in contrasto alla poesia pura sostenuta da Juan Ramón.

Tra 1918 e 1923 pubblicò Eternidades (1918), Piedra y cielo (1919), Poesía (1923) e Belleza (1923), oltre alla Segunda Antolojía (1898-1918), edita nel 1922. Da 1921 al 1927 pubblicò una serie di riviste nelle quali raccolse parte della sua opera in prosa e versi, oltre a fare conoscere quella di altri scrittori affini a lui. Dal 1925 al 1935 pubblicò i suoi Cuadernos, nei quali fece conoscere quasi tutto ciò che scrisse in quel periodo. In questi Cuadernos, oltre a poemi, include lettere, ritratti lirici di scrittori e ricordi letterari. Gli esseri umani, quasi inesistenti nei suoi poemi, sono osservati qui con una penetrazione a volte malintenzionata. Sono figure in cui disegna con abili parole al mito dell'arte e della cultura. In coincidendo con la pubblicazione dei suoi Cuadernos Juan Ramón Jiménez intensificò il suo atteggiamento sospettoso e solitario.

Con la guerra civile, gli scritti del poeta rimasero sempre all'altezza delle circostanze. Abbracciò la causa repubblicana, ed accolse nella sua casa i bambini orfani a cui destinò i suoi risparmi quando nel 1936 abbandonò la Spagna alla volta di Washington, come aggregato culturale presso l'Ambasciata di Spagna. La vittoria del generale Franco lo constrinse a rimanere definitivamente in America. Visitò diversi Paesi ed università, fu invitato a tenere alcune conferenze nell'Università di Miami, ed ottenne il riconoscimento di grande poeta. L'esilio influenzò chiaramente la sua opera, nonostante egli non fu mai un uomo politico, nel senso stretto della parola. È comprensibile che quell'esilio lo indusse ancor più a separarsi dalla realtà, a rinchiudersi nel suo mondo ideale, disinteressato ad una realtà che lo espelleva lontano dalla Spagna, con la sua bruttezza e la sua invivibile struttura sociale.

Visse in Porto Ricco, la sua quasi seconda patria; a L'Avana, in Florida, a Washington e, a partire da 1951, quando le forze cominciarono a mancargli ed il cuore a dargli problemi, si stabilì definitivamente in Porto Ricco.
In questi anni scrisse alcuni fra i suoi libri più caratteristici di questo suo ultimo periodo: La estación total (1946), Romances de Coral Gables (1948), Animal de fondo (1949), Dios deseado y deseante (1949) ed il lungo poema Espacio (1954).
Il 1956 fu per lui un anno con due importanti eventi: la concessione del premio Nobel per la Letteratura e la morte della moglie, fatto da cui il poeta non si rimise più, anche se l'importanza di Zenobia nella sua vita è quasi impossibile da quantificare, dato il carattere nevrotico e depressivo del poeta.
Morì in una desolazione totale, due anni dopo, nel 1958, a San-Juan-de-Puerto-Rico.
 

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Qualche altro esempio delle sue bellissime poesie:

Risveglio
Vorrei essere sempre per te, vita,
come il fiore, che durante la notte
dal sogno infinito di tesori
delle sue foglie chiuse,
dona, in un momento, aprendosi col giorno,
tutta l'essenza del suo sogno!

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Sì, stai davanti a me


Sì, stai davanti a me,
che mai dimentico di te,
pensando a te.

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Lascia colare il tuo bacio

Lascia colare il tuo bacio
come una fonte -
filo fresco nella tazza
del mio cuore!

Il mio cuore, poi, sognando,
ti restituirà, doppia, l'acqua del tuo bacio,
dal canale del sogno,
da sotto la vita.

E l'acqua del tuo bacio
- o nuova aurora della fonte!
sarà eterna,
perché il mio cuore sarà la sua sorgente

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Il tuo cuore e il mio


Il tuo cuore e il mio
sono due parti in fiore,
che unisce l'arcobaleno

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ma ce ne sono tantissime altre forse ancora più belle...io sono di parte perchè è il poeta che preferisco in assoluto.
 
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