Greene, Graham - Il fattore umano

jeanne

New member
Alle 18.35 di un giorno simile a tutti gli altri Maurice Castle sale sul treno che dall'ufficio lo riporta a casa. Alle 19.12 scende alla stazione di Berkhamsted e prende la bicicletta. Alle 19.30, come sempre, apre la porta di casa. E un improvviso senso di panico lo trafigge, instillandogli la lucida certezza di una tragedia imminente. Una nota falsa ha infranto la routine della sua vita, un particolare irrilevante: il whisky per l'aperitivo serale non è al posto consueto. Ma per Maurice Castle, funzionario dei servizi segreti britannici, quel dettaglio apparentemente insignificante può voler dire una sola cosa: qualcuno ha frugato nel suo appartamento. Qualcuno sta indagando su di lui. E Castle non può far altro che iniziare con il suo misterioso antagonista una partita a scacchi sottilmente crudele, spietata nella sua ambigua discrezione.

Veramente l'ho cominciato 2 giorni fa. Sono stata intrigata da questo libro perché è stato il libro con il quale hanno giocato domenica a "Per un pugno di libri". Sono arrivata alla pagina 71 e ho voglia di continuare, mi piace.
Ho trovato questo concetto sulla paternità espresso da Castle e molto lontano dal mio, sul quale riflettere, perché no?: "Voglio bene a Sam perché è figlio tuo. Perché non è mio figlio. Perché quando lo guardo, non sono costretto a vedere in lui niente di mio. Ci vedo soltanto qualcosa di te. Io non voglio continuare in eterno. Voglio che il gioco si fermi qui."
 
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Zefiro

da sudovest
l'uomo che tradiva

Commento di parte il mio, adoro Greene praticamente in tutta la sua produzione che trovo al contempo ironica, amara, profonda e capace di regalare al lettore prospettive davvero insolite ed affascinanti oltre ogni dire sui temi a lui cari: il dubbio, l'amore, la solitudine, e, sopratutto, il tradimento e la slealtà.

Greene di mestiere, a parte scrivere si intende, era un agente dei servizi segreti britannici ai tempi della guerra fredda, ambientazione questa che ricorre sovente nei suoi romanzi. Mentiva e faceva il doppio gioco per lavoro.

Era amico personale di Kilby, l'agente segreto ed altissimo funzionario britannico che fece per anni il doppio gioco per il KGB, (Greene fu invece sempre "fedele" alla sua patria) e che fu il caso più eclatante e spettacolare di tradimento di un dirigente dell'MI in quella tesissima epoca: l'amico che conosceva da sempre con cui lavorava tutti i giorni e con cui trascorreva il tempo libero era un traditore. Greene trasse ispirazione da questa circostanza per la stesura di questo bellissimo romanzo: una spy story assolutamente inusuale ed originale, completamente "altro" rispetto ai cliché del genere.

Quello per l'Inghilterra fu peraltro l'unico profilo di fedeltà di quest'uomo, che visse per mestiere e nel privato (gli si attribuiscono tra l'altro decine di relazioni extraconiugali) il tradimento e la slealtà come una sorta di abito naturale intuendone la natura quasi ontologica e strutturale ma tuttavia incapace di definire ultimamente l'uomo, nella consapevelozza certa, quasi urlata dal profondo dell'essere, che quel che ci definisce, non ostante tutto, è altro.

Come nel romanzo che viene ritenuto, e forse lo è, il suo capolavoro, "Il potere e la gloria", che ha per protagonista un prete peccatore, incapace di lealtà verso scelte in cui crede profondamente, anche ne "Il fattore umano" il tradimento in tutte le sue sfaccettature è protagonista, calato, declinato nel quotidiano vivere: l'amore per una donna, per un bimbo, la paternità; la vita insomma, di un uomo che tradisce.

Quello che io credo sia l'interrogativo ultimo della produzione del miglior Greene colpisce come un maglio in tutta la sua crudezza: a cosa, dunque, siamo fedeli davvero?

Colgo l'occasione per segnalare i miei preferiti in assoluto di questo autore: "Il nocciolo della questione" e "La fine dell'avventura".

Più che consigliato: 3,9/5.

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"Disse a se stesso che era un uomo libero, che non aveva più doveri né obblighi. Ma non si era mai sentito così solo come in quel momento"
(G. Greene, Il fattore umano)
 
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jeanne

New member
Grazie, Zefiro, per tutte queste informazioni interessanti che avevo già letto in parte nell'introduzione. Mi ha colpito molto il triste periodo passato da Greene da piccolo in colleggio. Per ora, mi sta piacendo molto lo stile, il suspense, la descrizione di questo mondo ormai scomparso dei tempi della guerra fredda, il dietro le quinte, l'amore per sua moglie.
Altre citazioni punti di riflessione:
- per me, un figlio tuo significherebbe avere qualcosa per cui vivere quando tu non ci sarai più
- provavi sempre un'eccessiva gratitudine per la minima gentilezza. dipendeva dal senso di insicurezza, ma perché dovessi essere un bambino insicuro, con genitori come noi, non riesco proprio a capirlo (beh, questo ha una connotazione personale per me)
- i pregiudizi hanno qualcosa in comune con gli ideali: Muller era un uomo privo di pregiudizi e privo di ideali
- i nostri nemici peggiori non sono gli ignoranti e semplici, per quanto crudeli possano essere, ma gli intelligenti e corrotti


Mi diverto molto con Buller!!!

Mi piace molto l'autunno e quindi la descrizione del paesaggio durante il pic-nic con Davis. mi sembra di esserci, di provare freddo, di vedere i colori che mi circondano nel bosco.
 

Zefiro

da sudovest
(...)
Mi piace molto l'autunno e quindi la descrizione del paesaggio durante il pic-nic con Davis. mi sembra di esserci, di provare freddo, di vedere i colori che mi circondano nel bosco.

Vero. In generale, la capacità di resa dei paesaggi e dei colori autunnali, scelta dell'autore non causuale a mio parere come contrappunto a sottolineare il mood riflessivo del protagonista, in questo libro trovo sia oltre che molto efficacie, anche molto toccante.
 

jeanne

New member
Sì, hai proprio ragione per l'autunno! Dimmi, ho finito il libro. Finale proprio aperto, vero? Ma cosa dici, poi riusciranno a ritrovarsi tutti e tre?
 
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