P
~ Patrizia ~
Guest
In seguito a mie riflessioni personali più o meno allucinate, apro questo topic dedicato all'impudicizia delle parole e al suo confronto con altre forme espressive e artistiche.
Spero di non annoiarvi perché il mio prologo a questa discussione potrebbe essere interminabile...e alla fine del tormento mi auguro che vi restino energie e volontà magnanima per parteciparvi e renderlo più interessante.
Io sono una persona che ormai non si scandalizza e non si stupisce facilmente, neanche di fronte alla pornografia.
Resto però ancora, e molto, sensibile alla forza invereconda e rivelatrice delle parole.
Una parola per me può essere più pornografica di un atto sessuale in pubblico.
Questa mia idea ha trovato parziale conferma anche durante la lettura de “La recita di Bolzano”: “Francesca si vergognava di affidare i suoi sentimenti alle lettere dell'alfabeto - ed è vero che voialtri scrittori siete degli esseri incredibilmente spudorati quando, senza la minima esitazione, e talvolta senza neanche aver riflettuto, vergate le parole sulla carta: le parole, che rappresentano la sostanza più intima e recondita degli esseri umani. Un bacio è sempre virtuoso; una parola che descrive un bacio è sempre impudica.”
Márai si riferiva alla sola parola scritta, mentre io non mi sento di disconoscere il potere della parola in assoluto, che sia anche orale e peritura.
Il verbo resta il mezzo più diretto e esplicito di comunicazione di pensiero e sentimenti fra esseri umani.
E non è il vocabolo sconcio, l'asterisco, il colore che lo rendono pornografico, no, è il suo significato.
Esempi:
- Per tradire un'unione coniugale non è indispensabile l'atto fisico, bastano i pensieri e le parole. E Grossman in “Che tu sia per me il coltello” ne dà dimostrazione magistrale.
“...Vorrei essere chiunque il tuo sguardo vede in me. Sì, se solo non avrai paura di vedere - forse sarò.”
“Una bocca spalancata o un buco nel tronco di un albero? Difficile decidere. Ma mi sono sentito pieno di gioia perché finalmente non c'erano parole!”
- E noi, sul forum, non ci sveliamo scrivendo schegge di noi stessi?
Siamo degli esibizionisti o cerchiamo solo di comunicare senza inibizioni?
Nulla al confronto ci può turbare.
Tanti anni fa lessi “Emmanuelle” e non mi scandalizzò affatto.
Mi ha invece disgustata fortemente “Le 120 giornate di Sodoma” che non ho mai completato. L'ho acquistato recentemente, in seguito al condizionamento della parte di critica salvifica che lo definisce “un trattato di indubbio valore scientifico nonché la risposta satirica a Rousseau e alla bontà umana posta alla base dell'Illuminismo”. In realtà mi sembra più una silloge del libertinaggio violento e della perversione ripugnante.
“È il momento, amico lettore, in cui devi predisporre il tuo cuore e il tuo spirito al racconto più impuro che mai sia stato fatto da che il mondo è il mondo, non reperendosi un libro simile né presso gli antichi né presso i moderni. »
E limitatamente alle mie scarsissime conoscenze nel merito è vero.
(continua...)
Spero di non annoiarvi perché il mio prologo a questa discussione potrebbe essere interminabile...e alla fine del tormento mi auguro che vi restino energie e volontà magnanima per parteciparvi e renderlo più interessante.
Io sono una persona che ormai non si scandalizza e non si stupisce facilmente, neanche di fronte alla pornografia.
Resto però ancora, e molto, sensibile alla forza invereconda e rivelatrice delle parole.
Una parola per me può essere più pornografica di un atto sessuale in pubblico.
Questa mia idea ha trovato parziale conferma anche durante la lettura de “La recita di Bolzano”: “Francesca si vergognava di affidare i suoi sentimenti alle lettere dell'alfabeto - ed è vero che voialtri scrittori siete degli esseri incredibilmente spudorati quando, senza la minima esitazione, e talvolta senza neanche aver riflettuto, vergate le parole sulla carta: le parole, che rappresentano la sostanza più intima e recondita degli esseri umani. Un bacio è sempre virtuoso; una parola che descrive un bacio è sempre impudica.”
Márai si riferiva alla sola parola scritta, mentre io non mi sento di disconoscere il potere della parola in assoluto, che sia anche orale e peritura.
Il verbo resta il mezzo più diretto e esplicito di comunicazione di pensiero e sentimenti fra esseri umani.
E non è il vocabolo sconcio, l'asterisco, il colore che lo rendono pornografico, no, è il suo significato.
Esempi:
- Per tradire un'unione coniugale non è indispensabile l'atto fisico, bastano i pensieri e le parole. E Grossman in “Che tu sia per me il coltello” ne dà dimostrazione magistrale.
“...Vorrei essere chiunque il tuo sguardo vede in me. Sì, se solo non avrai paura di vedere - forse sarò.”
“Una bocca spalancata o un buco nel tronco di un albero? Difficile decidere. Ma mi sono sentito pieno di gioia perché finalmente non c'erano parole!”
- E noi, sul forum, non ci sveliamo scrivendo schegge di noi stessi?
Siamo degli esibizionisti o cerchiamo solo di comunicare senza inibizioni?
Nulla al confronto ci può turbare.
Tanti anni fa lessi “Emmanuelle” e non mi scandalizzò affatto.
Mi ha invece disgustata fortemente “Le 120 giornate di Sodoma” che non ho mai completato. L'ho acquistato recentemente, in seguito al condizionamento della parte di critica salvifica che lo definisce “un trattato di indubbio valore scientifico nonché la risposta satirica a Rousseau e alla bontà umana posta alla base dell'Illuminismo”. In realtà mi sembra più una silloge del libertinaggio violento e della perversione ripugnante.
“È il momento, amico lettore, in cui devi predisporre il tuo cuore e il tuo spirito al racconto più impuro che mai sia stato fatto da che il mondo è il mondo, non reperendosi un libro simile né presso gli antichi né presso i moderni. »
E limitatamente alle mie scarsissime conoscenze nel merito è vero.
(continua...)
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