Il Mondo del Lavoro nei libri

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Nella discussione su Anna Karenina leggo che qualcuno trova noiose le parti relative al lavoro nei campi o del lavoro di Levin.
Nella discussione su I pilatri della terra, qualcuno trova noiosa gli aspetti legati alla costruzione della cattedrale.
Pure su Moby Dick, qualcuno trova noiosa la parte relativa allo scuoiamento delle balene o della pesca.
Io non sono d'accordo per due motivi:
A. Personale: tolte le ore di sonno, più del 50% della mia vita è lavoro; il lavoro mi da(rebbe) anche delle belle soddisfazioni, equilibrio e un minimo di sicurezza: non è poco.
B. Letterario: in alcuni romanzi, è proprio nella descrizione del lavoro dei personaggi che meglio si vede la loro psicologia. Faccio qualche esempio:
1. in Anna Karenina i personaggi sono una manica di rammolliti pieni di balle che s'intossicano la vita da soli; l'unico che riesce a creare un intorno di equilibrio e amore è Levin, che guarda caso, è l'unico che lavora.
2. in Guerra e Pace, dopo 1500 pagine di distruzione della Russia ad opera di militari e nobili incapaci, i personaggi trovano la felicità in un microcosmo dove ognuno lavora.
<< Vabbe! Perchè ti piace Tolstoj >> dirà qualcuno! Aspettate!
3. Anime morte è una sarabanda di pazzi furiosi fino a quando il protagonista incontra un fattore che investe nella sua azienda e lavora con i suoi contadini e... finalmente arriva un po' di equilibrio.
4. In Se questo è un uomo, Primo Levi ci racconta che si salva anche grazie al suo lavoro.
5. Infine, in La chiave a stella di Primo Levi, l'autore dice (entusiasmandomi) che i lettori farebbero bene ad abituarsi a leggere di cuscinetti, ingranaggi e solventi poichè la vita è fatta più di queste cose che non di galeoni, pappafichi, giardinetti e ponti di comando.
Io non dico di trasformare la letteratura in manuali di cuscinetti o vademecum di agricoltura... ma escludere sempre il lavoro dai romanzi mi sembra errato, anche perchè ci sono splendidi accostamenti.
A voi, il mondo del lavoro nei libri, piace o annoia?
Se annoia, perchè?
Saluti
 

Dallolio

New member
Sono in gran parte d'accordo con te. Un'analisi del lavoro è portata innanzi da Paolo Volponi, che di fatto ha analizzato questo aspetto in modo minuzioso, arrivando a dipingere questo contesto in modo surreale. Il suo romanzo migliore è Memoriale, dove si analizza il rapporto tra il folle Albino Saluggia e la fabbrica, e La macchina mondiale, dove il folle e alienato si fa profeta e lucido annunciatore di un novus ordo che stravolga le normali consuetudini umane (romanzo piuttosto inquietante)
 

SALLY

New member
Sono d'accordo con te,la vita è fatta in gran parte di lavoro,almeno metà dei nostri rapporti con gli altri avviene nel contesto del lavoro,a me personalmente non annoiano queste parti dei romanzi,anzi,ricordo "La guglia" di William Golding,la cui trama girava intorno alla costruzione della guglia della cattedrale,un pò come "I pilastri della terra",per non parlare poi di "Germinale",improntato principalmente sul lavoro in miniera,John Steinbeck si sofferma molto sul duro lavoro dei campi,lo descrive così bene...che un lettore si sente quasi stanco...:mrgreen::wink:.
 

jeanne

New member
Nella discussione su Anna Karenina leggo che qualcuno trova noiose le parti relative al lavoro nei campi o del lavoro di Levin.
Nella discussione su I pilatri della terra, qualcuno trova noiosa gli aspetti legati alla costruzione della cattedrale.
Pure su Moby Dick, qualcuno trova noiosa la parte relativa allo scuoiamento delle balene o della pesca.
Io non sono d'accordo per due motivi:
A. Personale: tolte le ore di sonno, più del 50% della mia vita è lavoro; il lavoro mi da(rebbe) anche delle belle soddisfazioni, equilibrio e un minimo di sicurezza: non è poco.
B. Letterario: in alcuni romanzi, è proprio nella descrizione del lavoro dei personaggi che meglio si vede la loro psicologia. Faccio qualche esempio:
1. in Anna Karenina i personaggi sono una manica di rammolliti pieni di balle che s'intossicano la vita da soli; l'unico che riesce a creare un intorno di equilibrio e amore è Levin, che guarda caso, è l'unico che lavora.
2. in Guerra e Pace, dopo 1500 pagine di distruzione della Russia ad opera di militari e nobili incapaci, i personaggi trovano la felicità in un microcosmo dove ognuno lavora.
<< Vabbe! Perchè ti piace Tolstoj >> dirà qualcuno! Aspettate!
3. Anime morte è una sarabanda di pazzi furiosi fino a quando il protagonista incontra un fattore che investe nella sua azienda e lavora con i suoi contadini e... finalmente arriva un po' di equilibrio.
4. In Se questo è un uomo, Primo Levi ci racconta che si salva anche grazie al suo lavoro.
5. Infine, in La chiave a stella di Primo Levi, l'autore dice (entusiasmandomi) che i lettori farebbero bene ad abituarsi a leggere di cuscinetti, ingranaggi e solventi poichè la vita è fatta più di queste cose che non di galeoni, pappafichi, giardinetti e ponti di comando.
Io non dico di trasformare la letteratura in manuali di cuscinetti o vademecum di agricoltura... ma escludere sempre il lavoro dai romanzi mi sembra errato, anche perchè ci sono splendidi accostamenti.
A voi, il mondo del lavoro nei libri, piace o annoia?
Se annoia, perchè?
Saluti
Ho trovato molto interessante questo post e assolutamente giusta la tua analisi. Grazie!
 

Spilla

Well-known member
Orazio
La vita nulla ha mai dato ai mortali senza grande fatica.:MM :wink:

In più è vero che nella fatica l'uomo si svela a se stesso e agli altri.
Stra-quoto Carcarlo: se ben scritte (beh, vogliamo discutere su Tolstoj?) le parti in cui i personaggi sono immersi nel loro lavoro sono tra le più belle.
Tra l'altro, "I pilastri della terra" senza la costruzione della cattedrale perderebbe il 60% della sua originalità...
 

Mizar

Alfaheimr
re il lavoro dai romanzi mi sembra errato, anche perchè ci sono splendidi accostamenti.
A voi, il mondo del lavoro nei libri, piace o annoia?
Se annoia, perchè?
Saluti
E' indifferente, non rileva. La letteratura può e deve poter parlare di tutto. Un libro che parli di "lavoro" può essere splendido o inguardabile.
Se il tema del lavoro si riconduce ad una seria riflessione sul senso dell'esistere ..che ben venga (Kafka, Mann etc.)
Ma se il tema è utilizzato per inani piagnistei..
 
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