FrancoBarbagallo
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Franco Barbagallo: Il Proiettile di Cristallo, c’era una volta nelle isole Eolie.
Ciao a tutti, sono il novello scrittore esordiente, avventizio, in prova, di turno. Mi chiamo Franco Barbagallo, sono nato a Milano ma il mio nome “tipicamente scandinavo” tradisce le mie origini siciliane. Dall’età di 15 anni vivo in Sicilia tornando a Milano spesso per il mio lavoro. Nella vita sono un fotografo e giornalista professionista che opera dal 1983 unicamente nel settore del reportage geografico, di natura, viaggi e outdoor e quasi tutte le riviste con le quali lavoro stanno a Milano. (volete vedere le mie foto e i miei articoli? www.francobarbagallo.it ).
Leggo molto sin da bambino, sono cresciuto letteralmente a” pane e Salgari” e ciò ha certamente influito nel mio spasmodico cercare di realizzare il mio sogno di diventare un vero viaggiatore, di girare il mondo, di svolgere una vita se non proprio “avventurosa” (ma la mia spesso lo è), certamente fuori dal normale. Fino ai 14 anni ero certo di voler fare l’ufficiale della Marina ma, vista poi la mia autosincrasia per la matematica e anche le raccomandazioni indispensabili per essere presi in accademia, non ci ho nemmeno provato. Grazie a uno spirito indomito, tanta volontà, un po’ di talento, predisposizione e enormi sacrifici, provenendo da una famiglia molto modesta, sono riuscito “miracolosamente” da autodidatta a intraprendere con successo la “mitica” professione del fotografo giramondo (quest’anno sono addirittura entrato nella finale del Travel photographer of the year: 35 su 3.500). Da quasi trent’anni vivo con la valigia in mano. Se andate nel mio sito nella sezione “LOCATIONS” c’è un mappamondo dove sono segnati con un puntino tutti i luoghi dove ho scattato delle fotografie (non è aggiornato da 2 anni ma dà un’ idea di quanto conosca il mondo). Nel mio lavoro ho cominciato presto e sempre più spesso, a scrivere gli articoli dei miei reportage, iniziando ad amare sempre più la scrittura fino a decidere di cimentarmi, addirittura, nello scrivere un romanzo. L’ho scritto fra sale d’aspetto di aeroporti e camere d’albergo, poltrone di aereo e tavoli di ristoranti, nelle mie sedentarie vacanze e nei pochi momenti liberi dal lavoro. Mai quando e come dovrebbe lavorare un vero scrittore: la mattina presto, la notte, con della musica d’atmosfera di sottofondo, magari seduto a una bella scrivania in una comoda poltrona di fronte a una finestra che si affaccia su un bel panorama o, mio sogno, posta sotto il portico di una log cabin (le case di tronchi d’albero) nelle montagne rocciose o di una baita alpina. Chissà se un giorno avrò mai queste possibilità, magari scriverei meglio e inventerei storie più interessanti? Mah, difficile che questo sogno si realizzi. Con questa crisi economica e la crisi dell’editoria periodica è già tanto riuscire a sopravvivere, altro che baita. Comunque, di riffe o di raffe, sono riuscito finalmente a finirlo questo mio benedetto primo romanzo (iniziato a scrivere due anni prima dell’ultima correzione ma se sommo le ore utilizzate ci avrò impiegato non più di 4 o 5 settimane di lavoro a tempo pieno). Con mia profonda sorpresa, la prima casa editrice a cui l’ho presentato, molto piccola, ha deciso di pubblicarlo subito nella sua collana di libri gialli, facendomi fretta per stamparlo in tempo per la fiera di Torino. Così a maggio ho presentato nello stand della A & B, la mia casa editrice, il mio primo romanzo giallo, storico, semiserio: “Il Proiettile di Cristallo”. Il sottotitolo è: c’era una volta nelle isole Eolie.
Come autore ho usato lo pseudonimo di Bruno Gallo (che è anche il protagonista del libro) ed il perché lo si comprende leggendo la storia. Gallo è un fotografo di Airone (ho lavorato per più di 20 anni per quella stupenda rivista, ahimè, ormai morta) che va nelle isole Eolie per realizzare un servizio sulla storia e l’archeologia delle isole. Incontra un’archeologa subacquea americana giunta anche lei nelle isole per lavoro e, nel contempo, muore il Sovraintendente del museo di Lipari. I carabinieri non capiscono se sia deceduto per un incidente, un suicidio o un assassinio perché, oggettivamente, la scena del decesso è davvero atipica e non permette di delineare un quadro certo di quello che è potuto accadere. Fotografo, archeologa e un gruppo di coloriti personaggi locali vengono coinvolti, e si auto coinvolgono, nella faccenda che riserverà diversi colpi di scena.
Ho usato un mio modo, penso abbastanza personale, di dipanare la storia attraverso l’organizzazione dei suoi capitoli. Inizialmente alterno un capitolo ambientato ai nostri giorni con un capitolo che si svolge nelle varie epoche della straordinaria e unica storia delle isole (alto neolitico, periodo greco, medievale, rinascimentale). Da ognuna di queste epoche emergono dei reperti archeologici che si ritrovano poi nei capitoli odierni. Il prologo si svolge nel basso neolitico, descrivendo l’arrivo del primo uomo che ha messo piede per la prima volta nelle isole Eolie (come nello sbarco sulla luna, in ogni angolo della Terra c’è sempre stato un “primo uomo” a lasciare la sua “prima orma”). L’epilogo si svolge, invece, nel futuro.
Mi sono divertito molto a far parlare i miei personaggi. Ho la pretesa di affermare che dopo un po’ basta leggere i dialoghi e si comprende quale personaggio stia parlando. Solo uno di loro esiste davvero, lo chiamano Zazzà e fa la guida vulcanologica a Stromboli e nella storia mi fa da assistente, sherpa, guida, confidente e amico. Gli altri sono inventati di sana pianta ma per certe caratteristiche fisiche o di linguaggio o di modo di fare si rifanno comunque a tipi che ho conosciuto o che esistono davvero nell’oleografia etno-antropologica siciliana. Loro tramite ho voluto anche prendere un po’ in giro i siciliani che hanno tanti pregi ma anche tanti difetti. Io vivo in Sicilia per buona parte del tempo durante il quale non viaggio per lavoro, ho rapporti di lavoro prevalentemente con il nord, ho passato per trent’anni almeno sei mesi all’anno in paesi esteri e quindi mi sento abbastanza cosmopolita ma non posso non amare la Sicilia e la sua gente e sentirmi legato a loro. Ciò non mi esime dal vedere e denunciare, molto chiaramente e in ogni occasione, le tante cose che non vanno in Sicilia e che, in buona parte, dipendono soprattutto da noi siciliani (con tutte le attenuanti che si vogliono, se andiamo al nocciolo dei problemi la verità è questa).
Un lettore mi ha scritto che la cosa che lo ha colpito e sorpreso di più nel mio libro, considerandosi un avido lettore di gialli, è stato il fatto che la natura gialla della storia, seppur atipica, interessante, con colpi di scena e un finale incisivo, non assurgeva a protagonista assoluta ma si faceva accompagnare, a pari livello di interesse e dignità, dalle vicende storiche ricostruite, dai personaggi del passato e soprattutto attuali protagonisti dei diversi capitoli, dallo scoprire nel profondo le isole, dal ridere per le situazioni in cui si ritrovano certi personaggi. Mi ha fatto molto piacere perché il mio intento era proprio questo, scrivere una storia complessa, ricca di spunti, ironica, irriverente, atipica, per un libro che risultasse … “nonsologiallo”.
Se mai qualcuno di voi leggesse il mio libro, sarei felice di sentire i vostri commenti. Anche perché avrei già in mente il secondo volume e vorrei sapere se magari faccio meglio a … lasciare perdere. I protagonisti saranno gli stessi ma in un ambiente totalmente diverso - il Wyoming - con storie e personaggi completamente nuovi ma ancora con episodi e capitoli sempre fra passato e presente. Perché il Wyoming? Perché lo conosco benissimo avendolo girato in lungo e in largo soprattutto in sella a quarter horse, perché a cavallo posso considerarmi un vero cow boy e in quello stato ce ne sono davvero ancora tanti e autentici, poi perché, da bambino, ovviamente sono cresciuto anche a … pane e Tex Willer!
Vi accludo una recensione apparsa mesi fa su una delle riviste con le quali collaboro. Beh, visto che mi conoscono da tanti anni magari hanno un po’ ecceduto nei giudizi positivi ma se il libro fosse stato scritto “con i piedi” non lo avrebbero nemmeno recensito.
Opera prima del fotoreporter Franco Barbagallo, Il proiettile di cristallo è un giallo “storico semiserio”, come lo definisce il suo autore, ambientato nell’arcipelago delle Eolie.
Un’archeologa americana e un fotografo italiano arrivano contemporaneamente a Lipari per lavoro e si trovano coinvolti nell’indagine su una morte misteriosa dalla dinamica oscura.
La particolarità della narrazione è che la trama è inframmezzata da capitoli ambientati in epoche passate che narrano la “storia” eoliana, dalla preistoria ai nostri giorni, in cui si ritrovano episodi e personaggi che tessono il fil rouge dell’intera vicenda e sono funzionali all’omaggio alle Isole che resta uno degli intenti dell’autore. La vicenda dunque si snoda tra flashback e dimensione presente e accompagna il lettore nella ricostruzione di un puzzle dai frammenti dispersi e apparentemente lontani, in un gioco sapiente di incastro in cui niente va perso, ma ogni elemento trova una precisa collocazione nello sbrogliarsi della matassa.
Un “giallo” vero, con la giusta dose di suspense e di mistero, con l’eroe (anzi “gli eroi”) e l’eroina, e con il giusto colpo di scena finale che improvvisamente, ma tempestivamente, dà il colpetto necessario al primo della fila di tesserine che, cadendo in un effetto “domino”, ricompongano l’immagine della soluzione finale sotto gli occhi stupefatti del lettore.
Una serie di personaggi locali, dai tratti molto tipizzati, fa da sfondo e da coro a una vicenda dal colore tutto siculo, dotando il romanzo di una buona dose di ironia e leggerezza.
La scrittura è scorrevole e sembra procedere per fotogrammi ricordando una sceneggiatura cinematografica: i “quadri” sono descritti da un occhio abituato a cogliere i particolari non perdendo di vista la visione d’insieme, risultando di un’evocativa intensità.
Ma lo sguardo del fotografo non perde di vista le profondità dell’animo umano: i personaggi sono tratteggiati efficacemente financo nel registro linguistico che risulta sempre riconoscibile all’interno di dialoghi credibili e vivaci, caratterizzati da passaggi godibilmente comici. L’amicizia senza barriere sociali, ma anche il tradimento e l’ambiguità, l’amore a cui bastano poche parole, ma anche rapporti morbosi, il gusto per la vita nella sua pienezza, ma anche l’avidità e l’assenza di scrupoli, lo stupore sempre rinnovato di fronte agli spettacoli della natura più rigogliosa sono solo alcuni degli spunti che questo romanzo offre al lettore.
Per fare un viaggio tra i suoni, i colori e i profumi delle terre eoliane rimanendo seduti e per organizzarne uno appena si finisce di leggere.
Il mio libro:
Autore. Bruno Gallo (alias Franco Barbagallo)
Titolo: Il Proiettile di Cristallo, c’era una volta nelle isole Eolie.
Edito da : A & B
Distribuito da: Dehoniana
Pagine 202
€ 18
Ciao a tutti, sono il novello scrittore esordiente, avventizio, in prova, di turno. Mi chiamo Franco Barbagallo, sono nato a Milano ma il mio nome “tipicamente scandinavo” tradisce le mie origini siciliane. Dall’età di 15 anni vivo in Sicilia tornando a Milano spesso per il mio lavoro. Nella vita sono un fotografo e giornalista professionista che opera dal 1983 unicamente nel settore del reportage geografico, di natura, viaggi e outdoor e quasi tutte le riviste con le quali lavoro stanno a Milano. (volete vedere le mie foto e i miei articoli? www.francobarbagallo.it ).
Leggo molto sin da bambino, sono cresciuto letteralmente a” pane e Salgari” e ciò ha certamente influito nel mio spasmodico cercare di realizzare il mio sogno di diventare un vero viaggiatore, di girare il mondo, di svolgere una vita se non proprio “avventurosa” (ma la mia spesso lo è), certamente fuori dal normale. Fino ai 14 anni ero certo di voler fare l’ufficiale della Marina ma, vista poi la mia autosincrasia per la matematica e anche le raccomandazioni indispensabili per essere presi in accademia, non ci ho nemmeno provato. Grazie a uno spirito indomito, tanta volontà, un po’ di talento, predisposizione e enormi sacrifici, provenendo da una famiglia molto modesta, sono riuscito “miracolosamente” da autodidatta a intraprendere con successo la “mitica” professione del fotografo giramondo (quest’anno sono addirittura entrato nella finale del Travel photographer of the year: 35 su 3.500). Da quasi trent’anni vivo con la valigia in mano. Se andate nel mio sito nella sezione “LOCATIONS” c’è un mappamondo dove sono segnati con un puntino tutti i luoghi dove ho scattato delle fotografie (non è aggiornato da 2 anni ma dà un’ idea di quanto conosca il mondo). Nel mio lavoro ho cominciato presto e sempre più spesso, a scrivere gli articoli dei miei reportage, iniziando ad amare sempre più la scrittura fino a decidere di cimentarmi, addirittura, nello scrivere un romanzo. L’ho scritto fra sale d’aspetto di aeroporti e camere d’albergo, poltrone di aereo e tavoli di ristoranti, nelle mie sedentarie vacanze e nei pochi momenti liberi dal lavoro. Mai quando e come dovrebbe lavorare un vero scrittore: la mattina presto, la notte, con della musica d’atmosfera di sottofondo, magari seduto a una bella scrivania in una comoda poltrona di fronte a una finestra che si affaccia su un bel panorama o, mio sogno, posta sotto il portico di una log cabin (le case di tronchi d’albero) nelle montagne rocciose o di una baita alpina. Chissà se un giorno avrò mai queste possibilità, magari scriverei meglio e inventerei storie più interessanti? Mah, difficile che questo sogno si realizzi. Con questa crisi economica e la crisi dell’editoria periodica è già tanto riuscire a sopravvivere, altro che baita. Comunque, di riffe o di raffe, sono riuscito finalmente a finirlo questo mio benedetto primo romanzo (iniziato a scrivere due anni prima dell’ultima correzione ma se sommo le ore utilizzate ci avrò impiegato non più di 4 o 5 settimane di lavoro a tempo pieno). Con mia profonda sorpresa, la prima casa editrice a cui l’ho presentato, molto piccola, ha deciso di pubblicarlo subito nella sua collana di libri gialli, facendomi fretta per stamparlo in tempo per la fiera di Torino. Così a maggio ho presentato nello stand della A & B, la mia casa editrice, il mio primo romanzo giallo, storico, semiserio: “Il Proiettile di Cristallo”. Il sottotitolo è: c’era una volta nelle isole Eolie.
Come autore ho usato lo pseudonimo di Bruno Gallo (che è anche il protagonista del libro) ed il perché lo si comprende leggendo la storia. Gallo è un fotografo di Airone (ho lavorato per più di 20 anni per quella stupenda rivista, ahimè, ormai morta) che va nelle isole Eolie per realizzare un servizio sulla storia e l’archeologia delle isole. Incontra un’archeologa subacquea americana giunta anche lei nelle isole per lavoro e, nel contempo, muore il Sovraintendente del museo di Lipari. I carabinieri non capiscono se sia deceduto per un incidente, un suicidio o un assassinio perché, oggettivamente, la scena del decesso è davvero atipica e non permette di delineare un quadro certo di quello che è potuto accadere. Fotografo, archeologa e un gruppo di coloriti personaggi locali vengono coinvolti, e si auto coinvolgono, nella faccenda che riserverà diversi colpi di scena.
Ho usato un mio modo, penso abbastanza personale, di dipanare la storia attraverso l’organizzazione dei suoi capitoli. Inizialmente alterno un capitolo ambientato ai nostri giorni con un capitolo che si svolge nelle varie epoche della straordinaria e unica storia delle isole (alto neolitico, periodo greco, medievale, rinascimentale). Da ognuna di queste epoche emergono dei reperti archeologici che si ritrovano poi nei capitoli odierni. Il prologo si svolge nel basso neolitico, descrivendo l’arrivo del primo uomo che ha messo piede per la prima volta nelle isole Eolie (come nello sbarco sulla luna, in ogni angolo della Terra c’è sempre stato un “primo uomo” a lasciare la sua “prima orma”). L’epilogo si svolge, invece, nel futuro.
Mi sono divertito molto a far parlare i miei personaggi. Ho la pretesa di affermare che dopo un po’ basta leggere i dialoghi e si comprende quale personaggio stia parlando. Solo uno di loro esiste davvero, lo chiamano Zazzà e fa la guida vulcanologica a Stromboli e nella storia mi fa da assistente, sherpa, guida, confidente e amico. Gli altri sono inventati di sana pianta ma per certe caratteristiche fisiche o di linguaggio o di modo di fare si rifanno comunque a tipi che ho conosciuto o che esistono davvero nell’oleografia etno-antropologica siciliana. Loro tramite ho voluto anche prendere un po’ in giro i siciliani che hanno tanti pregi ma anche tanti difetti. Io vivo in Sicilia per buona parte del tempo durante il quale non viaggio per lavoro, ho rapporti di lavoro prevalentemente con il nord, ho passato per trent’anni almeno sei mesi all’anno in paesi esteri e quindi mi sento abbastanza cosmopolita ma non posso non amare la Sicilia e la sua gente e sentirmi legato a loro. Ciò non mi esime dal vedere e denunciare, molto chiaramente e in ogni occasione, le tante cose che non vanno in Sicilia e che, in buona parte, dipendono soprattutto da noi siciliani (con tutte le attenuanti che si vogliono, se andiamo al nocciolo dei problemi la verità è questa).
Un lettore mi ha scritto che la cosa che lo ha colpito e sorpreso di più nel mio libro, considerandosi un avido lettore di gialli, è stato il fatto che la natura gialla della storia, seppur atipica, interessante, con colpi di scena e un finale incisivo, non assurgeva a protagonista assoluta ma si faceva accompagnare, a pari livello di interesse e dignità, dalle vicende storiche ricostruite, dai personaggi del passato e soprattutto attuali protagonisti dei diversi capitoli, dallo scoprire nel profondo le isole, dal ridere per le situazioni in cui si ritrovano certi personaggi. Mi ha fatto molto piacere perché il mio intento era proprio questo, scrivere una storia complessa, ricca di spunti, ironica, irriverente, atipica, per un libro che risultasse … “nonsologiallo”.
Se mai qualcuno di voi leggesse il mio libro, sarei felice di sentire i vostri commenti. Anche perché avrei già in mente il secondo volume e vorrei sapere se magari faccio meglio a … lasciare perdere. I protagonisti saranno gli stessi ma in un ambiente totalmente diverso - il Wyoming - con storie e personaggi completamente nuovi ma ancora con episodi e capitoli sempre fra passato e presente. Perché il Wyoming? Perché lo conosco benissimo avendolo girato in lungo e in largo soprattutto in sella a quarter horse, perché a cavallo posso considerarmi un vero cow boy e in quello stato ce ne sono davvero ancora tanti e autentici, poi perché, da bambino, ovviamente sono cresciuto anche a … pane e Tex Willer!
Vi accludo una recensione apparsa mesi fa su una delle riviste con le quali collaboro. Beh, visto che mi conoscono da tanti anni magari hanno un po’ ecceduto nei giudizi positivi ma se il libro fosse stato scritto “con i piedi” non lo avrebbero nemmeno recensito.
Opera prima del fotoreporter Franco Barbagallo, Il proiettile di cristallo è un giallo “storico semiserio”, come lo definisce il suo autore, ambientato nell’arcipelago delle Eolie.
Un’archeologa americana e un fotografo italiano arrivano contemporaneamente a Lipari per lavoro e si trovano coinvolti nell’indagine su una morte misteriosa dalla dinamica oscura.
La particolarità della narrazione è che la trama è inframmezzata da capitoli ambientati in epoche passate che narrano la “storia” eoliana, dalla preistoria ai nostri giorni, in cui si ritrovano episodi e personaggi che tessono il fil rouge dell’intera vicenda e sono funzionali all’omaggio alle Isole che resta uno degli intenti dell’autore. La vicenda dunque si snoda tra flashback e dimensione presente e accompagna il lettore nella ricostruzione di un puzzle dai frammenti dispersi e apparentemente lontani, in un gioco sapiente di incastro in cui niente va perso, ma ogni elemento trova una precisa collocazione nello sbrogliarsi della matassa.
Un “giallo” vero, con la giusta dose di suspense e di mistero, con l’eroe (anzi “gli eroi”) e l’eroina, e con il giusto colpo di scena finale che improvvisamente, ma tempestivamente, dà il colpetto necessario al primo della fila di tesserine che, cadendo in un effetto “domino”, ricompongano l’immagine della soluzione finale sotto gli occhi stupefatti del lettore.
Una serie di personaggi locali, dai tratti molto tipizzati, fa da sfondo e da coro a una vicenda dal colore tutto siculo, dotando il romanzo di una buona dose di ironia e leggerezza.
La scrittura è scorrevole e sembra procedere per fotogrammi ricordando una sceneggiatura cinematografica: i “quadri” sono descritti da un occhio abituato a cogliere i particolari non perdendo di vista la visione d’insieme, risultando di un’evocativa intensità.
Ma lo sguardo del fotografo non perde di vista le profondità dell’animo umano: i personaggi sono tratteggiati efficacemente financo nel registro linguistico che risulta sempre riconoscibile all’interno di dialoghi credibili e vivaci, caratterizzati da passaggi godibilmente comici. L’amicizia senza barriere sociali, ma anche il tradimento e l’ambiguità, l’amore a cui bastano poche parole, ma anche rapporti morbosi, il gusto per la vita nella sua pienezza, ma anche l’avidità e l’assenza di scrupoli, lo stupore sempre rinnovato di fronte agli spettacoli della natura più rigogliosa sono solo alcuni degli spunti che questo romanzo offre al lettore.
Per fare un viaggio tra i suoni, i colori e i profumi delle terre eoliane rimanendo seduti e per organizzarne uno appena si finisce di leggere.
Il mio libro:
Autore. Bruno Gallo (alias Franco Barbagallo)
Titolo: Il Proiettile di Cristallo, c’era una volta nelle isole Eolie.
Edito da : A & B
Distribuito da: Dehoniana
Pagine 202
€ 18