Lussu, Emilio - Un anno sull'Altipiano

Car

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Sto leggendo (sì, non l'ho ancora finito!) questo libro che non mi piace. Sono sincero: non mi piace. Molte volte diventa pedante e comunque poco scorrevole. Però ci sono dei vantaggi, come in ogni libro, d'altronde: riesce, in qualche modo a descrivere in maniera cruda e realistica quello che fu il Grande Orrore della Grande Guerra. Vi sono delle parti che ho sottolineato e che presto inserirò (basta avere un po' di voglia, dopo tutto !).

Prima aspetto i commenti di qualcuno che ha letto questo libro di Emilio Lussu.

Questa è la copertina del libro. Se qualcuno può inserirla, lo faccia e, magari, me lo spiega anche come fare, và!

3362-un-anno-sull-altipiano.jpg
 
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Dallolio

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Mi è piaciuto molto... l'ho letto subito dopo "niente di nuovo sul fronte occidentale" e benchè meno romanzato e più crudo, mi ha colpito... consigliato a chiunque vuole leggere un testo memorialistico, semplice scarno ed essenziale... dopo aver letto questo libro difficilmente si può prendere alla leggera la guerra e i suoi orrori, anche quelle di oggi così incredibilmente diverse da quella ormai lontanissima e dimenticatissma guerra.
Nonostante infatti il numero di morti altissimo nessuno dei politici di allora pagò, non ci fu nessuna fucilazione per chi accettò un simile carnaio... ormai non ci sono più e nessuno li ricorda
 

Kodiak

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:roll: Ho letto il libro qualche anno fà e non mi colpì particolarmente. In generale le memorie sulla prima guerra mondiale provengono da racconti e diari di ufficiali. Così mi è capitato spesso di chiedermi come la pensassero i soldati. Da questo -insolito- punto di vista un diario molto asciutto ed meravigliosamente vuoto di retorica è quello scritto da Mussolini durante la sua permanenza in trincea proprio come soldato semplice. Con un pizzico di fortuna lo si trova anche in volume sciolto.
Un libro invece totalmente a se stante, e per questo -a mio avviso- imperdibile, è Nelle tempeste d'acciaio di Ernst Junger
Ciao!:wink:
 

Dallolio

New member
:roll: Ho letto il libro qualche anno fà e non mi colpì particolarmente. In generale le memorie sulla prima guerra mondiale provengono da racconti e diari di ufficiali. Così mi è capitato spesso di chiedermi come la pensassero i soldati. Da questo -insolito- punto di vista un diario molto asciutto ed meravigliosamente vuoto di retorica è quello scritto da Mussolini durante la sua permanenza in trincea proprio come soldato semplice. Con un pizzico di fortuna lo si trova anche in volume sciolto.
Un libro invece totalmente a se stante, e per questo -a mio avviso- imperdibile, è Nelle tempeste d'acciaio di Ernst Junger
Ciao!:wink:


Interessante consiglio. Di Mussolini nonostante io sia appassionato di storia del fascismo non ho mai letto nulla, e Junger lo conosco poco.
 
Trama:
Questo romanzo racconta i fatti accaduti e vissuti dall'autore nell'anno tra il maggio del 1916 e il luglio del 1917. Dopo un breve riposo ad Aiello i soldati della Brigata Sassari vennero chiamati a combattere sull'Altipiano di Asiago. Su di esso gli austriaci definirono un fronte compatto comandati dallo spietato e insano di mente generale Leone, furono costretti a trincerarsi a loro volta. L'assenza di artiglieria obbligava le compagnie a cimentarsi in assalti che procuravano sempre gravi perdite nelle fila dei militari italiani. L'arrivo di alcuni pezzi di artiglieria permise di avviare un attacco contro il nemico, tuttavia con scarsi risultati. Anche il grande assalto preparato dal generale finì in fumo, e i pochi soldati rimasti dovettero aspettare il buio della notte per poter tornare all'interno delle proprie file. Seguì un periodo di riposo privo di attacchi, che ricominciarono in agosto, ma senza successi totali. Ai soldati fu concesso un periodo di riposo e arrivo un nuovo comandante. L' inverno arrivò. Si mormorava di una mina che sarebbe dovuta esplodere la notte di Natale sotto le linee italiane, ma per fortuna non brillò e i soldati poterono andare in licenza. Il ritorno in trincea fu accompagnato da una piccola rivoluzione operata da Ottolenghi. Dopo questa pausa i soldati si prepararono per l' XI battaglia della Bainsizza.

Finito di leggere per studio. L'ho trovata una ottima possibilità per leggere questo documento sulla dura vita di trincea nella prima guerra. Il libro, secondo me, è scritto in maniera scorrevole, oltre ad essere indubbiamente una ricchissima testimonianza per tutte le persone che vogliono sapere e che non vogliono dimenticare..:wink:
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Alla fine maggio 1916, la mia brigata – reggimenti 399° e 400° – stava ancora sul Carso. Sin dall'inizio della guerra, essa aveva combattuto solo su quel fronte. Per noi, era ormai diventato insopportabile. Ogni palmo di terra ci ricordava un combattimento o la tomba di un compagno caduto. Non avevamo fatto altro che conquistare trincee, trincee e trincee. Dopo quella dei "gatti rossi", era venuta quella dei "gatti neri", poi quella dei "gatti verdi". Ma la situazione era sempre la stessa. Presa una trincea, bisognava conquistarne un'altra. Trieste era sempre là, di fronte al golfo, alla stessa distanza, stanca. La nostra artiglieria non vi aveva voluto tirare un sol colpo. Il duca d'Aosta, nostro comandante d'armata, la citava ogni volta, negli ordini del giorno e nei discorsi, per animare i combattenti.

La prima guerra mondiale descritta dalla parte italiana. Scenario l'altopiano di Asiago.
Poco o nulla di superfluo in queste memorie dove l'autore cerca di tenersi lontano dalla retorica.
Un ottimo strumento, a cento anni dalla 'grande guerra', per ricordare.
 

bouvard

Well-known member
"Il lettore non troverà in questo libro né il romanzo né la storia. Sono ricordi personali riordinati alla meglio (…)"

Ho letto questo libro incuriosita dal giudizio che ne dava Mario Rigoni Stern: “il più bel libro sulla Prima Guerra Mondiale”. Visto che io ho sempre pensato che non si potesse scrivere sull’argomento un libro più bello di “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque ho voluto leggere il libro di Lussu per capire se dovevo cambiare idea.
Mi sono invece accorta che un qualsiasi confronto fra i due libri sarebbe stupido. Il libro di Remarque – per quanto bellissimo – è e resta un romanzo. E in quanto tale è solo verosimile, Paolo Baumer non è mai esistito anche se sono esistiti tanti Paolo Baumer. Questo personaggio da infatti il nome a tutta una generazione di ragazzini che a diciotto anni si sono ritrovati catapultati in una realtà più grande di loro.
Il libro di Lussu invece non è un romanzo, ma una sorta di “diario di guerra”. Lussu racconta quello che lui ha visto, fatto, sentito. Se il romanzo di Remarque fa capire l’assurdità di una guerra – e ancor di più di una guerra di trincea come è stata la Prima Guerra Mondiale – il “diario” di Lussu – con la sua prosa scarna ed essenziale - ci mostra anche l’incompetenza dei generali – almeno di quelli italiani - con la loro inutile retorica e l’assurdità dei loro comandi. E allora si scopre - come dice il tenente Ottolenghi – che spesso “i veri nemici non sono oltre le trincee”.
La guerra in questo libro ha il sapore stordente del cognac. Bevuto per combattere, per darsi coraggio, per non pensare, per accettare l’assurdità dei comandi e talvolta anche per abitudine, in un gesto automatico inconsapevole. “Anch’io sentivo delle ondate di follia avvicinarsi e sparire. A tratti sentivo il cervello sciaguattare nella scatola cranica come l’acqua agitata in una bottiglia”. A leggere questo “diario” ci si chiede davvero dove tanti abbiano trovato la forza per sopravvivere a tutta quella follia.
Dicevo che sarebbe stupido continuare a chiedersi se sia più bello il libro di Lussu o quello di Remarque perché ci sono libri – e quello di Lussu è uno di questi – che vanno letti non tanto, o non solo, per la loro bellezza, ma quanto per conoscere, per imparare e per ricordare.

“Non è vero che l’istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita. Vi sono dei momenti in cui la vita pesa più dell’attesa della morte”.

Consigliatissimo
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Emilio Lussu racconta, quasi fosse un diario, un anno di vita sull’altipiano d’Asiago durante la I guerra Mondiale.

La trama è un susseguirsi di scaramucce e battaglie alternate a qualche momento di riposo.
I personaggi, essendo quasi un diario, esistono per quello che fanno nell’istante in cui sono descritti.
Approfondimento psicologico = 0, ma non ce n’è bisogno, tanto i protagonisti o sono pazzi o sono sotto l’effetto del cognac per non diventarlo.
Stile scarno come se fosse un volume del catasto del mio comune.

Eppure il risultato è eccezionale, perché senza alcun trucco letterario, senza apportare nulla di personale, ti fa capire cosa fu la IGM vista dalla Fanteria Italiana, ti lascia immaginare perché avvenne la disfatta di Caporetto, e soprattutto tutta la falsità che venne vomitata dopo per trovare una scusa per il fascismo.
Il risultato è un affresco in bianco e nero del generale (Leone) e altri come lui che, egoisti e megalomani, erano disposti al massacro (altrui) pur di guadagnarsi un pizzico di gloria loro personale; alti ufficiali irresponsabili che credevano alle scemenze ardimentose di un d’annunzio e finivano per farsi ammazzare – meglio così non ci andavano di mezzo gli altri - come polli peggio di Petja Rostov (Guerra e Pace); ufficiali e soldati allo sbaraglio la cui unica consolazione era il cognac – forse il principale protagonista dell’opera; industriali che facevano i soldi fornendo all’Esercito scarpe di cartone dipinte come se fossero di cuoio…
Un libro che precorre il suo tempo e che come Niente sul fronte occidentale (anche se in maniera diversa) segna una pietra miliare per l’argomento.

Niente di meglio per capire il punto di vista del soldato italiano costretto alla morte sicura ma soprattutto inutile.
Magari deludente per chi vuole vanagloriarsi e trarre vantaggio delle disgrazie altrui, come appunto il generale leone o quel pallone gonfiato di mussolini e gli altri della sua risma, che forti della disfatta di Caporetto, avevano capito che al Popolo Italiano, loro che non si erano sacrificati, dovevano dargli una regolata.
Utilissimo per separare – tra gli italiani - il grano dal loglio.

Se ne consiglia l'abbinamento con il film Uomini contro do Francesco Rosi
 
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