La bellezza delle... *stelle*

asiul

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Questo per me è un argomento poco conosciuto,ma molto affascinante. Vi invito a partecipare ad una raccolta immagini di costellazioni, nebulose,pianeti e molto altro...per conoscere cosa c'è al di là del nostro "cielo"...

Comincio io....


Una nebulosa (lat. nebula, nuvola; pl. nebulae) ovvero agglomerato interstellare di polvere, idrogeno e plasma.


Nebulosa "Eskimo" (NGR2392)

nebulosaEskimoNgc2392.jpg


"Nella sua prima ripresa dopo la missione di riparazione del dicembre 1999, HST ha catturato una visione straordinaria della nebulosa eskimo, che circonda una stella morente simile al Sole.
Questo relitto stellare, osservato per la prima volta da William Herschel nel 1787, è soprannominato nebulosa "Eskimo" (NGC 2392) perché se vista con strumenti modesti, appare come un viso circondato dal copricapo di pelliccia tipico degli eschimesi. In questa immagine di HST è evidente che la "pelliccia" è in realtà un anello di materia adornato da filamenti simili a comete, con la coda che punta in direzione opposta alla stella centrale.
Anche il viso dell'eschimese contiene dettagli notevoli. Sebbene questa regione assomigli a un gomitolo, in realtà si tratta di una bolla di gas spinto dall'intensa radiazione ultravioletta emessa dalla stella morente (vento stellare veloce). La nebulosa planetaria si è formata circa 10.000 anni fa, quando la stella ha cominciato a rilasciare materiale nello spazio e appare composta da due lobi di forma allungata che si protendono sopra e sotto la stella centrale. In questa immagine, una bolla giace di fronte all'altra, per cui la eclissa parzialmente.
Gli astronomi ritengono che la forma della nebulosa sia dovuta alla presenza di un anello di materiale denso intorno all'equatore della stella, eiettato durante la fase di gigante rossa. Questa densa cintura si sta espandendo piuttosto lentamente: alla velocità di "soli" 115.000 km/h, impedendo al veloce vento stellare di fuoriuscire in direzione dell'equatore. Il vento veloce trova una via di uscita molto più agevole presso i poli, da cui infatti fuoriesce alla fantastica velocità di 1,5 milioni di kilometri all'ora creando le due bolle allungate.
Queste bolle non sono lisce, ma contengono filamenti di materia più densa. Ciascuna bolla è lunga circa 1 anno-luce e larga circa mezzo anno-luce. Gli astronomi sono ancora perplessi sull'origine dei filamenti a forma di cometa: una possibile spiegazione è che si siano formati dall'interazione tra il vento stellare lento e quello più veloce, sopraggiunto successivamente.
La nebulosa eskimo si trova a circa 5000 anni-luce dalla Terra in direzione della costellazione dei Gemelli L'immagine è stata ripresa il 10 e l'11 gennaio 2000 con la Wide Field and Planetary Camera 2. I gas luminescenti della nebulosa producono i colori di questa immagine: l'azoto (rosso), l'idrogeno (verde), l'ossigeno (blu), e l'elio (violetto)."

(recine.ra.it)
 
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skitty

Cat Member
Bella questa discussione! Ma come ti vengono in mente! Sei ... spaziale :mrgreen:.

Io non ne capisco assolutamente nulla, anzi nullissimo... però provo a contribuire...

Le comete

Sono corpi di piccole dimensioni formate da polveri, materiali meteoritici rocciosi e ghiacci. In una cometa si distingue una coda e una testa, a sua volta distinta in un nucleo e da un involucro nebuloso di gas detto chioma. Il nucleo è molto piccolo (al massimo 60 km di diametro).

Le comete rimangono quasi invisibili finchè non si avvicinano al Sole: a quel punto i ghiacci del nucleo sublimano (cioè passano dallo stato solido a quello gassoso) producendo la chioma. La radiazione solare a sua volta spinge i gas della chioma nello spazio formando la coda, che quindi punta sempre in direzione opposta al Sole. La testa di una cometa può raggiungere i 200.000 km di diametro, mentre la coda può estendersi per centinaia di milioni di chilometri. Alcune orbitano intorno al Sole in traiettorie ellittiche molto allungate ripresentandosi periodicamente con regolarità (come per esempio la cometa di Halley), altre passano una sola volta vicino al Sole e dopo averlo superato si perdono definitivamente nello spazio. L’origine delle comete è incerta: si ritiene che provengano da una grande nube di nuclei cometari posta ai confini del sistema solare (nube di Oort) e proiettate verso il Sole da perturbazioni gravitazionali di altre stelle o dei pianeti esterni; oppure che provengano da una fascia di piccoli corpi situata oltre l’orbita di Nettuno (fascia di Kuiper).


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La Cometa di Halley, il cui nome ufficiale è 1P/Halley, così chiamata in onore di Edmond Halley, che per primo ne predisse il ritorno al perielio, è la più famosa e brillante delle comete periodiche provenienti dalla fascia di Kuiper, le quali passano per le regioni interne del sistema solare ad intervalli di decine di anni, piuttosto che periodi millenari delle comete provenienti dalla Nube di Oort.
La cometa è ritornata nel 1835, 1910 e 1986.

L'arrivo del 1910 è stato particolarmente rilevante per molte ragioni: non solo è la prima orbita della cometa per cui esistono fotografie, ma è stato anche un passaggio relativamente ravvicinato alla Terra (0,15 UA il 20 maggio del 1910), ha creato spettacolari vedute, e la Terra è passata attraverso la sua coda.

L'incontro del 1986 è stato meno favorevole per le osservazioni: la cometa non ha raggiunto la luminosità degli incontri precedenti, e, con l'aumento dell'inquinamento luminoso dell'urbanizzazione, molte persone non l'hanno vista affatto. Comunque, lo sviluppo del viaggio spaziale ha dato agli scienziati l'opportunità di studiare una cometa da vicino, e molte sonde furono lanciate con tale obiettivo. La più spettacolare è stata la sonda Giotto, lanciata dall'Agenzia Spaziale Europea, che è passata vicino al nucleo della cometa. Altre sonde sono state Vega 1 e Vega 2 dell'Unione sovietica, le due sonde giapponesi, Suisei e Sakigake e la sonda statunitense ICE.

La cometa di Halley ritornerà nell'estate del 2061.

http://www.google.it/url?url=http:/...halley&usg=AFQjCNEAtyhP3aQSjcLHpcxcfwGzx7fufQ
 

Pungitopo

Far Far Away Member
Proxima Centauri
Mi ha sempre affascinato(a partire dal suo nome che ho sempre trovato "ganzo")
proprio perche' pur essendo la stella piu' vicina al sole e' (e probabilmente rimarra') irraggiungibile.
800px-


[fonte Wikipedia]

Proxima Centauri (dal latino Proxima, col significato di "prossima", "la più vicina" [9]), spesso abbreviata in Proxima, è una stella nana rossa di classe spettrale M5 Ve,[10][1] posta a circa 4,2 anni luce in direzione della costellazione del Centauro; fu scoperta da Robert Innes, il direttore dell'Union Observatory, in Sudafrica, nel 1915. La stella, probabilmente parte del sistema di α Centauri, è la stella più vicina al Sole.[5]
Grazie alla sua vicinanza, il suo diametro angolare può essere misurato direttamente; le misurazioni indicano che il suo raggio equivale a circa un settimo di quello solare.[5] La massa equivale a circa un ottavo di quella solare, mentre la densità è 40 volte superiore a quella del Sole.[11] Sebbene Proxima possieda una luminosità molto bassa, è soggetta a improvvisi e casuali brillamenti, causati dalla sua attività magnetica.[12] Il campo magnetico di questa stella è alimentato dai moti convettivi che avvengono nel suo interno e il brillamento che ne risulta periodicamente genera un'emissione a raggi X simile a quella prodotta dal Sole.[13] La composizione di Proxima, il suo basso tasso di produzione di energia e le sue dinamiche indicano che resterà nella sequenza principale per almeno altri 4.000 miliardi di anni, ossia per circa 300 volte l'età attuale dell'Universo.[14]
Le ricerche di corpi orbitanti attorno a Proxima Centauri non hanno finora prodotto alcun risultato, sebbene questi esiti potrebbero solo aver escluso la presenza di nane brune o pianeti supermassicci.[15][16] Data la sua natura di nana rossa e di stella a brillamento, la possibilità che in un suo eventuale pianeta possa svilupparsi la vita è ancora da accertare.[17][18] La sua vicinanza a noi fa di questa stella una delle mete ideali di un ipotetico futuro viaggio interstellare.[19]
 

asiul

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Supernova Cassiopea A

Con il termine Supernova si definisce un'esplosione stellare.Ultimo atto del ciclo evolutivo delle stelle molto massive.

cassiopeaa.jpg


Sopra la foto scattata dal Fermi Space Telescope evidenzia i giochi di luce prodotti dai resti di questa supernova - che ha dato origine all'omonima nebulosa - distante 110000 e che ha permesso agli astronauti di capire come i resti di una supernova agiscano da acceleratori di particelle cosmiche, producendo raggi gamma


supernova-cassiopea-via-lattea-foto-hubble-telescopio.jpg


Questa immagine è stata catturata dall'Hubble Space Telescope. Mostra i resti sfilacciati della supernova Cassiopea A. Il resto più giovane di una supernova individuato all’interno della Via Lattea.
Non è un'unica foto, ma il collage di 18 immagini scattate dall’Advanced Camera for Surveys (ACS) installta a bordo del telescopio spaziale Hubble (HST). Lanciato il 1 marzo 2002 come parte della missione di manutenzione di dello SM3B (STS 109), uno Space Suttle


Ecco il link diretto al sito del Telescopio Hubble con immagini aggiornate ed altro.
http://hubblesite.org/gallery/


Il video che segue è la ricostruzione della sua esplosione (di Cassiopea A) avvenuta 340 anni fa

 
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Pungitopo

Far Far Away Member
Scommetto che questo e' talmente scontato che nessuno di voi lo veleva mettere.......ok mi sacrifico io:mrgreen:

In fondo tra le stelle e' una vera e propria star....

La Black Star o Black Hole

Probabile aspetto di un buco nero, se posto davanti ad uno sfondo ricco di stelle. Da notare la luce distorta dalla gravità e l'orizzonte degli eventi. Il buco è pensato con una massa pari a dieci volte quella del Sole, e visto da 600 km di distanza. In questa posizione sarebbe necessaria un'accelerazione pari a 4×108g per mantenere il distacco costantemente

750px-Black_Hole_Milkyway.jpg


Corpo celeste dotato di un campo gravitazionale così intenso da impedire a qualsiasi oggetto e persino alla luce (emissione elettromagnetica) di allontanarsi da esso. Per tale motivo esso non può essere mai osservato direttamente e viene detto, appunto, "nero".
Un buco nero è caratterizzato da una superficie ideale, sferica, l'orizzonte degli eventi, il cui raggio è proporzionale alla sua massa, secondo la formula:
R = 2mg/c^2

dove:

m = massa
g = costante di gravitazione universale
c = velocità della luce

In base a tale formula, un buco nero con una massa pari a quella del nostro Sole avrebbe un raggio di poco inferiore ai 3 Km; mentre un buco nero avente la massa della Terra avrebbe un raggio di appena 1 cm.
Secondo la teoria della relatività generale, la curvatura dello spazio-tempo aumenta illimitatamente man mano che ci si avvicina al centro del buco nero: non solo la materia della stella originaria viene compressa a densità infinita, ma anche il vuoto dello spazio-tempo all'esterno diventa infinitamente curvo.
Nel 1974, il fisico Stephen Hawking, sulla base di alcune conseguenze della meccanica quantistica, ha ipotizzato la possibilità che un buco nero irradi particelle con uno spettro tipico del corpo nero, e che tale processo porti, in tempi sufficientemente lunghi, alla totale estinzione del buco nero.

Rilevazione
Un buco nero, in quanto trattiene a sé qualsiasi tipo di radiazione, non può essere osservato direttamente. La sua presenza può tuttavia essere dedotta in maniera indiretta:

1. Prendendo in esame gli effetti dell'interazione tra il buco nero e i suoi eventuali vicini. Ciò si verifica quando il buco nero fa parte di un sistema binario la cui compagna è una stella ancora attiva. In tal caso, utilizzando le comuni leggi astronomiche (Keplero) si può calcolare se il periodo di rivoluzione del sistema corrisponde a una massa dell'oggetto invisibile abbastanza grande per essere un buco nero. Inoltre, se i due corpi celesti sono abbastanza vicini, può accadere che il buco nero risucchi verso di sé parte dei gas emessi dalla compagna stellare. Le particelle di gas, cadendo verso il buco nero, si urtano con una grande energia producendo raggi X, che possono essere osservati dalla Terra.

2. Curvatura della luce (o effetto lente). Un forte campo gravitazionale, come previsto da Albert Einstein, può incurvare la traiettoria di un raggio di luce che passi nelle sue vicinanze.

Questi effetti sono stati osservati più volte, negli ultimi anni, e costituiscono una prova indiretta dell'esistenza dei buchi neri.

Formazione di un buco nero
La regione centrale di una stella giunta alla fine della sua esistenza è estremamente densa. Dopo aver esaurito il combustibile nucleare di cui dispone (idrogeno, elio, carbonio), secondo le più recenti teorie, una stella può evolvere in uno dei seguenti oggetti celesti:

1) Se ha una massa inferiore a 1,2 masse solari, diventa una nana bianca, una stella di dimensioni dell'ordine di quelle della Terra, ma con densità al centro di quasi 100 tonnellate per centimetro cubo.

2) Se invece la massa della stella è superiore alle 1,2 masse solari, essa collassa fino a ridursi alle dimensioni inferiori di una nana bianca. Quando la materia si comprime a densità superiori a 100 tonnellate per centimetro cubo, il guscio formato dagli elettroni non è più in grado di controbilanciare l'enorme pressione e i nuclei atomici si avvicinano fino ad entrare in contatto tra loro: la stella diviene una stella di neutroni.

3) Se la massa della stella supera le 3 masse solari, la stella di neutroni non riesce più a sostenersi e a bilanciare la forza gravitazionale: si trasforma in un buco nero, un oggetto in cui la gravità è talmente potente da non permettere che nulla sfugga da esso.

Cenni storici
Il primo scienziato ad ipotizzare l'esistenza dei buchi neri fu Karl Schwarschild, nel 1916. Basandosi sulla teoria della relatività generale di Einstein, egli teorizzò la possibilità che un oggetto con una enorme massa, sotto la propria forza di gravità, si contraesse fino al punto da trattenere persino la luce.
Egli calcolò anche il raggio dell'orizzonte degli eventi sostenendo che esso è dato in chilometri moltiplicando per 2,95 la massa del corpo prendendo come riferimento quella del Sole.
 

SALLY

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Scie di luce nel cielo d'agosto




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Gli scienziati le chiamano Perseidi, ma per tutti sono le stelle cadenti

C’è chi le chiama comunemente “stelle cadenti”, chi invece allude alla tradizione e parla delle “Lacrime di San Lorenzo”. Gli astronomi usano il termine tecnico, Perseidi.
Il fenomeno a cui tutti questi nomi si riferiscono è uno dei più spettacolari eventi astronomici fruibili ad occhio nudo: centinaia di scie luminose attraversano il cielo estivo, in particolare nella seconda settimana di Agosto, lasciando a bocca aperta milioni di osservatori che sperano di esprimere qualche desiderio, di ottenere qualche fotografia fuori dal comune o, più semplicemente, si godono lo spettacolo di luce.
Il termine “stelle cadenti” è leggermente fuorviante, in quanto lascia pensare che si tratti di stelle che si muovono nel cielo. Al contrario, si tratta di oggetti estremamente più piccoli di una stella e molto più vicini: i frammenti lasciati da una cometa. Quando la terra passa nelle vicinanze dell’orbita di una cometa, le particelle che ne compongono la scia impattano l’atmosfera del nostro pianeta e, disintegrandosi, producono le tanto affascinanti strisce nel cielo.
Pare che le prime osservazioni di questi sciami meteorici siano state compiute dagli astronomi cinesi nel primo secolo d.C. ma la comprensione fisica del fenomeno risale soltanto all’Ottocento.
Fu un astronomo italiano, Giovanni Virginio Schiaparelli, a riconoscere, nel 1866, il legame con i frammenti delle comete: in particolare, comprese che a causare le Perseidi è la cometa Swift-Tuttle, che era stata avvistata pochi anni prima, nel luglio del 1862, e che porta i nomi dei suoi due scopritori, Lewis Swift e Horace Parnell Tuttle.
Il nome Perseidi è dovuto al fatto che le scie sembrano tutte provenire da un punto, detto radiante, che si trova in prossimità della costellazione di Perseo, come mostra l’immagine. Un altro famoso sciame meteorico, le Leonidi, ha invece il radiante nella costellazione del Leone; particolarmente spettacolari, le Leonidi sono visibili ogni anno verso la metà di Novembre, quando la Terra passa attraverso l’orbita di un’altra cometa, la Tempel-Tutte.
 

asiul

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Nebulosa planetaria Sampler Abell 78

Una nebulosa è una regione di gas rarefatto e polveri, di aspetto diffuso.
Sono presenti e diffuse nella nostra ed in altre galassie.
Un tempo si era soliti dare questo nome ad ogni sorgente luminosa, in seguito ossevando che le nebulose erano, in realtà, galassie esterne, oggi si tende a distinguere tra nebulose oscure e luminose.
Luminose quelle illuminate da una sola stella.Si formano dopo l'esplosione di una supernova o nell'ipotesi in cui una nebulosa planetaria espelle strati di gas esterni.
In questo ultimo caso al centro della nebulosa, ci sarà un'area calda,con emissione di radiazione ultravioletta, che eccitando il gas fa in modo che la nebulosa emetta la luce.

"Nel caso del residuo di una supernova, il gas ha una velocita' di 1.000-2.000 Km/s e nella collisione con il gas interstellare si riscalda, emettendo radiazione. Inoltre gli elettroni di questo gas vengono accelerati dal campo magnetico di quest'ultimo ed emettono onde radio, attraverso un meccanismo che prende il nome di sincrotrone.
Esistono poi le nebulose a riflessione, le quali contengono anche grani di polvere che diffondono la luce delle stelle vicine.
Le nebulose oscure sono invece nubi di gas contenenti polvere e prive di stelle che le illuminano; esse non emettono luce e oscurano anche eventuali sorgenti retrostanti."(astro.it)


nebulosaplanetariaabell.jpg


L'immagine sopra è quella della nebulosa planetari Abell 78. Posizionata nella costellazione del Cigno. RA: 00 40 33,00 DEC: 26 44 30,0. Questa ha la singolare proprietà di possedere un alone esterno debole, composto da materiale stellare (in maggior quantità idrogeno) e da un anello interno luminoso di forma ellittica composto da elio.
Conferma, questa dell'elio, che l'idrogeno si converta in elio al centro delle stelle,per poi poter essere esplulso nuovamente nella piscina della galassia di gas per la nuova formazione di stelle, arricchito.

Discoverer: George Abell - (1966)
 
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