Hitchcock, Alfred - Il pensionante

elisa

Motherator
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Un misterioso maniaco che si firma Il vendicatore si aggira nelle notti di nebbia a Londra ed uccide ragazze dai capelli biondi. Un uomo misterioso che agisce in modo sospetto e molto simile alla descrizione del maniaco alloggia in una pensione dove i proprietari hanno una figlia che fa la mannequin e che si innamora di lui, apparentemente ricambiata, rifiutando la corte del poliziotto incaricato del caso. Il giovane viene arrestato e rischia il linciaggio.

E' un film muto del 1926, girato in mezzo alla bruma della città con un protagonista dall'aspetto ambiguo e di una bellezza quasi femminea, si incentra sul tema del sospetto e dell'equivoco. Dovrebbe ispirarsi alla storia di Jack lo Squartatore ed è considerato il primo vero film del maestro del brivido.
 

Susan

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A story of the London fog

“I film muti sono la forma più pura del cinema”, afferma Alfred Hitchcock nella sua celeberrima intervista a Truffaut, e il suo The lodger: a story of the London fog ne è un incantevole esempio. Questo film del '27 è a detta del maestro stesso “il suo primo vero film”, quello in cui per la prima volta riesce ad esprimersi pienamente. E' qui che per la prima volta il regista compare in un cameo (anzi, due), abitudine che non mancherà di reiterare in tutti i suoi film successivi... quattro decenni di capolavori che però non mi impediscono di ritenere questa una delle sue migliori opere in assoluto.

Nella nebbiosa Londra degli anni '20, un serial killer che si firma “the Avenger”, il vendicatore, uccide ogni martedì una giovane donna bionda. Tutta la città ne parla, molti ci scherzano sopra con leggerezza: che i fatti di cronaca nera appassionino le masse non è un fenomeno recente. Tra questi c'è anche una coppia di anziani che gestisce una pensione assieme alla bionda figlia Daisy, la quale si guadagna da vivere indossando sulle passerelle i caratteristici abiti e cappellini che andavano di moda allora.
Quando giunge un nuovo pensionante (un ipnotico Ivor Novello con gli occhi contornati dalla matita nera), un giovane di una disarmante bellezza diafana e dal fascino ambiguo, Daisy piano piano se ne innamora e ne è ricambiata (giungono inaspettate alcune scene di un delicato romanticismo). Ma prima la madre, e poi il fidanzato respinto (che disgraziatamente è un poliziotto), cominciano a sospettare che quello strano giovane sia proprio l'assassino seriale che tutta Londra cerca...

Molti sono gli elementi che contribuiscono a rendere questo film memorabile: l'atmosfera londinese, lo stile anni '20, la musica azzeccatissima, la suspense che si mantiene a livelli altissimi dall'inizio alla fine, il senso di identificazione che si crea coi personaggi, le trovate del regista (in una scena vediamo dal basso il pensionante camminare nervosamente nella sua stanza attraverso il pavimento di vetro), lo humour che nei suoi film non manca quasi mai...
Insomma, se credete che i film muti non facciano per voi date una chance a The lodger: credo, e spero, che vi farà cambiare idea! :D
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Visto il bel commento di Susan ne ho approfittato e l'ho visto per la sfida per poterlo inserire nella categoria "film muto" :)
Non mi aspettavo di vedere una pellicola di questo tipo con la firma di Hitchcock in calce. Il b/n gli si confà particolarmente e il muto gli dona quell'aria di oggetto "antico" che non guasta. Sono di due differenti tipologie gli elementi che mi hanno sorpreso: la prima è l'evidente, stretto, legame di questo Hitchcock a inizio carriera con il cinema espressionista tedesco; certe inquadrature dal basso verso l'alto, le minacciose ombre proiettate nelle camera della madre della protagonista, i finestroni dell'ospedale, la ripresa dall'esterno della porta del salone da ballo nel flashback finale, le strette inquadrature sui volti, anche quelli maschili truccatissimi, dei protagonisti. Non ho potuto non scorgerci tratti comuni con Murnau. La seconda tipologia riguarda la modernità di certe scene unita alla presenza degli stilemi che renderanno riconoscibile il cinema di Hitchcock. La scena nella quale i protagonisti guardano il lampadario muoversi poichè al piano superiore l'inquilino cammina per la stanza mentre lo spettatore, cioè noi, vede attraverso il pavimento, come fosse una vetrata, Ivor Novello camminare nervoso per la camera, è di una modernità sconcertante. L'inquadratura delle scale dall'alto (elemento che diverrà iconico nel cinema hitchcockiano), anch'essa mutuata dal cinema espressionista tedesco, con la mano di Novello che scorre sul corrimano accompagnando la propria discesa, è strepitosa. Hitchcock vi innesta poi gli elementi del crimine misterioso, dell'ambiguità del personaggio principale, del dubbio su chi sia o meno l'assassino, del sottile confine tra bene e male e il celeberrimo McGuffin (la figura dello squartatore è mero pretesto, non si vede mai all'opera, ne abbiamo notizia dai giornali). C'è pure una leggiadra storia d'amore condotta senza eccessi. Il ritmo non è vertiginoso e all'inizio si fa un poco fatica a capire (forse perchè i cartelli con i discorsi diretti e le spiegazioni sono poco numerosi) però è una visione meritevole che aiuta a capire da dove provenga la fortuna di uno dei più grandi registi di sempre. Io ho visionato una versione con musica proprio ben fatta realizzata e composta da Vito Cassano per una proiezione del film a Berlino nel 2013. Promosso.
 
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