Verso l'assoluto uomo?

Mesnilgrand

New member
In questa discussione non farò altro che esporvi i capisaldi della "mia" teoria affinchè voi possiate in un qualche modo obbiettare spero con obbiezioni diverse da quelle che ricevo ogni giorno.

Partendo dalla consapevolezza che di per se codesta discussione è incoerente con se stessa perché si prepone uno scopo, ma tralasciando l'incoerenza che è prerogativa dell'essere umano e della sua mente atta e predisposta a sment-irsi proseguo.

Ognuno di noi vive perché aspira a obiettivi che conseguentemente assurgono a valori.
Ragionando sul fatto che siamo noi a elevarli a tanto quindi di per se essi non sono nulla.
Non è quindi sbagliato porseli? E non è di conseguenza sbagliato dare a noi stessi intesi come "uomini" un valore che trascende la nostra primigenia animalità?
Siamo vincolati da codesti dogmi, liberarcene non ci renderebbe esseri umani esentandoci da una doverosa "umanità" impostaci?
 

Nikki

New member
In questa discussione non farò altro che esporvi i capisaldi della "mia" teoria affinchè voi possiate in un qualche modo obbiettare spero con obbiezioni diverse da quelle che ricevo ogni giorno.

Partendo dalla consapevolezza che di per se codesta discussione è incoerente con se stessa perché si prepone uno scopo, ma tralasciando l'incoerenza che è prerogativa dell'essere umano e della sua mente atta e predisposta a sment-irsi proseguo.

Ognuno di noi vive perché aspira a obiettivi che conseguentemente assurgono a valori.
Ragionando sul fatto che siamo noi a elevarli a tanto quindi di per se essi non sono nulla.
Non è quindi sbagliato porseli? E non è di conseguenza sbagliato dare a noi stessi intesi come "uomini" un valore che trascende la nostra primigenia animalità?
Siamo vincolati da codesti dogmi, liberarcene non ci renderebbe esseri umani esentandoci da una doverosa "umanità" impostaci?
Sulla frase sottolineata, non colgo il sillogismo che il "quindi" grassettato dovrebbe sottendere. Ritengo di non coglierlo perché inesistente, si tratterebbe dunque di un enunciato apodittico (termine che mi capita di sentire spesso di recente, la cui diffusione noto essere sempre più apprezzata, chissà perché).
Sul corsivo invece, ti invito a riflettere: non è che forse stai sminuendo le reali esigenze della tua/nostra ontologia umana primaria? Come dire, se mangiamo ci sarà un perché.. e se ci "vincoliamo" a determinati dogmi o "innalziamo" determinati valori, allo stesso modo ci sarà un perché..forse la nostra primigenia animalità li esige entrambi... vai tu a capire il perché, ma tant'é.. :roll:
 

Mesnilgrand

New member
Tu stesso ne hai data la risposta,
Il profluvio di termini superflui in un discorso che non ne necessita è evidentemente inessenziale quanto ciò cui noi stessi siamo portati a vincolarci.
Siamo talmente autocoscienti (subconsciamente) della nostra fatuità da volerla a tutti i costi saturare con sterili valori.
Hai parlato appunto di EX-IGERE doveri che non ci appartengono.
Non discuto certo il nostro "naturale" istinto a trascenderci, solo lo disprezzo in quanto evidentemente vano.
 

Zefiro

da sudovest
(...) Non discuto certo il nostro "naturale" istinto a trascenderci, solo lo disprezzo in quanto evidentemente vano.

Dis-quoto. :wink:

Io invece non riesco a non vederlo se non come il principale differenziale della razza umana. L'istinto più bello.

L'altro differenziale trovo sia la capacità di ridere.

Entrambi notevolissimi a ben pensare tutt'altro che disprezzabili.

L'evidenza della vanità mi sfugge del tutto :roll:
 

asiul

New member
In questa discussione non farò altro che esporvi i capisaldi della "mia" teoria affinchè voi possiate in un qualche modo obbiettare spero con obbiezioni diverse da quelle che ricevo ogni giorno.

Partendo dalla consapevolezza che di per se codesta discussione è incoerente con se stessa perché si prepone uno scopo, ma tralasciando l'incoerenza che è prerogativa dell'essere umano e della sua mente atta e predisposta a sment-irsi proseguo.

Ognuno di noi vive perché aspira a obiettivi che conseguentemente assurgono a valori.
Ragionando sul fatto che siamo noi a elevarli a tanto quindi di per se essi non sono nulla.
Non è quindi sbagliato porseli? E non è di conseguenza sbagliato dare a noi stessi intesi come "uomini" un valore che trascende la nostra primigenia animalità?
Siamo vincolati da codesti dogmi, liberarcene non ci renderebbe esseri umani esentandoci da una doverosa "umanità" impostaci?

:?? :??

Come disse Descartes "quando sono in discussione questioni trascendentali, siate chiari in modo trascendentale"
 

Mesnilgrand

New member
Quoto Zefiro e ti chiedo: cosa distingue secondo te l'uomo dall'animale?

L'uomo ha l'arroganza di volersi distinguere dall’animale pur non essendo altro che quello.
L'uomo quindi è il più intelligente tra le bestie ma nonostante questa caratteristica non è esente da esser lui stesso animale tra animali.
Ha inoltre la fatalità di imporsi dei doveri e la disgrazia di doverli anche rispettare.
 

Mesnilgrand

New member
:?? :??

Come disse Descartes "quando sono in discussione questioni trascendentali, siate chiari in modo trascendentale"

Descartes era ossessionato dalla cosiddetta chiarezza espositiva, cosa che come ho scritto è dispregiabile. La volontà che più mal riesce all’uomo è di voler esser ad ogni costo coerente con se stesso, pur contraddicendosi sempre.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Ognuno di noi vive perché aspira a obiettivi che conseguentemente assurgono a valori.

Opinabile.

Ragionando sul fatto che siamo noi a elevarli a tanto quindi di per se essi non sono nulla.
Non è quindi sbagliato porseli? E non è di conseguenza sbagliato dare a noi stessi intesi come "uomini" un valore che trascende la nostra primigenia animalità?
Siamo vincolati da codesti dogmi, liberarcene non ci renderebbe esseri umani esentandoci da una doverosa "umanità" impostaci?

Mi sfuggono più cose in questo ragionamento. Quali siano le vere premesse, ed a che conclusioni si voglia arrivare. Se i valori per sé sono nulla, ed ammesso che sia vero, ciò non toglie che possano essere funzionali quando possano conservare un valore aggiunto per noi; di poi, dove si è mai vista la primigenia animalità dell'essere umano? Ogni volta che si tira in ballo la questione, rimango sempre più perplesso: esistiamo da decine di migliaia di anni, e non parlo in termini di homo sapiens, persino l'homo erectus, seppur non datato di linguaggio, ha avuto il suo bell'operare di ragione, scoprendosi fabbriciere ed animale dalla caratterizzazione sociale complessa. Siamo ai soliti estremismi, o l'uomo incorporato nel Pensiero universale (idealismo), oppure fiera tra le fiere. Insomma, la nostra storia evolutiva, il nostro intero percorso in quanto specie è cronologia dello sviluppo della ragione, dove sarebbe il peccato, lo stupro alla natura, in che cosa, precisamente, trasgrediremmo al nostro istinto? E perché sarebbe vano?
 

Mesnilgrand

New member
Dis-quoto. :wink:

Io invece non riesco a non vederlo se non come il principale differenziale della razza umana. L'istinto più bello.

L'altro differenziale trovo sia la capacità di ridere.

Entrambi notevolissimi a ben pensare tutt'altro che disprezzabili.

L'evidenza della vanità mi sfugge del tutto :roll:

Ti spiego subito L'evidenza di questa vanità.
Tu come ogni altro "haideggeriamente spostato" cioè volto alla trascendenza, ateo o agnostico che tu sia, hai un’involontaria predisposizione a riferirti a cio' che appunto ti trascende ad esempio: L'io e Dio. Nonostante ciò, sei benissimo autocosciente dell'inesistenza di qualsiasi deità perché logicamente cosciente della provenienza umanoide di codesti miti. E' in sorta un superarsi della tua stessa intelligenza.
Per quanto riguarda l'io è molto più difficile accorgersi della sua inesistenza. Siamo freudianamente abituati a considerarci come IO cioè come uno, ma non siamo altro che un numero infinito di apparizioni che ci manifestano, Sartre docet. Siamo una duplicità o una molteplicità di io quindi nessuno.
 

asiul

New member
Tamquam non esset

L'uomo ha l'arroganza di volersi distinguere dall’animale pur non essendo altro che quello.
L'uomo quindi è il più intelligente tra le bestie ma nonostante questa caratteristica non è esente da esser lui stesso animale tra animali.
Ha inoltre la fatalità di imporsi dei doveri e la disgrazia di doverli anche rispettare.

Ci sono delle imprecisioni in tutto questo....
non tutti gli uomini hanno l'arroganza di distinguersi dagli animali...
di conseguenza...
non può essere esentato dall'esser animale tra gli animali...
non mi risulta che rispetti i doveri che s'impone...

di cosa stiamo parlando...? :?

Descartes era ossessionato dalla cosiddetta chiarezza espositiva, cosa che come ho scritto è dispregiabile. La volontà che più mal riesce all’uomo è di voler esser ad ogni costo coerente con se stesso, pur contraddicendosi sempre.

Sarà, ma se non esponi chiaramente cosa hai in testa (non tu eh!in generale) difficilmente riusciranno a capirti... :D
 

asiul

New member
Ti spiego subito L'evidenza di questa vanità.
Tu come ogni altro "haideggeriamente spostato" cioè volto alla trascendenza, ateo o agnostico che tu sia, hai un’involontaria predisposizione a riferirti a cio' che appunto ti trascende ad esempio: L'io e Dio. Nonostante ciò, sei benissimo autocosciente dell'inesistenza di qualsiasi deità perché logicamente cosciente della provenienza umanoide di codesti miti. E' in sorta un superarsi della tua stessa intelligenza.

Zefiro? rispondi tu? spostato haideggeriano! hihihi.... :mrgreen: :mrgreen:

Per quanto riguarda l'io è molto più difficile accorgersi della sua inesistenza. Siamo freudianamente abituati a considerarci come IO cioè come uno, ma non siamo altro che un numero infinito di apparizioni che ci manifestano, Sartre docet. Siamo una duplicità o una molteplicità di io quindi nessuno.

Sicuro? Mi soffermo su quest'ultima tua frase (quella in grassetto).Se così fosse...
essendo una molteplicità o duplicità, noi siamo ( ragionando sulla tua frase) qualcuno o qualcosa. Siamo (se vuoi , di volta in volta) questo o quell'Io.
Siamo una molteplicita di Io o non siamo nessuno?
 
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isola74

Lonely member
L'uomo ha l'arroganza di volersi distinguere dall’animale pur non essendo altro che quello.
L'uomo quindi è il più intelligente tra le bestie ma nonostante questa caratteristica non è esente da esser lui stesso animale tra animali.
Ha inoltre la fatalità di imporsi dei doveri e la disgrazia di doverli anche rispettare.

non è solo l'intelligenza che distingue l'uomo dagli altri animali...anzi, molti uomini non ne hanno di più di un animale:D, secondo me ciò che ci distingue è l'"anima", non intesa in senso religioso, ma come sentimenti, aspirazioni, volontà..il mondo interiore per intenderci..quello che tu chiami obiettivi:??

i doveri non sempre ce li imponiamo da soli, anzi, la maggior parte di essi sono consequenziali al fatto di essere UOMO e non ANIMALE.........sicuramente anche tu, nonostante creda di essere animale tra gli animali, rispetterai ogni giorno dei doveri (imposti da te o dagli altri, non fa differenza)
 

Zefiro

da sudovest
Ti spiego subito L'evidenza di questa vanità.
Tu come ogni altro "haideggeriamente spostato" cioè volto alla trascendenza, ateo o agnostico che tu sia, hai un’involontaria predisposizione a riferirti a cio' che appunto ti trascende ad esempio: L'io e Dio. Nonostante ciò, sei benissimo autocosciente dell'inesistenza di qualsiasi deità perché logicamente cosciente della provenienza umanoide di codesti miti. E' in sorta un superarsi della tua stessa intelligenza.
Per quanto riguarda l'io è molto più difficile accorgersi della sua inesistenza. Siamo freudianamente abituati a considerarci come IO cioè come uno, ma non siamo altro che un numero infinito di apparizioni che ci manifestano, Sartre docet. Siamo una duplicità o una molteplicità di io quindi nessuno.

Non è che queste argomentazioni mi convincano granchè, anzi nemmeno un po'... :boh:

Mi sfuggono più cose in questo ragionamento. Quali siano le vere premesse, ed a che conclusioni si voglia arrivare. Se i valori per sé sono nulla, ed ammesso che sia vero, ciò non toglie che possano essere funzionali quando possano conservare un valore aggiunto per noi; di poi, dove si è mai vista la primigenia animalità dell'essere umano? Ogni volta che si tira in ballo la questione, rimango sempre più perplesso: esistiamo da decine di migliaia di anni, e non parlo in termini di homo sapiens, persino l'homo erectus, seppur non datato di linguaggio, ha avuto il suo bell'operare di ragione, scoprendosi fabbriciere ed animale dalla caratterizzazione sociale complessa. Siamo ai soliti estremismi, o l'uomo incorporato nel Pensiero universale (idealismo), oppure fiera tra le fiere. Insomma, la nostra storia evolutiva, il nostro intero percorso in quanto specie è cronologia dello sviluppo della ragione, dove sarebbe il peccato, lo stupro alla natura, in che cosa, precisamente, trasgrediremmo al nostro istinto? E perché sarebbe vano?

Molto mi convince invece, anzi del tutto, l'impeccabile (a mio parere) intervento di D che sostanzialmente mi ha anticipato e che quoto in toto.
 

Mesnilgrand

New member
Mi sembra che qui si stia solo tentando di smontare lo scritto, il mio de-pensiero scritto. Lasciamo pure da parte i salti logici, i sillogismi che non stanno in piedi. Qui la questione è un altra: o afferri (sei afferrato) da qualcuno dei significanti che malamente escono dalla tastiera, oppure no. Finora mi sembra la tua discussione sia fondata su attacchi formali. Prescindiamo dalla forma del linguaggio, dal quantificare le qualità.
I pensieri che mi hanno trovato non sono molti, e si fondano tutti su una questione piuttosto elementare: l'uomo è un bug evolutivo, una sorta di errore della natura, alla pari di certi batteri che producono (per necessità, e quindi per caso) i geni che portano all'estinzione della loro stessa specie.
L'uomo si distingue dagli animali in quanto fortemente autocosciente (non è il ragionamento che fa la differenza, pure alcuni animali inferiori "ragionano", certo prescindendo dalle forme (dis-forme) del linguaggio). L'identità è una conseguenza di tale autocoscienza, il riflettersi su se stessi. L'io è l'uomo allo specchio. Pure l'uomo è dotato di un cervello che ordina la realtà in cause conseguenze (per via della struttura chimico-fisica-elettrica del cervello). L'uomo è quindi naturalmente portato a finalizzare la realtà, l'azione, pure l'oggetto. Finalizzare se stessi è solo una conseguenza della natura del nostro cervello. Dall'io quindi passiamo al Dio come conseguenza della necessità teleologica che ci è propria. L'uomo è pure potenzialmente più-che-autocosciente, è in grado di vedersi dal di fuori (non più allo specchio). Vedi "es" Freudiano. In questi momenti, più che autocoscienti, si è in grado di vedere dal di fuori tutto il meccanismo di riflessione e finalizzazione di cui ti ho parlato. Si è anche in grado di capire che è un meccanismo assolutamente naturale, ovvero utile al perpetrarsi della vita umana. Si prende coscienza quindi della propria animalità umana. Fino a qui spero di essere stato abbastanza chiaro (ne dubito). Ora passiamo al passo successivo. L'uomo che si vede dal di fuori, può quindi misconoscere il valore assoluto, condiviso dell'identità e della deità, fuori da un contesto prettamente evolutivo strutturale. Io e Dio non sono altro che creazione, che sensazioni (dare senso) cui l'uomo è naturalmente portato. Il nostro cervello è per sua natura potato alla contraddizione, si figura un Io, un Dio ed è in grado di misconoscerne il valore (fuori dalla necessità della specie). Ma l'uomo è portato alle attribuzioni di valore, di senso (vedi qualche riga sopra). Quando queste cadono (l'uomo è pure in grado di vedersi dal di fuori) si è nella crisi, nel nulla del sé.
Bene e male non diventano altro che questioni di sopravvivenza (bene è ciò che è conveniente per sé e per gli altri...vedi non belligeranza, pace, male ciò che porta alla morte di un sé o del sé d'un altro...chi uccide ha buone probabilità di essere ucciso). Pure la morale perde il suo valore assoluto. C'è un’ ulteriore questione, che non sto qui a tentare di spiegare. La butto li come provocazione. Questa contraddizione fra il cervello che sensa la realtà e il cervello che potenzialmente può misconoscerne il valore non è adatta alla vita. Sospetto che l'uomo sia inadatto alla vita perché pur misconoscendo io e dio, non può rinunciarvi. Anche l'ateo più convinto in un momento di dolore lancinante prega Dio perché finisca. Anche il più efferato misconoscitore dell'identità non può che riferirsi a sé e agli altri adoperando questi termini. Primo perché sono propri della struttura del nostro cervello, secondo perché sono parte del linguaggio (altra mega-cazzata-che ci fotte di brutto) che si usa continuamente. Perché l'uomo è inadatto alla vita?...perché quando si imbatte nel non-senso (ed è brutto davvero, per questo tutti fuggono da tali considerazioni e vi sono fastidiati) non può che misconoscere il valore della sua stessa intelligenza, dell'io, di dio, del valore di un qualsiasi progetto, di una qualsiasi morale-etica fuori dalla mera convenienza animale (non esiste libero arbitrio...chi avesse la possibilità di essere onnisciente anche solo per un istante, conoscerebbe subito tutto il passato e tutto il futuro dell'universo...vedi determinismo-materialismo. Non come un veggente ma come colui che conosciute tutte le cause prevede ogni conseguenza)...So che non mi sono spiegato bene, il discorso è molto complesso. Ad ogni modo un paio di considerazioni alla portata di tutti possono aiutare: L'uomo sta distruggendo il proprio ambiente, e sarà l'unica specie ad auto estinguersi... Si tende alla morte, e non è una considerazione spazio-temporale, è una conseguenza dell'immane idiosincrasia che ci pervade.
 

franceska

CON LA "C"
L’apoteosi della semplicità… :paura:

Or qui mi prostro a cor sconnesso e
sippur con lo capo mio scomposto
mi desumo confusa da sì tanta limpidezza.

(Sergio ma dove satanino sei finito? STOP “ricogliti” Urge perla saggezza STOP)
 

asiul

New member
Certo che se per avere una "perla" di saggezza dobbiamo rivolgerci a rufo, siamo (ma è più siete) messi proprio male. :roll:

Non si riceve la saggezza, bisogna scoprirla da sé, dopo un tragitto che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché essa è una visuale sulle cose.
(M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto)
 
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franceska

CON LA "C"
Perché “dovete” siamo, siete? :?

IO” ho mandato un messaggio di pura simpatia a Sergio, mica ho invitato tutto il forum…
 
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