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Ana aspetta ogni mattina, felice, il ritorno dalla pesca del marito e dei tre figli in un porticciolo andaluso. La guerra civile spezza quel sogno: Ana si ritrova sola per tanti anni, in quella casa in riva al mare. Chiusa nel dolore e nel rifiuto, diventa "Ana no". Un filo di speranza la sostiene: rivedere l'unico figlio rimasto, prigioniero a vita in un carcere nel nord della Spagna. A settant'anni, chiude l'uscio di casa e parte a piedi con il pandolce che lei stessa ha preparato per lui. Un viaggio d'amore e di morte, di scoperta e d'iniziazione, sublimato dalla scarna scrittura di Gomez-Arcos.
Ana Paucha, singolare personaggio di un piccolo romanzo capolavoro che intraprende un viaggio(a piedi) verso il nord della Spagna (franchista)per raggiungere il suo ultimo figlio prigioniero.Ultimo in tutti i sensi: ultimo nato e unico sopravvissuto.
Nel corso del tempo Ana perde la sua famiglia, poi gli averi, l'identità, il nome, la bellezza....ma tuttavia lei non dispera.
Nel suo viaggio incontra la cattiveria , la stupidità, una stanchezza senza nome, la fame, la sete,la solitudine e il dolore di esistere.
Incontra 3 compagni di strada: una cagna, vecchia e affamata quanto lei, un musicista cieco (che però vede l'essenziale dall'interno) e la compagnia di un circo ambulante di terza categoria.
Vale a dire l'Innocenza, la Poesia e la Follia, tre tipici oggetti della derisione e del rifiuto sociale.
E' un romanzo di una bellezza struggente, ha suscitato in me una tenerezza verso il personaggio di Ana,ferita dalla vita ma forte e temeraria nello stesso tempo, mi ha fatto percorrere un viaggio di coraggio e determinazione lungo il suo difficile percorso.
Mi piace il modo e lo stile dell'autore nel descrivere in modo piuttosto sintetico e con frasi brevi e ricche di punteggiature.
E' poesia...nonostante la protagonista stia vivendo un dramma di amore e morte.
Nato nel 1939, nell'andalusia Almeria, Agustin Gomez-Arcos amava definire se stesso uno scrittore libertario, nonché libertino.Per fuggire alla censura di Franco lasciò la Spagna nel '66 scegliendo come terra d'esilio la Francia, di cui adottò la lingua. Al suo primo romanzo, L'agnello carnivoro, fecero seguito Maria Republica e Ana no.
La sua feroce denuncia del franchismo e delle compromissioni politiche della chiesa è enfatizzata da un senso poetico travolgente che accomuna a sorpresa l'accanito scrittore anticlericale alla grande tradizione dei mistici spagnoli.
Morì a Parigi nel 1998.
Ana Paucha, singolare personaggio di un piccolo romanzo capolavoro che intraprende un viaggio(a piedi) verso il nord della Spagna (franchista)per raggiungere il suo ultimo figlio prigioniero.Ultimo in tutti i sensi: ultimo nato e unico sopravvissuto.
Nel corso del tempo Ana perde la sua famiglia, poi gli averi, l'identità, il nome, la bellezza....ma tuttavia lei non dispera.
Nel suo viaggio incontra la cattiveria , la stupidità, una stanchezza senza nome, la fame, la sete,la solitudine e il dolore di esistere.
Incontra 3 compagni di strada: una cagna, vecchia e affamata quanto lei, un musicista cieco (che però vede l'essenziale dall'interno) e la compagnia di un circo ambulante di terza categoria.
Vale a dire l'Innocenza, la Poesia e la Follia, tre tipici oggetti della derisione e del rifiuto sociale.
E' un romanzo di una bellezza struggente, ha suscitato in me una tenerezza verso il personaggio di Ana,ferita dalla vita ma forte e temeraria nello stesso tempo, mi ha fatto percorrere un viaggio di coraggio e determinazione lungo il suo difficile percorso.
Mi piace il modo e lo stile dell'autore nel descrivere in modo piuttosto sintetico e con frasi brevi e ricche di punteggiature.
E' poesia...nonostante la protagonista stia vivendo un dramma di amore e morte.
Nato nel 1939, nell'andalusia Almeria, Agustin Gomez-Arcos amava definire se stesso uno scrittore libertario, nonché libertino.Per fuggire alla censura di Franco lasciò la Spagna nel '66 scegliendo come terra d'esilio la Francia, di cui adottò la lingua. Al suo primo romanzo, L'agnello carnivoro, fecero seguito Maria Republica e Ana no.
La sua feroce denuncia del franchismo e delle compromissioni politiche della chiesa è enfatizzata da un senso poetico travolgente che accomuna a sorpresa l'accanito scrittore anticlericale alla grande tradizione dei mistici spagnoli.
Morì a Parigi nel 1998.
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