Critica riproduttiva ed esplicativa

Dumas80

New member
Chi di voi mi sa spiegare, in parole semplici, che cosa sono esattamente la critica letteraria esplicativa e la critica letteraria riproduttiva?
 

asiul

New member
Il discorso sarebbe più elaborato,ma ci proviamo. :)

La critica ha tre funzioni : valutativa , esplicativa e riproduttiva.
Quella esplicativa si basa sull' interpretazione e commento del testo. È una critica scientifica, scevra da valutazioni personali.La critica riproduttiva, avanza parallelamente al testo, diventa un nuovo testo, influenzato e generato dal primo e ne descrive l’origine e lo sviluppo.
 

mame

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Critica letteraria

Il vasto ambito della critica letteraria comprende i discorsi relativi alla natura e ai principi della letteratura, quelli sui generi e sulle loro regole interne, sulla funzione e la destinazione della letteratura; ma soprattutto comprende le analisi, le valutazioni, i giudizi, i percorsi interpretativi relativi alle singole opere letterarie. Inoltre presuppone il lavoro della filologia, cui spesso si accompagna. Tende a essere, da varie angolazioni, un discorso sul linguaggio, cioè un linguaggio sul linguaggio e quindi un metalinguaggio, anche se non si può dimenticare il contesto socio-culturale in cui esso si sviluppa e che talvolta lo condiziona in modo fortemente ideologico.

Cenni storici

Quando in una società la letteratura acquista un suo status forte, vi si affianca un'attività critica. Ciò accadde già nel VI secolo a.C., quando Teagene di Reggio dette un'interpretazione allegorica dell'opera di Omero, e poi nel IV secolo a.C. con Aristotele, la cui Poetica orientò per secoli il gusto occidentale. Ma una scienza della letteratura e, al suo interno, la critica letteraria nacquero in età alessandrina, quando l'epicentro culturale passò da Atene ad Alessandria d'Egitto e quando vi si costituì una scuola filologico-critica che elaborò buona parte del lessico della critica letteraria moderna. Anche il Medioevo sviluppò la critica letteraria: basti citare le razos provenzali (informazioni e commenti che introducevano i canzonieri) e il De vulgari eloquentia di Dante. Tuttavia la consapevolezza dell'autonomia della critica letteraria, tanto nel produttore quanto nel destinatario, è un fatto più recente. Essa si sviluppò nel Rinascimento a partire dal secondo Cinquecento, a margine delle discussioni di poetica, per poi affermarsi con la saggistica dell'Illuminismo e, in seguito, con quella romantica, quando nacque la figura del critico professionale.

I centri principali della critica letteraria sono quelli dell'insegnamento universitario e dell'organizzazione culturale delle case editrici, capaci di orientare le scelte e di imporre i testi all'interno di un mercato culturale in cui i giudizi di valore lasciano sempre di più spazio alla funzionalità sociale delle opere entro una società di massa i cui bisogni di consumo diventano criteri di scelta.

Tipologia della critica letteraria

Le forme della critica letteraria sono molte e la loro classificazione presuppone una scelta di metodo. L'aggettivo che di solito si accompagna al termine "critica" indica l'area culturale e la metodologia impiegata: critica romantica, positivista, marxista, simbolica, allegorica, stilistica ecc. Ma se, trascurando il metodo impiegato e l'area culturale che connota i principi della critica, di questa si considerano le finalità e, insieme, il modo di porsi di fronte al suo oggetto, è possibile raggruppare le varie forme di critica in tre tipologie fondamentali, tre tendenze tra loro contigue: la critica valutativa, la critica esplicativa e la critica riproduttiva.

La critica valutativa sembra esprimere la funzione più tipica del critico, che è quella del giudizio (il termine "critica" deriva dal greco krínein, "giudicare"). È funzione fondamentale, esercitata, seppure sommariamente, anche dal lettore: quella che esprime un giudizio sul bello o sul brutto, sul vero o sul falso, sul buono o sul cattivo, cioè su ciò che è regolare (rispondente a regole letterarie, di gusto, politiche, ideologiche, morali ecc.). È la critica che più di tutte risulta legata alle ideologie e al gusto dominante, quella più direttamente connessa al potere e quella in cui il critico si fa portavoce, più o meno consapevole o deciso, di un'ortodossia o di una qualsivoglia funzione civile, sociale o politica o educativa in senso lato.

Tuttavia il critico è anche un mediatore, che svolge il compito di orientare il pubblico con le sue interpretazioni e con i suoi commenti. In ciò risiede la funzione della critica esplicativa. Essa si svolge nei luoghi della trasmissione del sapere come la scuola, ma è anche buona parte della critica che mira ad apparire scientifica, evitando il terreno instabile del "giudizio" (critica valutativa). La critica esplicativa ha le sue origini nel commento dei testi sacri per gli ebrei e dei testi omerici per i filologi alessandrini. Nel Medioevo divenne in prevalenza esplicazione dei significati. La Vita nuova di Dante presenta una curiosa combinazione di testo narrativo in versi duplicato in prosa e commenti ai versi, per cui il confine tra narrazione ed esplicazione è labile. Varie sono state in seguito le funzioni svolte dalla critica esplicativa. In età positivista, ad esempio, era critica delle fonti e accertamento dei dati documentari (con la "scuola storica" di Giosue Carducci). In tempi recenti la critica esplicativa si è orientata verso l'esame di come funziona un testo, mirando a indicarne le strutture e le funzioni; e in questa operazione si è affidata, in particolare, ai contributi della linguistica.

La critica riproduttiva è, da un lato, la più lontana dalle ambizioni scientifiche proprie della critica esplicativa e mostra scarso interesse per la formulazione di giudizi, anche se si tratta spesso di un presupposto taciuto; dall'altro lato, fondandosi sull'idea che il confronto col testo sia un'avventura in cui il lettore si incontra con l'autore, è la più vitale e partecipativa. È una forma di critica tale per cui il lettore si pone non fuori ma dentro il testo, in una sorta di partecipazione mimetica, e che per questa via tende quasi a rifare il testo. Il rischio di questa critica, che ebbe largo corso in età romantica, è quello di abbandonare il rigore storico-linguistico e scadere così a critica impressionistica. Questa non è la critica degli specialisti e dei "professori", bensì di autori che si confrontano con altri autori; e le loro percezioni hanno acquistato in molti casi maggiore credito delle spiegazioni dei critici di professione. È il caso, come ricorda Franco Fortini, di critici come Goethe, Balzac, Proust, Montale.

dal sito http://www.7doc.it/letteratura/23164-critica-letteraria.html
 
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