King, Stephen - Scheletri

Shoofly

Señora Memebr
Scheletri (“Skeleton Crew”, 1985) è stato il mio primo libro di Stephen King, preso in prestito alla biblioteca comunale del paese dove c’era un’intera collezione dei suoi libri. Avevo molti pregiudizi al riguardo, considerandolo uno scrittore commercialotto di quart’ordine. In seguito ho modificato questa mia opinione: King è un ottimo cervello, pieno di idee folgoranti (e anche furbette ma non è questo il peggio :twisted:), le coltiva amorevolmente per le prime 100 pagine poi... sembra perdere interesse, piano piano si stanca ed arriva al finale annoiato e deciso a chiudere lì, come va va.
Chi legge però è carico di aspettative, vorrebbe promesse mantenute e invece (spesso) è costretto a rimanere a bocca asciutta. :W Io, ad esempio, lungi dall’arrendermi, ho provato ogni volta a concedere “la seconda possibilità” (che poi è diventata terza, quarta, ecc.) iniziando subito a leggere una sua nuova storia. Forse è proprio questo il giochetto che fa fare a certi scrittori (talentuosi > prolifici > discontinui) un sacco di grana.

In ogni caso credo che Stephen King (come la maggior parte degli scrittori che hanno trattato e trattano il suo stesso genere) dia il meglio di sé nel racconto breve, fulminante, che non dà il tempo di stancarsi di un’idea ma consente di portarla avanti “viva” fino in fondo.

“Scheletri” è, per l’appunto, una raccolta di 22 racconti del “brivido”, non la migliore di King perché troppo eterogenea e piena di smagliature (“A volte ritornano" e "Stagioni diverse" sono di qualità superiore) ma certamente consigliata se si è estimatori del genere.

I racconti che – a mio parere – meritano di essere segnalati sono solo tre, ma si tratta di veri capolavori:

Il primo, La nebbia ("The Mist"), dal quale il regista Frank Darabont nel 2007 ha tratto l’omonimo film (bellissimo), narra di un gruppo di malcapitati che trovano rifugio in un supermercato del New England dopo che una misteriosa nebbia ha improvvisamente avvolto l’intera città in una fitta coltre piena di mostri in agguato.

La zattera (“The raft”) è stato anch’esso riadattato per il cinema (costituisce il secondo episodio del film “Creepshow 2”): quattro studenti al lago, sopra una zattera, cercano di difendersi da una misteriosa "macchia" galleggiante che li assedia.

Dulcis in fundo L'arte di sopravvivere (“Survivor type”), il migliore in assoluto. E’ la vicenda, narrata in forma di diario, di un naufrago su uno scoglio sperduto. Descrive, con un ritmo teso e allucinante, i tentativi disperati del protagonista per riuscire a sopravvivere in un ambiente tanto inospitale, fino all’atroce epilogo.

C’è da chiedersi perché quest’ultimo non abbia ancora una trasposizione cinematografica....

Un tema del genere (anche se con intenti diversissimi) ha già interessato francesi (Cannibal Love di Claire Denis, 2001; Dans ma peau di Marina De Van, 2002) e prima ancora i giapponesi (Naked blood di Hisayasu Sato, 1995 tra i più terribili!:OO)... ma si sa, a Hollywood s’è sempre preferito non “disturbare” troppo.:mrgreen:
 

isola74

Lonely member
Come mi è già capitato con altre raccolte di racconti di King,anche questa volta sono pochi quelli che si salvano: ai primi due di Spilla, La nebbia e La zattera, aggiungerei La scorciatoia della signora Todd, ma solo perchè mi ha fatto sorridere, Il word processor degli dei (sarebbe bello averne uno!!!) e L'uomo che non voleva stringere la mano.

Tutto sommato, però, non è un libro che consiglierei
 
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