Kafka, Franz - Il silenzio delle sirene

Nikki

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"Ma Odisseo tuttavia, per così dire, non udì il loro silenzio, e credette che cantassero e di essere lui solo protetto dall'udirle. Di sfuggita vide sulle prime il movimento dei loro colli, il respiro profondo, gli occhi pieni di lacrime, le bocche socchiuse, ma credette che questo facesse parte delle arie che non udite risuonavano intorno a lui. Ma tutto ciò sfiorò appena il suo sguardo fisso nella lontananza, le Sirene sparirono davanti alla sua risolutezza e, proprio quando era più vicino a loro, non seppe più niente di loro".

Per il testo completo, http://www.forumlibri.com/forum/sho...ranz-Il-processo/page3?highlight=kafka+sirene
post #33

"Anche le sirene cantavano così, si fa loro torto se si pensa che volessero sedurre, sapevano di avere gli artigli e il grembo sterile, di ciò si lamentavano a gran voce, non avevano colpa se il loro lamento era così bello".
F. Kafka, lettera a Robert Klopstock del novembre 1921
 

Nikki

New member
"Sebbene con molte cautele, Kafka avanza un'altra versione della leggenda delle Sirene: l'unica nella quale, evidentemente, crede. Ulisse non è affatto quell'eroe limitato e puerile, che, per gioco, Kafka aveva supposto: è rimasto l'uomo dell'Odissea; insieme dotato della più sottile saggezza religiosa e di quelle astuzie umane che ci permettono di ingannare gli dèi e di convenire con loro. Quando vede le Sirene girare il collo, respirare profondamente con gli occhi pieni di lacrime, e aprire appena le labbra, non crede che esse cantino; né che l'artifizio della cera gli impedisca di udire. Capisce che le Sirene tacciono: che egli assiste al silenzio e alla morte degli dèi. Ma, al contrario degli altri uomini, non si lascia vincere dalla seduzione di questo silenzio, credendo di averli sconfitti con le proprie forze. Astuto come una volpe, finge di credere che essi cantino ancora.
Questo Ulisse moderno è Kafka, l'uomo che ci ha insegnato a convivere con la morte degli dèi. Quando l'ultimo cinese della provincia non riceve il messaggio dell'imperatore, capisce che l'antico dio è morto, eppure continua a vivere, "senza speranzia e pieno di speranza", nel sogno e nel ricordo di lui. Ulisse comprende che la morte degli dèi è la prova suprema che gli dèi ci impongono nella nostra epoca, l'ulima astuzia divina nel corso di una lunga battaglia con gli uomini. Se vuole sopravvivere, non può che contrapporre astuzia ad astzia; e finge di essere un uomo limitato, puerile, che crede nella protezione dell'albero e della cera. Chi più volpe di lui? Ma, al tempo stesso, chi più devoto e religioso di lui? Perché, nel mondo desolato, che la morte degli dèi apre al cuore degli uomini, egli continua ad ascoltare la loro voce immortale - così tremenda, così implacabile e ricca di seduzione, come mai era stata finora
".

Pietro Citati, Kafka
 

Nikki

New member
Sembra molto interessante! Grazie Nikki, metto in wish list! :)
La stanchezza mi rende avventata.
Stavo per risponderti che, essendo talmente corto, ci avresti messo più tempo a metterlo in wish list che a leggerlo..
In realtà, la profondità e consistenza delle parole potrebbero richiedere almeno una giornata intera di intensa concentrazione...se non una vita addirittura..
Il ritmo è segnato dalla sostanza che leggiamo..:MUCCA
 

skitty

Cat Member
E' proprio vero Nikki! Vedrò di procurarmelo e di leggerlo con la dovuta attenzione :)
(OT: questa mucca è irresistibile :MUCCA)
 

Mizar

Alfaheimr
Mi sento peregrinamente "citato":mrgreen:

Comunque sia, confido di non apparire quale kafkiano fondamentalista (ciò che, forse, sono) se affermo che questa è una delle opere più geniali del novecento. Un'ontologia dell'umano. SbAv................


Nikkina, preparati:
..e non dico altro...
 
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