Mishima, Yukio - Il padiglione d'oro

velmez

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Il padiglione d'oro (Kinkakuj) è un romanzo di Yukio Mishima pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1956. È un tentativo di mettere in forma di romanzo i propri concetti estetici e filosofici, in cui ogni evento della narrazione assume un significato simbolico.

Il libro narra la storia di Mizoguchi, monaco buddista balbuziente che, nel 1950, incendia uno dei santuari più belli di Kyōto, il Kinkaku-ji.

L'incendio del Padiglione avvenne nell'estate del 1950, il 2 luglio, per mano di un giovane apprendista del tempio stesso, Hayashi Yoken. Secondo quanto riportato dai giornali dell'epoca, Hayashi appiccò il fuoco nel tentativo di un doppio suicidio; la sua speranza era perciò di morire assieme al padiglione. Tuttavia, pare che all'ultimo momento abbia perso coraggio e sia fuggito sulla collina dietro al tempio. Le motivazioni riportate dallo stesso Hayashi sono due: vendetta contro il superiore del tempio, che gli aveva negato la possibilità di accedere allo status di maestro, e un'intensa invidia nei confronti della bellezza del tempio.


Mishima in questo libro cerca di immedesimarsi nel protagonista cercando di fare un'ipotesi del motivo che ha spinto questa persona a commettere quest'atto. Egli parlando in prima persona parla, da un lato, della formazione della personalità di questo ragazzo, ma descrive anche l'ossessione che nasce in lui per la bellezza e i suoi enormi sforzi per distruggerla. La contrapposizione più forte che si può notare in questo libro tra lui e la bellezza è rappresentata appunto dal Kinkakuji ed è per questo motivo che dopo, anche se con molti ripensamenti, lo distrugge. Fondamentale in questo libro non è solo la contrapposizione con la bellezza che si crea con il protagonista, ma anche la presenza di un personaggio secondario cioè Kashiwagi, amico zoppo e cinico di Mizoguchi che nel corso del libro commenta varie parabole Zen.

E' il primo libro che leggo di Mishima emi sento un po' delusa... però delusa di me stessa... mi rendo conto di come sia fine la scrittura, i simbolismi a volte geniali, in più è estremamente delicato nel raccontare la cultura giapponese... eppure in certi punti l'ho trovato terribilmente noioso...
non so sono combattuta...
 

elisa

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[FONT=&quot]Nel 1950 avvenne il fatto che ispirò a Mishima questo "Padiglione d'oro", che è del 1958: un giovane accolito buddista, deforme e balbuziente, dà fuoco a uno dei maggiori monumenti dell'arte giapponese, il padiglione di un celebre santuario di Kyoto, il Kinkakuji, il quattrocentesco tempio zen. La storia di questo clamoroso gesto è raccontata da Mishima con aderenza alla cronaca, ma in modo da assegnare un senso simbolico ossia problematico all'azione del piromane.

Il romanzo offre diverse chiavi di lettura e quelle che mi hanno attratto maggiormente sono quella del dissolversi della coscienza di un monaco che cerca la spiritualità e che invece attraverso un percorso di avvicinamento alla vita reale trova un se stesso completamente diverso dalle aspettative sue e altrui e quella della ricerca della bellezza come sostanza formante della vita. Il romanzo nonostante i forti accenti filosofici e spirituali scorre senza difficoltà.


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