Il vino nella poesia

Ahimè..so che rischio(ma spero non sia cosi'..)etichette discutibili ma..penso possa essre interessante come ricerca e confronto.
Ovviamente.....inizio io.

Tavolo.

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C. BAUDELAIRE da "I fiori del male"


IL VINO DELL'ASSASSINO


Mia moglie è morta, e son libero!
Posso bere finalmente a sazietà.
Quando rientravo senza un soldo
Con le sue grida mi straziava l'anima.

Or mi sento felice come un re:
L'aria è pura e il cielo splendido...
Era proprio un'estate così
Quando m'innamorai di lei.

Per placare questa sete che mi strazia

ci vorrebbe tanto vino quanto

può contenerne la sua tomba;

e non è dir poco.


Perché io l'ho buttata in fondo a un pozzo,
E in più le ho gettato addosso

Tutte le pietre del parapetto.

Potrò dimenticarla?


In nome dei profondi giuramenti
Da cui nulla ci può mai slegare,
Per tornare ad amarci
Come al tempo delle nostre ebbrezze,

L'ho supplicata di trovarci ancora,
Di notte, in una strada solitaria.
Lei è venuta, pazza creatura!
Siamo tutti un po' pazzi a questo mondo!

Era ancora carina,
Sebbene un po' sfiorita,
Ed io l'amavo troppo, e allora le ho detto:
Esci da questa vita!

Nessuno può capirmi: forse che
Un di quei tanti stupidi beoni
Ha mai pensato in qualche notte d'incubo
Di trasformare il vino in un sudario?

Tutti questi cialtroni invulnerabili,
Fantocci di ferro
Mai e poi mai, né d'estate né d'inverno,
Han conosciuto il vero l'amore,

Con i suoi neri incantesimi,
L'infernale suo seguito di allarmi
Le fiale di veleno, le sue lagrime,
Gli stridor di catene e di ossami!

-Eccomi libero e solo!
Questa sera sarò ubriaco fradicio;
E allora, senza tema né rimorso,
Mi sdraierò sul suolo,

E dormirò come un cane!
Un carro con le sue pesanti ruote,
Carico di pietre e fango,
O un treno furioso, se vuole

Potrà schiacciar la mia testa colpevole
O anche tagliarmi a metà:
Io me ne infischio del Signore,
Del Diavolo, e di tutti i Sacramenti
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ODE AL VINO di Pablo Neruda

Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio
della terra,
vino, liscio
come una spada d`oro,
morbido
come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte
ti nutri di ricordi
mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo
lacrime passeggere,
ma
il tuo bel
vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane
nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri,
rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell`amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d`improvviso
il tuo fianco
è la curva colma
della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell`alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma
amiciziadegli esseri, trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni
goccia d`oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l`autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l`uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.
 
L'IMPOSSIBILITA', COME IL VINO

L'Impossibilità, come il Vino
Eccita l'Uomo
Che l'assapora; La Possibilità
È insipida - Aggiungi

Una pur pallida traccia di Rischio
E nel Sorso di prima
Un incantesimo produce l'ingrediente
Certo come una Condanna -



EMILY DICKINSON
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Calice di Fernando Pessoa


Calice della mia comunione
con quel che luccica e che ho perduto!
Comunione-patto di unione
tra me e i miei sogni!
O calice soprattutto dell’amore!
Nel tuo vino, fantasma del vino della terra
per labbra che sono fiori di Dio,
la mia anima ha intinto l’ostia
delle mie presaghe ore.​
Le mie labbra sono come labbra baciate.
La mia anima triste canta felice.
O splendore che attraversa la bruma
delle ali trepidanti degli angeli!
Io mi sento, centro della luna di Dio,
di nuovo un bambino, fuori della strada della vita,
e ricordo come ero
quando mi risvegliai da Dio
e sentii il mondo attorno a me.​
 

SALLY

New member
l'anima del vino _ charles baudelaire

"Dentro a questa mia prigione di vetro e sotto i rossi suggelli, verso te sospingo, o caro diseredato, o Uomo, un canto pieno di luce e di fraternità.
So bene quanta pena, sudore, e quanto sole cocente, sopra la collina in fiamme, son necessari per donarmi vita ed infondermi l'anima.
Ma ingrato non sarò, né malefico, ché provo immensa gioia quando nella gola cado d'un uomo usato dal lavoro:
il suo petto per me è una dolce tomba e mi ci trovo meglio che nel freddo delle cantine.
Odi risuonare i ritornelli delle tue domeniche e la speranza che bisbiglia dentro al mio seno che palpita?
Coi gomiti sopra il tavolo mentre ti rimbocchi le maniche, mi vanterai e contento sarai: della tua donna affascinata accenderò lo sguardo; robustezza ridarò a tuo figlio e i suoi colori, e sarò per codesto esile atleta della vita, l'unguento che rafforza i muscoli dei lottatori.
In te cadrò, ambrosia vegetale, grano prezioso, sparso dal Seminatore eterno, perché poi dal nostro amore nasca la poesia che a Dio rivolta spunterà in boccio come un raro fiore."
 

SALLY

New member
TRILUSSA - VINO BONO




Mentre bevo mezzo litro
de Frascati abboccatello,
guardo er muro der tinello
co’ le macchie de salnitro.

Guardo e penso quant’è buffa
certe vorte la natura
che combina una figura
cor salnitro e co’ la muffa.

Scopro infatti in una macchia
una specie d’animale:
pare un’aquila reale
co’ la coda de cornacchia.

La c’è un orso, qui c’è un gallo,
lupi, pecore, montoni,
e su un mucchio de cannoni
passa un diavolo a cavallo.

Ma ner fonno s’intrevede
una donna ne la posa
de chi aspetta quarche cosa
da l’Amore e da la Fede…

Bevo er vino e guardo er muro
con un bon presentimento;
sarò sbronzo, ma me sento
più tranquillo e più sicuro.
 
TRILUSSA - VINO BONO




Mentre bevo mezzo litro
de Frascati abboccatello,
guardo er muro der tinello
co’ le macchie de salnitro.

Guardo e penso quant’è buffa
certe vorte la natura
che combina una figura
cor salnitro e co’ la muffa.

Scopro infatti in una macchia
una specie d’animale:
pare un’aquila reale
co’ la coda de cornacchia.

La c’è un orso, qui c’è un gallo,
lupi, pecore, montoni,
e su un mucchio de cannoni
passa un diavolo a cavallo.

Ma ner fonno s’intrevede
una donna ne la posa
de chi aspetta quarche cosa
da l’Amore e da la Fede…

Bevo er vino e guardo er muro
con un bon presentimento;
sarò sbronzo, ma me sento
più tranquillo e più sicuro.

bhe.......deliziosa Sally.
trilussa è troppo simpatico.
T.
 
Ed ecco il Pasto'
elegante poeta settecento padovano che con il Goldoni e con Ruzzante ha decantato la dolce vita al vino dei Colli padovani.

"Fra tante bele cosse / che natura al mortal dispensa e dona, / la prima, la magior, la più ecelente, / che non la cede e gente / e che superba va per ogni logo, / perché tuti la vol, tuti la brama, / onorada da tuti / qual celeste regalo soprafin, / che ‘l cuor uman consola, / son certo, né m'ingano, lu xe ‘l vin».


T.:)
 

Shoofly

Señora Memebr
GIUSEPPE GIOACHINO BELLI (Roma, 1791 - 1863)



ER VINO


Er vino è ssempre vino, Lutucarda:
Indove vòi trovà ppiù mmejjo cosa?
Ma gguarda cqui ssi cche ccolore!, guarda!
Nun pare un'ambra? senza un fir de posa!


Questo t'aridà fforza, t'ariscarda,
Te fa vvienì la vojja d'èsse sposa:
E vva', si mmaggni 'na quajja-lommarda,
Un goccetto e arifai bbocc'odorosa.


È bbono assciutto, dorce, tonnarello,
Solo e ccor pane in zuppa, e, ssi è ssincero,
Te se confà a lo stommico e ar ciarvello.


È bbono bbianco, è bbono rosso e nnero;
De Ggenzano, d'Orvieto e Vviggnanello:
Ma l'este-este è un paradiso vero!


(Terni, 3 ottobre 1831)




LI VINI D'UNA VORTA



A ttempi ch'ero regazzotto, allora

Ereno l'anni de ruzzà ccor vino:

Ché sse fasceva er còttimo, ar Grottino,

De bbeve a ssette e a ssei cuadrini l'ora.



E mm'aricorderò ssempr'a Mmarino,

Indove tutti l'anni annàmio fora

D'ottobre a vvilleggià cco la Siggnora,

E cce stàmio inzinent' a Ssammartino.



Llí nnun c'ereno vini misturati

Co cciammelle de sorfo, e cquadrinacci,

E mmunizzione, e ttant'artri peccati.



Bevevio un quartarolo, e ddiscevio : "esci":

E er vino essciva: e vvoi, bbon prò vve facci,

'Na pissciata, e ssinceri com'e ppessci.






ER VINO DE PADRON MARCELLO

Bono! sangue de bbio! bbravo Marcello,
Che oggi nun me dài sugo d'agresta!
Cqua, cqua, 'n'antra fujjetta ugual'a cquesta,
E abbada a nun sbajjatte er caratello.

Oh cquésto se pò ddì vvino de festa!
Gajjarduccio, abboccato, tonnarello...
Ah! tt'arimette er core in ner cervello,
E tt'arillegra senza datte in testa.

Com'è lliggero poi! com'incanala!
Questo arifiata un morto in zepportura,
E tte je fa arimove er cressceccala!

Propio è una manna, è un ettore addrittura!
E ssimmai pe ddisgrazzia uno s'ammala,
Co sto vino che cqui ggnente paura.

17 gennaio 1847
 

Shoofly

Señora Memebr
CECCO ANGIOLIERI (Siena, ca. 1260 - 1300)



RIME





LXV

Tutto quest'anno ch'è, mi son frustato
di tutti i vizi che solìa avere;
non m'è rimasto se non quel di bere,
del qual me n'abbi Iddio per escusato,
ché la mattina, quando son levato,
el corpo pien di sal mi par avere;
adunque, di': chi si porìa tenere
di non bagnarsi la lingua e 'l palato?
E non vorrìa se non greco e vernaccia,
ché mi fa maggior noia il vin latino,
che la mia donna, quand'ella mi caccia.
Deh ben abbi chi prima pose 'l vino,
che tutto 'l dì mi fa star in bonaccia;
i' non ne fo però un mal latino.





GAIO VALERIO CATULLO (Verona, 84? - 54? a.C.)

Carme XXVII

Minister vetuli puer Falerni,
inger mi calices amariores,
ut lex Postumiae iubet magistrae
ebrioso acino ebriosioris.
at vos quo lubet hinc abite, lymphae,
vini pernicies, et ad severos
migrate. hic merus est Thyonianus
.



Ragazzo, versami calici più amari
di Falerno invecchiato,
come vuole la legge Postumia, maestra
ubriaca più di un acino ubriaco.
E l'acqua se ne vada dove le pare
a rovinare il vino, lontano,
fra gli astemi: questo è Tioniano puro.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Alceo (poeta greco VI-VII secolo a.C.)


Beviamo, perché aspettare le lucerne? Breve il tempo.
O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte,
perché il figlio di Zeus e Sémele
diede agli uomini il vino
per dimenticare i dolori.
Versa due parti di acqua e una di vino;
e colma le tazze fino all’orlo:
e l’una segua subito l’altra.


Gònfiati di vino: già l’astro
che segna l’estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l’aria fumiga per la calura.
Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.
Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e la ginocchia.​
 
G

giovaneholden

Guest
Omar Khayyam

Voglio un carico di vino di rubino, e un libro di versi.
M’occorre appena lo stretto necessario, e un mezzo pane.
Poi io e tu seduti in un luogo deserto ...
Questa è una vita superiore al potere d’ogni sultano.
 

luxi

New member
Eduardo De Filippo : E allora bevo

Dint' a butteglia
n'atu rito 'e vino
è rimasto...
Embe'
che fa
m' 'o guardo?
M' 'o tengo mente
e dico:
"Me l'astipo”
e dimane m' 'o bevo?"
Dimane nun esiste.
E 'o juorno primma,
siccome se n'è gghiuto,
manco esiste.
Esiste sulamente
stu mumento
'e chistu rito 'e vino int' 'a butteglia.
E che ffaccio,
m' 'o perdo?
Che ne parlammo a ffà!
Si m' 'o perdesse
manc' 'a butteglia me perdunarria.
E allora bevo...
E chistu surz' 'e vino
vence 'a partita cu l'eternita'!
 
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