Del perché il Sud non è diventato ricco, nonostante fosse ricco.

«Petrolio, ai lucani
solo gli spiccioli»​



di ENZO PALAZZO

MATERA - Il petrolio è dei lucani? La domanda viene spontanea un po’ a tutti tra il Bradano e il Sinni, guardando la misera percentuale che, in royalties sui barili estratti, tocca annualmente alla Basilicata: il 7 per cento appena. Però, e qui la notizia si fa interessante, secondo quanto pubblicato anche da «The Economist» su come ci si regola nel mondo in tema di royalties (fonte Van Meurs Corporation e Maria Rita D’Orsogna, Università di Santa Monica, California), se fossimo in Canada, la divisione sarebbe stata fifty-fifty. Cioè, 50 per cento alla compagnia mineraria e 50 al territorio. Qualcosa in più sarebbe toccato ai lucani se l’Eni in Basilicata avesse applicato ciò che concesse all’Iran nel 1957 (fonte: “L’era del petrolio”, di Leonardo Maugeri, Feltrinelli Editore): il 50 per cento degli utili lordi sottoforma di imposte da aggiungere al 50 per cento degli utili netti, per un totale del 75 per cento. Il resto, il 25 per cento, alla compagnia mineraria che comunque non ci perde, visto che i 159 litri di greggio per barili estratti li trasforma in lucrosa benzina.

Se invece fossimo in Norvegia, alla Basilicata andrebbe l’80 per cento, più una petrolpensione a 4 milioni di abitanti (i lucani sono appena 600mila), e solo, si fa per dire, un 20 per cento ai petrolieri. Se consideriamo che sono 500 i milioni di barili di petrolio ancora da estrarre dal sottosuolo lucano (fonte: il dirigente dell’Eni Giuseppe Tannoia, al convegno tenutosi in Basilicata, Copam 2011, una tre giorni di elogio all’economia fossile organizzato dall’Eni e dalla Regione), la dimensione dell’affare che perde la Basilicata e guadagna la compagnia mineraria, assume dimensioni interessanti. Calcolando, infatti, circa 100 euro al barile, un po’ per praticità di calcolo, un po’ perché effettivamente il prezzo di un barile si avvicina ai 100 euro, è possibile quantificare il tesoro che la Basilicata nasconde sotto le sue viscere: circa 50 miliardi di euro.

Dunque, ricapitolando: se fossimo in Canada, 25 miliardi andrebbero alle società minerarie e 25 alla Basilicata. Se fossimo in Iran nel 1957, 37,5 alla Basilicata e 12,5 all’Eni. Se fossimo in Norvegia, 40 ai lucani e 10 ai petrolieri. Se fossimo in Basilicata, come in effetti siamo, la divisione sarà, invece, di 46,5 miliardi di euro ai petrolieri e di appena 3,5 ai lucani. I quali devono anche digerirsi i costi ambientali e di salute di un’attività impattante ed inquinante. Dunque, di chi è il petrolio?
 

Eliijahh

New member
Che brutta cosa.
Non sapevo neppure che in Basilicata si estraesse il petrolio.
Purtroppo è l'Italia. Non credo ci si possa fare un granchè.
 
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