La superstizione porta...uhm, cosa porta?

Shoofly

Señora Memebr
Secondo Smullyan porterebbe sfortuna.

A parte il gustoso paradosso, quanto pesa (ed ha pesato) la superstizione - e tutto l’apparato di credenze che coinvolge – nello sviluppo storico e culturale delle collettività?

Cosa è cambiato (ammesso che lo sia) dal tempo degli oroscopi sumeri al mago Otelma, passando per Galileo e Grothendieck?


A proposito di questo argomento cito quanto già argutamente osservava Cicerone nel 44 a.C.:

« Assai spiritoso è il vecchio motto di Catone che affermava di meravigliarsi che un aruspice non si mettesse a ridere ogni volta che vedeva un altro aruspice.
Quante sono le cose predette da essi che sono poi accadute?
E se qualcuna si è verificata, quali prove ci sono contro l’eventualità che essa sia accaduta per caso?
Il re Prusia allorché Annibale, esule presso di lui, lo esortava a far guerra a oltranza, diceva di non volersi arrischiare, perché l’esame delle viscere lo dissuadeva. “Dici sul serio?” esclamò Annibale; preferisci dar retta a un pezzetto di carne di vitella che a un vecchio condottiero?”.
Anche Cesare, dissuaso dal grande aruspice dall’imbarcarsi per l’Africa prima del solstizio d’inverno, non si imbarcò egualmente?
Se non l’avesse fatto le truppe dei suoi nemici avrebbero avuto il tempo di concentrarsi in un solo luogo.
Dovrei mettermi a fare l’elenco (che sarebbe davvero infinito) dei responsi degli aruspici senza alcun effetto o addirittura opposto alle previsioni? »
(De divinatione II, 24).


Secondo Cicerone (che a dispetto del suo scetticismo fu addirittura augure) la divinazione avrebbe un solo grande vantaggio per l’umanità, indurre al rispetto delle Leggi.

Uno studio di James Frazer del 1909 ripropone in maniera più articolata, anche se basata sugli stessi concetti, la medesima problematica: presso certi popoli la superstizione magico-religiosa avrebbe consolidato il rispetto del governo, della proprietà privata, del matrimonio, della morale sessuale e della vita umana, contribuendo al costituirsi e al mantenimento dell’ordine sociale.

Non a caso questo libro s’intitola (in maniera volutamente provocatoria) L’avvocato del diavolo.

Che ruolo ha oggi la superstizione nel pubblico e nel privato? Quali le differenze tra religione e superstizione?

E soprattutto: quanto pesano le pratiche superstiziose sulle prestazioni calcistiche???:mrgreen:

Ovviamente scherzo, ma non fa sorridere più di tanto ciò che faceva Johan Cruyff, campione olandese degli anni ’60-’70, quando per tirare jella agli avversari sputava la gomma da masticare nella metà campo rivale prima del calcio d’inizio.

http://3.bp.blogspot.com/_pBXzLQbftTw/TMqy7i14r4I/AAAAAAAADg4/JL37VrID60E/s1600/polpo_paul00.jpg
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
interessantissimo thread cara sciù. Io sono convinto che la superstizione sia la negazione stessa della razionalità. Anche se quando ho scommesso ai mondiali, ho seguito il polpo Paul ogni singolo match:YY:YY:mrgreen:
 

Shoofly

Señora Memebr
Il sogno di dominare la natura - o addirittura il futuro - tramite magia, divinazione e pratiche superstiziose ha coinvolto l’uomo fin dalle sue origini: un’ambizione, questa, che è andata evolvendosi in molteplici forme seguendo percorsi diversi (dalle pratiche divinatorie primitive fino alla moderna “futurologia”, dall’alchimia alla chimica, dall’astrologia all’astronomia).

La divinazione ad esempio scaturisce dalla convinzione che le cose del mondo siano associate a quelle ultraterrene e si muovano contemporaneamente.

"Così in cielo come in terra" rappresenta, da tempo immemorabile, la certezza di una corrispondenza assoluta tra gli elementi della realtà fenomenica e la sfera del trascendente che resta viva, ancora oggi, in molte culture religiose.

Un'iscrizione su tavoletta da Babilonia recita:

<<Le manifestazioni nel cielo così come quelle sulla terra ci danno segni; cielo e terra, ambedue mandano segni univoci ognuno per proprio conto, ma non indipendentemente, perché cielo e terra sono interconnessi; un segno cattivo in cielo è anche cattivo in terra, un segno cattivo in terra è anche cattivo in cielo!>>

(in: G. Pettinato, Angeli e demoni a Babilonia - magia e mito nelle antiche civiltà mesopotamiche, Milano, 2001, pag.10).


Io credo che magia e superstizioni siano strumenti “costruiti” seguendo un’aspirazione che abbiamo avuto da sempre e cioè quella di costringere la Natura a fare ciò che la Natura non ha nessuna intenzione di fare.:mrgreen:
 

SALLY

New member
Io la penso come il sopracitato James Frazer,la superstizione insieme alla religione hanno contribuito al rispetto dell'ordine,agendo sul timore della gente,in effetti non vedo una gran differenza tra religione e superstizione,ambedue si nutrono di riti...anzi no,la religione ha delle radici storiche,però poi sfocia nel poco probabile come la superstizione.

Germano...anch'io ho seguito il polpo Paul,e m'è proprio dispiaciuto quando è morto...povero polpetto.
 

Shoofly

Señora Memebr
Orkoboia è vero :mrgreen:

....ma c'è anche da dire che il Cicero andavasi sempre accompagnando con gli alleati sbagliati!!! Della serie: quando la jella te la vai a cercare.:W

Se almeno fosse campato Cesare l'avvocato non avrebbe avuto nulla da temere (si stimavano troppo quei due, anche da avversari... un po' come Berlinguer e Almirante :mrgreen:).

A proposito di Cesare..... altro grande personaggio che sapeva bene come strumentalizzare politicamente i responsi augurali. Aveva persino un astrologo personale al seguito, un etrusco tarquiniese della nobile famiglia Spurinna.

Fu proprio questi a metterlo in guardia il 15 marzo . Se almeno gli avesse dato retta...:mrgreen:
 

Shoofly

Señora Memebr
Io la penso come il sopracitato James Frazer,la superstizione insieme alla religione hanno contribuito al rispetto dell'ordine,agendo sul timore della gente,in effetti non vedo una gran differenza tra religione e superstizione,ambedue si nutrono di riti...anzi no,la religione ha delle radici storiche,però poi sfocia nel poco probabile come la superstizione.

Germano...anch'io ho seguito il polpo Paul,e m'è proprio dispiaciuto quando è morto...povero polpetto.

Buono polpetto...... patate e prezzemolo!!!:mrgreen:

Tanta differenza non la vedo nemmeno io, almeno per quel che riguarda i principi (e nemmeno i latini, a quanto pare, che usavano la parola "religio" per entrambe le accezioni).

Più che altro la distinzione la vedo nei modi. Ciò che a parer mio diversifica la religione dalla superstizione è l'autorità.

La stessa "autorità" che permette di distinguere tra moneta e oggetto di scambio, tra lingua e dialetto, tra legge positiva e legge naturale.
 

SALLY

New member
C'è da dire che Sciur avvocat Cicerone morì appena dopo aver scritto queste parole :mrgreen:

:Y ....a proposito di superstizione.:mrgreen:


Buono polpetto...... patate e prezzemolo!!!:mrgreen:

Tanta differenza non la vedo nemmeno io, almeno per quel che riguarda i principi (e nemmeno i latini, a quanto pare, che usavano la parola "religio" per entrambe le accezioni).

Più che altro la distinzione la vedo nei modi. Ciò che a parer mio diversifica la religione dalla superstizione è l'autorità.

La stessa "autorità" che permette di distinguere tra moneta e oggetto di scambio, tra lingua e dialetto, tra legge positiva e legge naturale.

Occhio Shoofly....porta male mangiarsi il polpo Paul.:mrgreen:
 

Nerst

enjoy member
Secondo me la superstizione porta a vivere male situazioni innocue: un gatto nero che attraversa la strada, una scala poggiata su di un muro.
Per non parlare di tutti quei riti che si fanno per esorcizzare queste paure.

Per esempio, il prendere in braccio la sposa prima di entrare in casa è dovuto ad una superstizione in cui si credeva che se la sposa avesse inciampato sull' uscio di casa, avrebbe richiamato diverse sventure sugli sposi. Vedete un pò voi!

Mi diverte, invece, tenere un cornetto in tasca o un amuleto, ma dandogli in giusto peso.
 

Shoofly

Señora Memebr
Secondo me la superstizione porta a vivere male situazioni innocue: un gatto nero che attraversa la strada, una scala poggiata su di un muro.
Per non parlare di tutti quei riti che si fanno per esorcizzare queste paure.

Per esempio, il prendere in braccio la sposa prima di entrare in casa è dovuto ad una superstizione in cui si credeva che se la sposa avesse inciampato sull' uscio di casa, avrebbe richiamato diverse sventure sugli sposi. Vedete un pò voi!

Mi diverte, invece, tenere un cornetto in tasca o un amuleto, ma dandogli in giusto peso.

Il giusto peso?:mrgreen: Sei anche tu tra quelli che zitti zitti vanno a leggersi l'oroscopo in fondo al giornale e poi ci ride sopra (ma intanto l'ha letto prima ancora di guardarsi la prima pagina):mrgreen:

A proposito dell'usanza di prendere tra le braccia la sposa quando entra per la prima volta nella casa coniugale.... ebbene è dettata dalla paura dei morti e risale al tempo dei Romani.
Se infatti la sposa inciampava sulla soglia significava che i Lari della casa non la volevano accogliere.
 

Nerst

enjoy member
Se infatti la sposa inciampava sulla soglia significava che i Lari della casa non la volevano accogliere.

Lo trovo comunque ingiusto nei confronti della donna, ma come hai ricordato, era una vecchia usanza romana.

P.S. Odio l' oroscopo, :wink:
 

Shoofly

Señora Memebr
Più che altro io la vedo non come discriminazione nei confronti della donna ma come antipatia per l'estraneo. Chi è costei, chi la conosce, qualcuno ce l'ha presentata?:mrgreen:
I Lari erano tipetti difficili (un po' come la sòcera).....


A me invece l'oroscopo piace, moderatamente ma piace. Allo stesso modo delle vignette comiche sulla Settimana Enigmistica: mi fanno sorridere quando non ho niente da leggere in bagno :mrgreen:
 

Shoofly

Señora Memebr
A proposito di credenze collettive....

riporto qui un interessante articolo comparso su "la Repubblica" del 13 aprile 1995 (p. 33) relativo ad un fenomeno molto diffuso nell'Antichità (come del resto oggi):


le statue piangenti



"Si era nel 181 avanti Cristo, e a Roma le cose non andavano bene.
La pestilenza infuriava, tanto che non si riusciva neppure a seppellire i morti, mentre nel recinto di Marte e della Concordia pioveva sangue.
Come se non bastasse a Lanuvio, sui monti Albani, la statua di Giunone Sospita si era messa a piangere.
Per la verità questo simulacro divino doveva avere una certa facilità alle lacrime, perché risulta anche che circa un secolo dopo comparvero delle gocce di sangue nella cella della divinità.
La Giunone Sospita di Lanuvio era una dea, come dire, un po' di campagna, legata a un culto di fertilità annuale e gelosa custode della verginità delle fanciulle.
Assai simile a una delle nostre "madonnine" che piangono - e che piangono più o meno nelle stesse zone, oltretutto. Ma cosa dire di Apollo?

A Cuma, nel 130 avanti Cristo, una sua statua pianse infatti per ben quattro giorni di fila.

E poi c' erano le statue che sudavano.
Una del dio Mercurio, che sudò ad Arezzo nel 93 avanti Cristo, un'altra del dio Marte, che fece lo stesso a Roma esattamente quarant' anni dopo.

Anche nell' Eneide di Virgilio c' è una statua che suda, il celebre "Palladio" che rappresentava la dea Atena.
Ulisse e Diomede avevano strappato questa statua ai Troiani, ma la dea non ne voleva proprio sapere di stare nel campo greco: il simulacro era addirittura sobbalzato tre volte da terra, i suoi occhi avevano lanciato fiamme e un "sudore salato" aveva invaso le sue membra.

Alcuni commentatori antichi di Virgilio trovavano sconveniente questo aggettivo "salato": che bisogno aveva il poeta di dire che il sudore emanato dalla statua era addirittura "salato"? Non bastava nominare il semplice sudore? Ma il grammatico Servio, che tendeva sempre a dar ragione a Virgilio, replicava così: "L' ha fatto per evitare che il lettore scambiasse questo sudore per un qualunque altro umore".
Se era sudore, simbolo di sofferenza e di travaglio, doveva anche essere salato. I miracoli chiedono precisione. Un po' come il rapporto dei carabinieri che fu letto all' indomani delle prime lacrime della Madonna di Civitavecchia, col maresciallo che recitava:

"Sulla superficie facciale della statuetta abbiamo riscontrato tracce di un liquido di colore rosso contenente cloruro di sodio...".

Perché una statua possa piangere, insomma, non è necessario che raffiguri la Madonna. Piangevano anche quelle di Giunone, anche quelle di Apollo, e lo facevano quando neppure si sospettava che un giorno sarebbero state dedicate delle immagini a una donna ebraica di nome Maria: che peraltro non era ancora nata.

Naturalmente colpisce il fatto che nel repertorio dei prodigi la nostra cultura non sia riuscita ad andare molto più in là del secondo secolo avanti Cristo, e che anzi vengano dedicati telegiornali e speciali tv ad argomenti che facevano arricciare il naso già a Cicerone.
Perché qualcuno dovrebbe pur suggerire al vescovo di Civitavecchia la lettura del De divinatione, per l' esattezza al libro secondo paragrafo 58.
Infatti vi si parla proprio di statue che sudano o si insanguinano. Scriveva Cicerone:

"E pensi che Talete, Anassagora o qualsiasi altro filosofo naturale avrebbe creduto a notizie del genere? Sangue e sudore possono provenire solo da un corpo vivente. Mentre invece una qualche alterazione del colore causata dal contatto con la terra può produrre effetti simili al sangue, e l' umidità proveniente dall' esterno, come accade sugli intonaci dei muri nei giorni di scirocco, può rassomigliare a sudore".

Cicerone è sempre Cicerone. Leggendolo si capisce perché le sue opere avessero a tal punto entusiasmato S. Agostino da fargli prendere la via della filosofia, mentre S. Gerolamo si era meritato addirittura un rimbrotto per essere troppo "ciceroniano".

Ma almeno per ora, pare difficile che il vescovo di Civitavecchia corra questo rischio. Non che a Roma ci fossero solo spiriti laici e illuminati. Tutt' altro.

Almeno ufficialmente, infatti, lo Stato prendeva molto sul serio statue che piangevano, scudi che si insanguinavano o cadevano a terra da soli, piogge di latte, di sangue, di pietre, persino buoi che parlavano - e che in genere raccomandavano di "stare attenti" a qualcosa.
Sia detto per inciso, ma è probabile che questo avvenisse perché in latino "stai attento!" si scriveva sì "cave" ma si pronunziava in realtà "cau", parole abbastanza facile da pronunziare per un bue.
Con tutto ciò, continuo a credere che in fatto di prodigi a Roma ci si comportasse in modo molto più coerente di quanto facciamo noi con i nostri. E questo per un motivo semplice: perché quando una statua si metteva a piangere, a sudare, o a sanguinare, i romani provavano in primo luogo una grandissima paura. E questo fa la differenza.
L' Apollo di Cuma, per esempio, quello che pianse per quattro giorni di fila, i romani volevano buttarlo addirittura in mare tanto erano terrorizzati: e non lo fecero solo perché i cumani riuscirono faticosamente a convincerli che non era necessario. Di fronte a ciò che in latino porta il nome di "prodigium" (si tratti di una statua che suda, di un bue che parla o della nascita di un ermafrodito) i romani traevano infatti la seguente conclusione: una cosa così mostruosa può significare solo che la divinità è irata. E si spaventavano. Se una statua piange, pensavano, vuol dire che il "patto" stabilito con gli dei si è rotto, e dunque bisogna cercare di ristabilirlo al più presto per evitare catastrofi irreparabili.
Passata la paura, e fatta la doverosa relazione al Senato, venivano perciò interpellati gli aruspici, i quali provvedevano a spiegare quale offesa era stata arrecata alla divinità. Dopo di che venivano praticate le necessarie cerimonie di espiazione e finalmente si tornava alla normalità.

In occasione di identici prodigi, invece, sembra che noi moderni tendiamo a comportarci in modo esattamente opposto.
Se una statua della Madonna si mette a lacrimare capita infatti di vedere non scene di panico in piazza ma, incredibilmente, sagrestani che sprizzano gioia anche dalle orecchie, vescovi che rilasciano interviste in tv, parroci che già delimitano gli spazi per la nuova chiesa, amministratori comunali che calcolano i proventi del futuro afflusso turistico. Ci fosse qualcuno che si spaventa, qualcuno che senta il bisogno di domandarsi: ma perché questo accade? Che cosa avremo combinato mai, in Italia, per far piangere una statua?
"
MAURIZIO BETTINI

:wink:
 

SALLY

New member
In occasione di identici prodigi, invece, sembra che noi moderni tendiamo a comportarci in modo esattamente opposto.
Se una statua della Madonna si mette a lacrimare capita infatti di vedere non scene di panico in piazza ma, incredibilmente, sagrestani che sprizzano gioia anche dalle orecchie, vescovi che rilasciano interviste in tv, parroci che già delimitano gli spazi per la nuova chiesa, amministratori comunali che calcolano i proventi del futuro afflusso turistico. Ci fosse qualcuno che si spaventa, qualcuno che senta il bisogno di domandarsi: ma perché questo accade? Che cosa avremo combinato mai, in Italia, per far piangere una statua


Interessante Shoofly,anche questo è un misuratore dei nostri valori,non perchè o chi o che cosa ma how much is it?
 

mame

The Fool on the Hill
Sally, le cornine che hai messo non valgono. Quelle scaramantiche hanno le dita verso il basso. Quelle che hai caricato tu significano semplicemente "cornuto".... :mrgreen:
 

Meri

Viôt di viodi
In occasione di identici prodigi, invece, sembra che noi moderni tendiamo a comportarci in modo esattamente opposto.
Se una statua della Madonna si mette a lacrimare capita infatti di vedere non scene di panico in piazza ma, incredibilmente, sagrestani che sprizzano gioia anche dalle orecchie, vescovi che rilasciano interviste in tv, parroci che già delimitano gli spazi per la nuova chiesa, amministratori comunali che calcolano i proventi del futuro afflusso turistico. Ci fosse qualcuno che si spaventa, qualcuno che senta il bisogno di domandarsi: ma perché questo accade? Che cosa avremo combinato mai, in Italia, per far piangere una statua


Interessante Shoofly,anche questo è un misuratore dei nostri valori,non perchè o chi o che cosa ma how much is it?

I fedeli che pregano davanti a quelle statue piangenti, secondo me, sono spaventati e si pongono delle domande, le loro preghiere lo dimostrano.
Per rispondere alla domanda su questo argomento credo che la vera superstizione, porti ignoranza ed intolleranza. Toccare ferro quando il gatto nero attraversa la strada o quando passa una suora, a mio parere, non è vera superstizione.
 

Shoofly

Señora Memebr
In ogni caso son comportamenti che rappresentano credenze più o meno radicate nei singoli (e a vari livelli nelle collettività).

Io credo che i fedeli che pregano dinanzi alle statue piangenti lo facciano senza troppi dubbi: per ogni domanda generata dalle ragioni dell'essere esistono le ragioni della fede.

E sin qui tutto bene, finché quella fede non rappresenta uno strumento manipolato da chi nella fede vede soltanto il mezzo per esercitare un potere.
Se vogliamo dar retta all'avvocato del diavolo (Frazer) questo mezzo sarebbe nobile e produttivo per la società e addirittura responsabile del suo sviluppo. Ma fidarsi di uno che esercita al servizio di belzebù sarà prudente?:mrgreen:
 

Dayan'el

&#931;&#954;&#953;&#8118;&#962; &#8004;&#957;&#945
La superstizione, inutile dirlo, nasce insieme all'uomo, unitamente alla religione; del resto, ne costituisce probabilmente la più pregnante fenomenologia; tuttavia vale forse andare più nel dettaglio. La filosofia presocratica ci insegna una religione greca, magistralmente riportata in auge da Nietzsche, orientata, al dire di Zarathustra, alla terra, alla presenza terrena: vi scongiuro fratelli, siate fedeli alla terra! è il monito lanciato, discostatevi dal mondo Altro. Ma arriva poi Platone ad introdurre nel pensiero occidentale il concetto di Idea, di mondo imitato a partire da forme eterne ed immutabili, universali perfette; universi, in breve, regolati tra loro dal rapporto di mimesi (da parte del nostro). Da questo momento prende avvio la storia del più lungo errore.

La diffusione della filosofia araba (Avicenna, Averroè) in Europa a partire dal XIII secolo consentì al pensiero aristotelico di rifluire in Occidente, sebbene mediato dalla sapienza sì araba eppure in qualche misura cristiana e non musulmana (furono i siriani cristiani i traduttori di Aristotele in arabo). Insomma, trascorso qualche secolo (Tommaso d'Aquino), si può arrivare ad una rivisitazione del pensiero dominante: il Rinascimento difatti, come già notava la Shoo, è solamente una rivisitazione del pensiero platonico, laddove si propone di svelare ogni ente nel suo rapporto di similitudine con altro, il cruccio di quegli anni era assimilare l'uomo all'universo, microcosmo e macrocosmo. E via di ricorsività, somiglianze intraviste e legittimate dal principio supremo della simpatia, in questo modo acquistano vigore la pratica dell'erudizione e della magia: da una parte il linguaggio specchio del mondo, sua compiuta rappresentazione, pieno accorpamento della realtà nel testo che la scrive, dall'altro rapporti di somiglianza arbitrari, ingiustificati, assolti dall'unica linea-guida della comprensione. Il XVII è il secolo dei segni da carpire e decifrare secondo il loro rapporto; è il mondo stesso è la trama di segni impressi o lasciati da Dio e dunque da cogliere e decodificare: in questo senso di svelamento dei segni divini la magia è divinatio.

Facendo di poi un lungo salto in avanti, sappiamo bene non essere più alla base del sapere, archeologicamente parlando, la similitudine; Cartesio ha combinato un bel po' di danni in proposito, ma adesso possiamo trascurarlo. Il lungo salto prima accennato giunge fino a Nietzsche e alla sua filosofia. Dal buon Friedrich in avanti le cose del mondo non vanno paragonate né misurate, l'uomo è solo nel suo abisso terreno, con tanto di istruzioni per l'uso. Ma, in altro campo, arriva Kafka a dirci: signori miei, checché se ne dica, è d'uopo le sirene cantino ancora. Siate superstiziosi quanto e come vi pare, purché nessun Ulisse si spenga: le sirene hanno da avere voci melodiose.
 
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