Kassir,Samir -Primavere

• Vi posto di questo bel libro il testo dl suo stesso autore, che lo presenta al pubblico
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LA SIRIA VIVE

Prima di cominciare è d'obbligo un augurio, anzi, novantanove auguri.
Un domani, chissà, il contenuto del manifesti per il pluralismo e la libertà firmato da novantanove intellettuali siriani potrebbe diventare qualcosa di assolutamente normale. Per la verità, c'è qualcuno che non ha aspettato domani e sin d'ora ha generosamente contribuito a minimizzare l'evento per alleggerirne la portata, postulando che ogni attività politica è influenzata 'dall'alto'.
In Siria però, è proprio l'attesa di questo domani – un domani in cui i concetti di stato di diritto, diritti umani, pluralismo, democrazia e pubbliche libertà siano parole normali – a imporre di riconoscere alla Dichiarazione dei novantanove un'importanza simbolica, oltre che politica, elevatissima.
Accanto al coraggio personale di ogni firmatario – cosa di per sé lodevole dopo decenni di silenzio imposto – e accanto all'evidente ponderatezza con cui degli intellettuali hanno gestito la stesura di un testo svuotato di qualsiasi complicazione 'intellettualoide', a fare della pubblicazione di questo appello un evento politico per eccellenza è il fatto che contiene un postulato che nell'Oriente arabo quasi stavamo per dimenticare: i cambiamenti provengono dalla società e non ci si deve aspettare che le riforme arrivino dall'alto.
È vero che prendere l'iniziativa 'dal basso', nel caso siriano, richiede che si attenda (e a lungo) prima che la modifica scenda 'dall'alto'. E sarebbe una modifica priva di volontà di cambiamento. Al contrario di quanto è adnata dicendo la propaganda, il trasferimento del potere a Bashàr al-Assad e la sua elezione a presidente della Repubblica non sono stati accompagnati da un qualche chiaro passo in direzione della riforma politica. Il nuovo presidente, infatti, non ha indetto nessuna amnistia generale per i detenuti politici e ha preferito liberarli con il contagocce. Analogamente, la politica dell'informazione non si è data fare, nonostante il settore sia stato affidato a nuovi responsabili. È indubbio che l'inventario dei primi cento giorni di presidenza di Bashàr al-Assad comprende una retromarcia riguardo al rinnovamento politico, senza che nemmeno sia stato tirato in ballo il pretesto di una preminenza dell'impegno per il rinnovamento economico. Tanto fin qui non si è visto niente di memorabile, nonstante il gran parlare che se n'è fatto.
La posizione degli intellettuali siriani, per la varietà delle loro provenienza regionali e i loro orizzonti di pensiero, porta comunque a dire che le riforme non si spezzettano e che il rinnovamento continuerà a essere inadeguato se non traduce in politica i requisiti minimi di pluralismo: rimuovere lo stato di emergenza, rilanciare la libertà e rispettare i diritti dell'uomo e del cittadino, con tutto quello che ciò comporta in termini di scarcerazione dei detenuti e ritorno degli esialiti.
È evidente, da qui in Libano, che questa voce che arriva dall'interno della Siria – e che invita a esprimersi in un «linguaggio umano condiviso» i cui fondamenti sono la democrazia e i prinicipi del diritto ell'uomo – perde di efficacia a causa di un evidente eccesso di zelo di provenienza esterna, soprattutto occidentale, che insiste su presunte condizioni siriane che giustificherebbero un «cambiamento» limitato soltanto alla privatizzazione e all'apertura in materia di economia.
In questo senso, il ritorno della politica alla vita pubblica è evidente, come ha asserito l'iniziative dei noventanove, così come è evidente che vengono fatti paragoni fuori luogo con questo o quell'altro tentativo di apertura. Perché non c'è nessuna peculiarità siriana che implichi, per esempio, di imitare la Cina dove l'apertura va di pari passo con una chiusura politica.
Non c'è nessuna peculiarità siriana, per fortuna. Quello che gli intellettuali siriani dichiarano nel loro manifesto è prima di tutto il desiderio che il loro paese si adegui alle leggi della vita. La cosa più bella in tutto questo è che loro, mentre dichiarano tutto ciò, sono il cuore pulsante, l'immagine delle Siria che vive.
E allora auguri, a lei e a loro.

Samir Kassir
 
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