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Germania, 2010, 98 minuti, cast: Bruno Ganz, Elio Germano, Erika Pluhar, Andrea Osvart, Nicolò Fitz-William
Finalmente è arrivato anche in Italia il film incentrato sull'ultimo libro di Tiziano Terzani, "La fine è il mio inizio", pubblicato dopo la sua morte e scritto a quattro mani col figlio Folco che, accorso dal padre ormai agli ultimi giorni di vita, passava lunghe giornate con lui parlando della sua vita e delle sue idee.
Questo film racconta, con grande delicatezza, proprio quegli ultimi giorni. L'unico Terzani che vediamo (interpretato da Bruno Ganz) è quello anziano, ormai malato, che si appresta a morire sorridendo, se possibile; la sua vita ricca di eventi ed avventure fa semplicemente da sfondo, mentre salgono in primo piano il difficile rapporto con il figlio (un Elio Germano che a me è piaciuto molto) e i panorami silenziosi dell'appennino intorno al paese di Orsigna (a due passi da casa mia, per la cronaca), dove stava il nido a cui Terzani fece ritorno.
Un film lento, riflessivo, fatto di momenti intensi e dettagli curati; penso che abbia interpretato egregiamente il messaggio dell'ultimo libro di Terzani, distaccandosi da tutti quegli aspetti mondani che lo scrittore stesso inseguì per concentrarsi su quell'irripetibile occasione di riflessione e scoperta che è la morte. La "dedica" di quegli ultimi giorni di vita di Terzani fu tutta per il figlio Folco (che ha partecipato alla sceneggiatura del film), un dono che attraverso il libro e quest'ultimo film può giungere almeno in piccola parte fino a noi.
Finalmente è arrivato anche in Italia il film incentrato sull'ultimo libro di Tiziano Terzani, "La fine è il mio inizio", pubblicato dopo la sua morte e scritto a quattro mani col figlio Folco che, accorso dal padre ormai agli ultimi giorni di vita, passava lunghe giornate con lui parlando della sua vita e delle sue idee.
Questo film racconta, con grande delicatezza, proprio quegli ultimi giorni. L'unico Terzani che vediamo (interpretato da Bruno Ganz) è quello anziano, ormai malato, che si appresta a morire sorridendo, se possibile; la sua vita ricca di eventi ed avventure fa semplicemente da sfondo, mentre salgono in primo piano il difficile rapporto con il figlio (un Elio Germano che a me è piaciuto molto) e i panorami silenziosi dell'appennino intorno al paese di Orsigna (a due passi da casa mia, per la cronaca), dove stava il nido a cui Terzani fece ritorno.
Un film lento, riflessivo, fatto di momenti intensi e dettagli curati; penso che abbia interpretato egregiamente il messaggio dell'ultimo libro di Terzani, distaccandosi da tutti quegli aspetti mondani che lo scrittore stesso inseguì per concentrarsi su quell'irripetibile occasione di riflessione e scoperta che è la morte. La "dedica" di quegli ultimi giorni di vita di Terzani fu tutta per il figlio Folco (che ha partecipato alla sceneggiatura del film), un dono che attraverso il libro e quest'ultimo film può giungere almeno in piccola parte fino a noi.