Carlo Sgorlon è nato a Cassacco, Udine nel 1930.
Il Friuli con la sua gente, spesso ripensato in una dimensione fiabesca, dà materia a quasi tutta l'opera narrativa di Sgorlon, vincitore per due volte del premio Campiello con Il trono di legno (1973) e La conchiglia di Anataj (1983).
Esordì nel 1960, con il romanzo Il vento nel vigneto (ripubblicato in dialetto friulano nel 1971, con il titolo Prime di sere), nel quale sono già presenti la predilezione per il mondo contadino e il senso della profonda armonia tra uomo, natura e stagioni che avrebbero contraddistinto tutta la sua opera. Seguirono La poltrona (1968) e La notte del ragno mannaro (1970), in cui si accostò a tematiche più "moderne", quali l'angoscia per la caducità della vita e l'impossibilità per l'uomo di realizzare se stesso.
La luna color ametista (1972) segnò una svolta nella produzione narrativa di Sgorlon, che, a partire dal romanzo successivo, il già citato Il trono di legno, si volse alla narrazione epica di vicende collettive e riscoprì i valori, immutati e immutabili, della civiltà contadina. Epici sono anche Gli dei torneranno (1977), sulla riscoperta delle radici; La carrozza di rame (1979), il racconto delle vicende di una famiglia friulana attraverso cinque generazioni; L'armata dei fiumi perduti (1985, premio Strega), che narra la vicenda di un gruppo di cosacchi sbandati nel corso della seconda guerra mondiale.
Tra i romanzi più recenti si citano Il processo di Tolosa (1998), un insolito romanzo "di avventure e di ide"; Il filo di seta (1999), che narra la vita e i viaggi di Oderico da Pordenone (1265-1331); La tredicesima notte (2001); L'uomo di Praga (2003); Le sorelle boreali (2004), Il velo di Maya e Lo stambecco bianco (2006)
Di lui ho letto:
- Il vento nel vigneto
- Il trono di legno
- La conchiglia di Anataj
- Gli dei torneranno
- L'armata dei fiumi perduti
Il Friuli con la sua gente, spesso ripensato in una dimensione fiabesca, dà materia a quasi tutta l'opera narrativa di Sgorlon, vincitore per due volte del premio Campiello con Il trono di legno (1973) e La conchiglia di Anataj (1983).
Esordì nel 1960, con il romanzo Il vento nel vigneto (ripubblicato in dialetto friulano nel 1971, con il titolo Prime di sere), nel quale sono già presenti la predilezione per il mondo contadino e il senso della profonda armonia tra uomo, natura e stagioni che avrebbero contraddistinto tutta la sua opera. Seguirono La poltrona (1968) e La notte del ragno mannaro (1970), in cui si accostò a tematiche più "moderne", quali l'angoscia per la caducità della vita e l'impossibilità per l'uomo di realizzare se stesso.
La luna color ametista (1972) segnò una svolta nella produzione narrativa di Sgorlon, che, a partire dal romanzo successivo, il già citato Il trono di legno, si volse alla narrazione epica di vicende collettive e riscoprì i valori, immutati e immutabili, della civiltà contadina. Epici sono anche Gli dei torneranno (1977), sulla riscoperta delle radici; La carrozza di rame (1979), il racconto delle vicende di una famiglia friulana attraverso cinque generazioni; L'armata dei fiumi perduti (1985, premio Strega), che narra la vicenda di un gruppo di cosacchi sbandati nel corso della seconda guerra mondiale.
Tra i romanzi più recenti si citano Il processo di Tolosa (1998), un insolito romanzo "di avventure e di ide"; Il filo di seta (1999), che narra la vita e i viaggi di Oderico da Pordenone (1265-1331); La tredicesima notte (2001); L'uomo di Praga (2003); Le sorelle boreali (2004), Il velo di Maya e Lo stambecco bianco (2006)
Di lui ho letto:
- Il vento nel vigneto
- Il trono di legno
- La conchiglia di Anataj
- Gli dei torneranno
- L'armata dei fiumi perduti
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