Saltykov Scedrin, Michail - I signori Golovlelv

fabiog

New member
Protagonista del libro è l'antica famiglia aristocratica dei Golovlev comandata da Arina Petrovna, donna essenzialmente dedita agli affari ed estremamente avida non solo nella gestione economica, ma anche nei rapporti affettivi con i propri figli.
Risultato di questa assoluta mancanza d'amore materno è però quello di aver creato una famiglia disgregata, dedita al vizio ( che si riflette in due dei suoi figli maschi e anche nelle due nipoti) e ad una totale assenza di affetti figliari e fraterni ( perfettamente descritta nella figura di Porfirij ).
Il libro è percorso da questa decadenza di affetti, da un senso di " marcio " che prende il lettore fin dalle prime pagine e non lo abbandona mai.
Saltykov ha una grande abilità nel descrivere i suoi personaggi, la loro crudeltà e il loro interesse. La figura di Porfirij è splendida nella sua negatività, un personaggio che ragiona solo con il metro dell'interesse economico sia quando muoiono i fratelli che la madre.
Il mondo famigliare di Saltykov è quindi un mondo arido, cupo, che emana un odore di morte ed infatti questa decadenza morale è pian piano indicata da una decadenza fisica di Porfirj. Il pessimismo di Saltykov emerge soprattutto nello splendido finale quando non dà nessuna possibilita di redenzione e quando chi sopravvive mostra la stessa insensibilità.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
concordo con la tua lettura di questo romanzo che colpisce proprio per l'estrema povertà di sentimenti che queste persone vivono, una società arida e senza futuro, un quadro straziante
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
L'ho appena finito di leggere in mg con darida... solo con lei sarei riuscita a superare l'aridità dei personaggi e la tragicità degli eventi che noi abbiamo cercato di trasformare in maniera più positiva :wink:.
Ero curiosa di conoscerlo, avevo trovato il suo nome in un'opera di Cechov dove era descritto come un autore satirico; in effetti elisa mi aveva avvertito del tono cupo della storia, però l'ho trovata comunque scorrevole e ben scritta. Molto simile alle novelle di Pirandello per le numerose morti.
Ci sono state anche delle parti con riflessioni che ho condiviso, le trovate qui:

http://www.forumlibri.com/forum/gru...g-i-signori-golovlev-di-saltykov-s-edrin.html
 

bouvard

Well-known member
Commento con SPOILER

Intanto un cognome troppo difficile, irto di consonanti e di segni diacritici. Poi rare traduzioni, titoli poco invitanti: Golovlev, Posechone. Insomma il lettore italiano ha mille ed una ragione per conoscere poco o addirittura ignorare Saltykov-Scedrin”.

Fausto Malcovati esordisce con queste parole nella prefazione all’edizione Garzanti da me letta, sono d’accordo sul fatto che la scarsità di traduzioni possa aver ostacolato la conoscenza di questo scrittore tra i lettori italiani, e forse anche i titoli possono sembrare poco accattivanti, ma non penso che la difficoltà del nome abbia giocato un peso determinante, altrimenti non si spiegherebbe perché Dostoevskij che di sicuro non ha un nome meno irto di consonanti o più facile da pronunciare non abbia avuto questi problemi.
“… morì triste, come del resto era vissuto. Lui che aveva fatto ridere per trent’anni tutta la Russia. Se decidete di leggere – ed io ve lo consiglio – I signori Golovlev sappiate che di sicuro non è con questo libro che Saltykov-Scedrin ha fatto ridere tutta la Russia. Al contrario questo libro vi comunicherà una tristezza infinita, dovuta alla grettezza dei suoi protagonisti, malati nell’animo, incapaci di sentimenti positivi, avidi, egoisti e calcolatori fino a situazioni grottesche che, queste sì, vi strapperanno qualche amaro sorriso. Ma a lasciarmi maggiormente esterrefatta è stato lo scoprire a fine lettura, leggendo appunto la prefazione, che Saltykov-Scedrin non ha dovuto inventare i personaggi di questo libro, perché la mamenka avida, spilorcia, avara persino di sentimenti Arina Petrova altri non è che la trasposizione letteraria della sua stessa madre, così i tre figli degeneri del libro rappresentano tre dei sei fratelli dello scrittore. Nessuna sventura è più spaventosa di una vita familiare infelice. E’ una sventura latente, può addirittura passare inosservata, non uccide subito, ma avvelena lentamente ogni istante della vita e rende inadatti a vivere”questo è quanto lo scrittore scriverà dopo la morte della madre, e forse scrivere I signori Golovlev gli sarà servito a liberarsi di alcuni fantasmi del passato.
Arina Petrova è una donna priva di sentimenti materni, nel suo cuore infatti il posto che dovrebbe essere occupato dagli affetti familiari è occupato dalla “roba”(denaro, terre). E’ una donna la cui unica preoccupazione è riuscire ad approfittare di ogni occasione utile per accumulare altro denaro e terre. Ogni sua azione, ogni suo pensiero sono mossi da un solo scopo: accumulare. Se almeno accumulasse per i figli si potrebbe giustificare almeno parzialmente la sua grettezza. Ma Arina non accumula per i figli, il suo è un accumulare sterile, finalizzato al solo possesso del bene, che non contempla anche un suo “godimento”, né da parte sua, e ancor meno da parte di altri. Goderne significherebbe infatti consumare il bene, privarsene, non possederlo più, un qualcosa che la sua mente non riesce a concepire, preferendo la situazione paradossale di farlo marcire pur di continuare a mantenerne il possesso, e rassegnandosi al consumo solo quando l’unica alternativa possibile è il buttarlo. Leggere le assurde economie di Arina a volte mi ha fatto sorridere, ma più spesso mi ha fatto sperare in un rovesciamento delle sorte che trasformasse la carnefice in vittima, ma quando questo alla fine è accaduto si è trattato solo di un cadere dalla padella nella brace. Alle assurde economie di Arina si sostituiscono quelle altrettanto, se non ancora di più, assurde di Juduska, non a caso per Arina guardare la Sanguisuga all’azione è come guardarsi allo specchio. Nella grettezza, nella avarizia, nella mancanza di scrupoli del figlio rivede le proprie grettezze e avarizie, le colpe del figlio infatti sono state anche le sue colpe. Ma se guardando le azioni del figlio Arina riesce a prendere coscienza delle proprie colpe e farsi carico, seppure in extremis, delle sue responsabilità, Juduska non comprenderà mai lo squallore del proprio comportamento, neppure di fronte alla morte dei figli. Finora avevo pensato che il signor Brunden di Mentre Morivo fosse il personaggio letterario più meschino, insopportabile e odioso che avessi incontrato, ma è stato ampiamente surclassato da Juduska Golovlev. I suoi sproloqui religiosi annoierebbero persino un morto, e i suoi calcoli cervellotici quanto assurdi sulle ricchezze che potrebbe avere “se” morissero tutte le vacche della regione tranne le sue, “se” i contadini fossero costretti a pagare una multa ogni qualvolta i loro polli sconfinano nelle terre altrui, “se”…fanno accapponare la pelle per la loro meschinità.
Le quattro righe finali del libro le ho trovate semplicemente geniali, una chiusura che cancella ogni spiraglio di speranza nel lettore, ribadendo al contario un perpetuarsi del male.
Consigliato.
 
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