De Silva, Diego - Mia suocera beve

velvet

Well-known member
Vita, affetti e cause perse di Vincenzo Malinconico, filosofo involontario.

Vincenzo malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice. Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un'idea da niente facendola lievitare. e di deriva in deriva va lontano, con l'aria di sparare sciocchezze dice cose grosse sull'amore, la giustizia, il senso della vita.



Dopo aver molto apprezzato 'Non avevo capito niente', primo capitolo delle avventure ma soprattutto delle riflessioni dell'avv. Malinconico non potevo non leggere il secondo.
Lo stile è ancora quello, al protagonista accadono eventi fuori dell'ordinario e altri invece propri della vita comune, e sugli uni e sugli altri egli riflette andando anche molto fuori tema, facendo scaturire grandi riflessioni da picoli eventi e perdendosi magari in meschine osservazioni quando accadono fatti eccezionali...
è divertente Vincenzo malinconico, ironico con gli altri e soprattutto con se stesso...
Da non perdere, sia per chi lo conosce già e a maggior ragione per chi non lo conosce ancora...

Riporto qualche stralcio dei suoi pensieri vaganti:
"In ambito pubblico vige il comune senso dell'estetica, vale a dire quel potentissimo inibitore sociale rubricato alla vaga ma inconfondibile voce "Pare Brutto".
La caratteristica peculiare del Pare Brutto è che si manifesta all'improvviso sotto forma di dubbio, per cui una cosa (un gesto, un'affermazione, una domanda), anche se non pare ancora brutta ma c'è una minima possibilità che lo diventi, ti fa astenere automaticamente dal farla" [...] "è una specie di censore invisibile che cerca di preservarti dalle figure di merda non gravissime" [...] Per opporti alla sua dittatura devi avere stile, e saperlo. Devi, insomma, avere una gran fiducia in te stesso.
Ho appena spiegato la ragione per cui non riesco a oppormi alla dittatura del Pare Brutto."
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Riepilogo finale:
Questo è davvero un libro che consiglierei anche ai lettori più pigri o a un non-lettore per avvicinarlo alla lettura.
Intelligente e divertente, scritto in modo fluido, profondo ma con leggerezza e con un uso ben studiato, seppur semplice, delle parole.
Il protagonista, l'avvocato Malinconico di nome e di fatto, dotato di una buona dose di sfiga (di quella, tutto sommato, innocua) condita da una notevole autoironia, conquista poichè è un personaggio nel quale l'identificazione è immediata, o almeno per me lo è stata. La geniale suocera sembra rappresentare la parte razionale del nostro amico, quella che di norma vive ben nascosta: una sorta di coscienza rompiballe, ma affettuosa e indulgente. I riferimenti alla cultura (o alla sottocultura) nazionalpopolare rendono il tutto ancora più divertente e l'immedesimazione ancora più diretta. La critica alla società attuale, alla mania di protagonismo e al desiderio di apparire ad ogni costo (complice soprattutto la TV) è evidente, seppur esposta in modo lieve e spassosissimo, oltre che ironicamente autocritico, poichè lo stesso Malinconico se ne riconosce vittima e sembra dirci "tu che stai lì a criticare e a pontificare, vorrei proprio vederti se avessi l'opportunità di essere famoso/a anche per un solo giorno!"
 

Meri

Viôt di viodi
Come ho già detto nel gdl ho apprezzato il rapporto tra il protagonista e la suocera. Inoltre l'autore ha reso bne il dolore del rapitore
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Romanzo simpatico, a tratti arguto e un po' ruffiano. Il suo limite è la superficialità, tutto viene sfiorato ma niente viene approfondito, il suo punto di forza è il rappresentare con brevi "pennellate" la realtà. Un po' caricaturale a volte, da serie televisiva, sembra quasi un canovaccio di sceneggiatura. Promosso con la sufficienza piena perchè quello che promette dà, ci si diverte a leggerlo e lo si prende per com'è, un intelligente passatempo.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Ringrazio Elisa per avermi mandato questo libro.

Complessivamente questa storia così pregna di salace umorismo e tagliente sarcasmo mi è piaciucchiata, niente da dire, però sapete quando ascoltate una canzone spudoratamente commerciale e vi viene da pensare "oddio che squallore, sto/a qui fa musica solo per guadagnare dei soldi"? Ecco, quando ho chiuso l'ultima pagina di questo libro (venduto dall'Einaudi a un prezzo inaccessibile e che condanno a priori) la sensazione che ho avuto è stata quella: sì, una storiella divertente, checchè poco verosimile (credo sempre poco alla sfiga fantozziana recidiva io) ma che non ti lascia niente dopo l'ultima riga. Cioè sono il primo a condividere con Elisa e alessandra la disamina della satira sociale (soprattutto quella per cui la televisione "scemunisce" il pubblico, lo priva di un filtro giudiziale, gli fa un imprinting cerebrale, critica condivisibile) però, mi ripeto, mi sembra un libro scritto tanto per, sulla scia del successo ottenuto dal prequel.
Passo a una analisi dello stile e della tecnica.
Io quando scrivo sono il primo fan delle parolacce, nel senso che trovo ipocrita chi storce il naso a un comunissimo "vaff" o "cxxxo". Però qui in questo romanzo ho trovato stucchevole il continuo, pervicace attingere al repertorio nazionalpopolare. Ogni due pagine c'è una parola volgare o giù di lì. Insomma l'intento sarà anche quello di strappare un sorriso, ma credo che sia stato iperbolizzato.
La tecnica oltre ad essere terra terra - non ci vuole nessuna "skill" culturale o letteraria per scrivere con l'intento di far ridere, il linguaggio dev'essere il più immediato e comprensibile possibile perchè il messaggio arrivi e sia efficace - devo dire che a tratti si infila in certi periodi arzigogolati e lunghissimi che facevano "tirare il fiato" nonostante io non legga mai ad alta voce. Sinceramente poco apprezzabili gli innumerevoli incisi, le parentesi, i trattini, le subordinate delle subordinate. Forse sarà anche stato uno stratagemma visual-letterario per rendere il labirinto dei "rimuginamenti" di Malinconico, ma io giudico da lettore, e li stronco, mi spiace.
Passiamo ai personaggi. Concordo con Elisa, rimane tutto in superficie. Anche Alessandra Persiano e Nives, tratteggiate con pennellate che non scalfiscono nemmeno il primo strato dell'interiorità, l'autore sembra accontentarsi di ritrarle dal punto di vista fisico in maniera generalista (son sempre delle gnocche, anche qui poco fedele alla realtà la scelta dell'autore) e ahimè campanilistica.
Sorvolo sul sogno in cui sono protagonisti i personaggi della Tv. Sgarbi rappresentato in maniera così lontana dal vero suo io televisivo, l'ho trovato penoso da parte di De Silva.
Intendiamoci, alcune riflessioni di Malinconico mi hanno coinvolto anche emotivamente perchè mi ci sono ritrovato (ora dico una banalità, ma l'imprecazione contro gli aggiornamenti per Windows col pc che comincia a "tribolare" e va lentissimo, mi hanno fatto sorridere perchè li ho sentiti miei) ma, mi devo ripetere, la sensazione è quella di una forzata, voluta, intenzionale ricerca della risata a tutti i costi, sfiorando il caricaturale. E poi, mi dispiace dirlo, ma non riesco a togliermi di dosso l'altra sensazione di mera opera commerciale che questo libro mi ha procurato.
Ho scritto troppo, mi sa...:?
 

gamine2612

Together for ever
L'avevo letto dopo "Non avevo capito niente" e sinceramente il primo mi aveva divertito maggiormente.
In effetti dell'avvocato Malinconico ho colto tutta la vena sarcastica della sua quotidianità sconclusionata.
:wink: è buffissimo il rapporto con la suocera e questa è la parte che ho preferito.
 

isola74

Lonely member
Anche a me è piaciuto meno rispetto al primo libro dell'avv. Malinconico..... è vero, la scrittura è sempre quella, piacevole e ironica, ma mi aspettavo un guizzo in più che non ci è stato.
Voto: 7/10
 
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