Shoofly
Señora Memebr
Gli (in)soliti fantasmi della Signora Wharton.
Non ho ancora letto l'Età dell'Innocenza - che è il suo romanzo più conosciuto - ma ho incontrato la signora Wharton grazie ai suoi fantasmi. Fantasmi poetici e insoliti, che fanno cose poetiche e insolite come per esempio imbucare una lettera (succede in Semi di Melograno).
I fantasmi della Wharton non sono mai cattivi e il loro potere di spaventare risiede unicamente
nell'essere presenza perturbante della normalità delle cose, dell'ordine naturale, così in bilico tra la vita e la morte (caratteristica che è propria anche dei fantasmi di Henry James).
Un altro aspetto che ho apprezzato molto di queste storie è il "non detto".
Quando leggo un racconto sul soprannaturale non ho bisogno di conoscere i meccanismi che hanno reso possibile la manifestazione dell'"orrore" per esser soddisfatta. Semmai il contrario. Il non detto mi aiuta a costruire, a stimolare in me la capacità d'immaginazione, tanto che invece di allontanarmi dalla vicenda mi coinvolge ancor più strettamente.
Queste inquietanti presenze fanno da contrappunto al quadro in cui si muovono i protagonisti, in genere persone colte dell'alta borghesia, ironiche, dalla mentalità moderna, abituate a vivere in un contesto in cui il pragmatismo fa la parte del leone.
Vivono in case moderne, con caloriferi e corrente elettrica oppure ereditano antiche proprietà in cui cercano - invano, si scoprirà più tardi - di introdurre la funzionalità e il comfort moderno tipici del XX secolo.
Ci sono dei viaggiatori e delle governanti trentenni - che nei primi del '900 e negli ambienti dell'alta borghesia erano ormai considerate vecchie zitelle - in cerca di un impiego.
Spesso la casa ha il ruolo di confortevole e caldo rifugio dalle intemperie esterne, ma presto si rivela una trappola. Non in tutti i racconti è così, ma è certo che questa svolge un ruolo importantissimo in ognuno di essi, perchè le sue stesse mura proteggono ciò che non dovrebbe essere e che non sarà mai svelato.
Dopo un rapido tratteggio dei protagonisti delle vicende ci si trova quasi immediatamente di fronte all'anomalia. Ma non è mai una manifestazione eclatante. Non ci sono presenze... il mistero è nell'assenza...
In fondo allo stomaco sentiamo che, come direbbe Stephen King, "qui c'è qualcosa di terribilmente... sbagliato..." .
Non ho ancora letto l'Età dell'Innocenza - che è il suo romanzo più conosciuto - ma ho incontrato la signora Wharton grazie ai suoi fantasmi. Fantasmi poetici e insoliti, che fanno cose poetiche e insolite come per esempio imbucare una lettera (succede in Semi di Melograno).
I fantasmi della Wharton non sono mai cattivi e il loro potere di spaventare risiede unicamente
nell'essere presenza perturbante della normalità delle cose, dell'ordine naturale, così in bilico tra la vita e la morte (caratteristica che è propria anche dei fantasmi di Henry James).
Un altro aspetto che ho apprezzato molto di queste storie è il "non detto".
Quando leggo un racconto sul soprannaturale non ho bisogno di conoscere i meccanismi che hanno reso possibile la manifestazione dell'"orrore" per esser soddisfatta. Semmai il contrario. Il non detto mi aiuta a costruire, a stimolare in me la capacità d'immaginazione, tanto che invece di allontanarmi dalla vicenda mi coinvolge ancor più strettamente.
Queste inquietanti presenze fanno da contrappunto al quadro in cui si muovono i protagonisti, in genere persone colte dell'alta borghesia, ironiche, dalla mentalità moderna, abituate a vivere in un contesto in cui il pragmatismo fa la parte del leone.
Vivono in case moderne, con caloriferi e corrente elettrica oppure ereditano antiche proprietà in cui cercano - invano, si scoprirà più tardi - di introdurre la funzionalità e il comfort moderno tipici del XX secolo.
Ci sono dei viaggiatori e delle governanti trentenni - che nei primi del '900 e negli ambienti dell'alta borghesia erano ormai considerate vecchie zitelle - in cerca di un impiego.
Spesso la casa ha il ruolo di confortevole e caldo rifugio dalle intemperie esterne, ma presto si rivela una trappola. Non in tutti i racconti è così, ma è certo che questa svolge un ruolo importantissimo in ognuno di essi, perchè le sue stesse mura proteggono ciò che non dovrebbe essere e che non sarà mai svelato.
Dopo un rapido tratteggio dei protagonisti delle vicende ci si trova quasi immediatamente di fronte all'anomalia. Ma non è mai una manifestazione eclatante. Non ci sono presenze... il mistero è nell'assenza...
In fondo allo stomaco sentiamo che, come direbbe Stephen King, "qui c'è qualcosa di terribilmente... sbagliato..." .