Lando, Ortensio - Commentario delle più notabili & mostruose cose d'Italia

Shoofly

Señora Memebr
Una curiosa guida enogastronomica ante litteram datata 1548 e firmata da uno dei più grandi umanisti del Cinquecento.

Ortensio Lando immagina l’opera come il racconto di un viaggiatore originario del Regno de’ Sperduti e desideroso di visitare l’Italia dopo aver appreso dal nonno “esser l’Italia la più bella parte, la più ricca e la più civile che ritrovar si possi”.

Ha inizio quindi un meraviglioso viaggio che dalla Sicilia - con i suoi maccheroni cotti “con grassi caponi e casci freschi, da ogni lato stillanti butirro e latte”, muove verso nord: a Taranto le gustose varietà di pesci, a Napoli il suo “pane di puccia bianco in più eccellente grado... che gustano gli agnoli in Paradiso”, a Bologna dove si preparano “ salcicciotti i migliori che mai si mangiassero”, a Ferrara “unica maestra nel far salami e di confettare erbe, frutti e radici”, e poi a Modena, a Reggio, a Piacenza col suo lodatissimo formaggio, a Como con le sue torte, a Padova e a Venezia con l’imponente offerta di specialità ittiche, terminando sulla riviera ligure con i vini leggeri e i prelibati dolci.

Non mancano preziose raccomandazioni per il “turista”, indicazioni sulle bellezze caratteristiche di ogni città visitata e persino curiosi incantesimi per difendersi dalle avversità atmosferiche, come questo contro la nebbia lombarda:
<< ...piglia una tazza piena di corso o di moscatello briancesco e dirai tre fiate: “Nebbia, nebbia matutina che ti levi la matina, questa tazza rasa e pina contra te fie medicina” >>.

<< Guardati da mariuoli e taglia borse de’ quali n’ha gran copia Napoli, Roma e Vinezia >>.

<< Guardati dal rimescolarti con cortegiane ispezialmente in Napoli, Roma e Vinegia se non ne vòi in premio riportare gomme, piaghe, doglie, taruoli, pannocchie, dentaruole e pellarelle >>.*

<< Non albergare con oste nuovo, né questionar con esso, né lo pagare finché non sei per andartene, imperoché pagato ch’egli è, non è più tenuto alla custodia delle cose tue; non ti riposare nella fede loro e guarda che non rubbino la biada a’ cavalli. Ogni cosa contaminano i ribaldoni e quando credi che le lenzuola sieno di bucato vi averà dormito qualche leproso e incarcherito >>.


Un’ultima, importante, notazione: all’epoca di Ortensio Lando il concetto di unità politica dell’Italia era del tutto assente. Lo spirito di quest’opera, tuttavia, sembra avere ben chiara l’idea di Italia come entità culturale e ciò che più appare insolito, per l’epoca, è che tale unità sia riscontrata specialmente sotto il segno della buona cucina e del buon bere.


* vale a dire: sifilide, pustole luetiche, bubboni, follicoliti, stomatiti e desquamazioni :OO



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Shoofly

Señora Memebr
Tra le molte e fantasiose (?) notizie di storia culinaria tramandate dal Lando:
:paura:


"Camble, re de' Lidi, fu il primo che mangiasse lattimele, cagliata e delle ricotte fresche ora col mele e ora col zucchero. Fu costui sì gran mangiatore che si mangiò una notte la moglie, di questo ne fa fede Musonio autor greco". (controllerò)

"Vedio Pollio fu il primo che accompagnasse il cacio con le frutta; era costui sì vago delle cose dilicate che gettava i servi nelle piscine acciocché i pesci doventassero di più grato sapore mangiando le carni umane di sapor dolcissimo".
 
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