Solženicyn, Aleksandr Isaevic - Padiglione Cancro

Frundsberg

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Reparto C, di Anonimo Russo (gioco in casa).

Aleksandr Isaevic Solženicyn ci ha fatto un grave torto andandosene qualche anno fa, un grandissimo torto.
Io ho letto tutto di lui, ma è qualcosa che mi porto dietro, che viene da lontano, non saprei.
Fatto sta che quando quel genio, antisemita dichiarato certo, ma genio letterario pur sempre, ci ha lasciato...mi sono sentito smarrito.
E' stato l'ultimo grande russo.
C'è poco da fare.
Arcipelago Gulag non è che un immenso saggio, Solženicyn non ha vinto il Nobel per quello.
L'avrebbe dovuto vincere per "Il primo cerchio", per "Agosto 1914" o, ancora, per la silloge mirabile "Per il bene della causa".
Ma l'ha vinto per questo romanzo:"Padiglione Cancro", pubblicato in Italia con questa firma...anonima.
L'Einaudi lo pubblicò con il titolo "Reparto C", di anonimo russo.
Io auguro a tutti gli amici della community di leggere questa eccezionale prova di maestria letteraria.
La scena si svolge in un non meglio specificato ospedale dell'Unione Sovietica...siamo nel 1955 e Koba è morto da due anni.
Il repertorio umano che Solženicyn ci pone di fronte è meravigliosamente vario ma unificato dala povertà di prospettiva.
Ricordo con grande piacere di lettore il passo dove si descrive l'entrata in ospedale di un cosacco vestito unicamente della sua divisa militare.Gli viene rifiutato il posto letto. Il cosacco non batte ciglio, si siede nell'atrio e si rovescia tutta la riserva di tabacco da pipa che porta in tasca in una bottiglia di vodka. Poi, dopo avere agitato il litro di veleno, con grande calma, se lo tracanna fino in fondo.
Quindi si avvia verso i letti.
Ora gliene spetta uno, per diritto.
Lo so, molto spesso i giovani sostengono che i grandi libri intristiscono, che non si sentono di leggere opere così pesanti.
Ragazzi, una grande opera viene di solito scritta col sangue. E' difficile risulti...allegra.
Leggete Padiglione Cancro, si tratta di un'opera d'arte.
Io lo so bene, la leggo tutti i giorni.
 

Grantenca

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Solzenicyn, Alexandr - Divisione cancro

DIVISIONE CANCRO

Ai tempi dell’assegnazione del premio Nobel avevo letto, di questo autore, “una giornata di Ivan Denisovic” ,che era la descrizione della durissima vita dei condannati ai lavori forzati nei “gulag” staliniani. Il libro naturalmente mi era piaciuto, oltre che per il valore letterario, anche per la descrizione di condizioni di detenzione inimmaginabili nel dopoguerra, dopo che il mondo aveva avuto la testimonianza di quello che era successo nei “lager” nazisti. Mi era sempre rimasto però il piccolo dubbio che il premio Nobel fosse stato assegnato, oltre che per il valore letterario, anche per cause politiche (era in corso in quei tempi la “guerra fredda” tra il mondo occidentale e l’unione Sovietica). A distanza di tanto tempo ho voluto leggere un’altra opera di questo scrittore. All’inizio, vista la mole del libro, (oltre seicento pagine) mi ero un po’ pentito della scelta, ma è bastato iniziare la lettura perché tutti i dubbi siano svaniti. A mio avviso è un ottimo libro, che mi ha coinvolto, e che mi fa affermare che l’autore è un vero scrittore, anche se, naturalmente, non posso certo giudicare se fosse all’altezza di un premio tanto alto. Ci sono molti personaggi nel libro, ognuno con un suo carattere e una sua storia, tutti ricoverati in una divisione oncologica, perché malati di cancro. Le storie sono affascinanti, ci sono i rapporti interpersonali, i rapporti con i medici curanti, nella Russia delle “purghe” staliniane anche se il dittatore era appena morto, l’evoluzione delle malattie e anche dei rapporti tra le persone. E’ vita vera quella che si respira tra le pagine.
Forse l’ultima parte, dove i personaggi da vari punti di vista (l’internato, il funzionario di partito, il giovane, l’anziano senza illusioni ecc…ecc…) cercano di spiegare i motivi di una tragedia tanto grande ha forse un valore storico superiore a quello letterario, ma, a mio parere, per almeno tre quarti il libro è grande narrativa, anche se probabilmente per qualcun altro forse proprio la parte finale è quella più interessante.
Tra i vari personaggi, tutti caratterizzati in modo mirabile, quello che più mi ha colpito, più del protagonista principale, è Rusanov, il funzionario perfettamente integrato nella macchina distruttrice del regime . Dalle pagine si deduce che questi è una rotellina, perfettamente lubrificata ed efficiente, dell’ingranaggio perverso. Ma non è il credo politico, che pur manifesta in ogni discorso, che gli ha consentito di raggiungere un posizione privilegiata, ma è il suo opportunismo che gli ha fatto capire che per fare carriera, oltre a sottostare a tutti i dettami dei superiori, è sufficiente denunciare l’inquilino o il collega di lavoro di attività antisovietica. Ma l’inquilino lo denuncia soprattutto per usufruire anche del suo pezzo di appartamento, e il collega di lavoro per prenderne il posto. Emblematico è il suo terrore quando viene a sapere che è in corso una revisione dei processi e che il suo ex inquilino sta tornando a casa. Un terrore fisico addirittura. Pur tuttavia, nella sua modesta intelligenza, è autoconvinto di essere una personalità, e fatica a mescolarsi con le gente comune!!Moltiplicando Rusanov per migliaia o forse qualche milione di rotelline così efficienti si può cercare di capire come una macchina distruttrice, per tanti anni, sia stata così efficiente. Molte altre cose ci sarebbero da discutere in questo libro. Un fatto però mi ha particolarmente colpito e meravigliato. Ho avuto l’impressione che In un regime dove era proibito perfino “pensare” la medicina oncologica era ad un livello, per quei tempi ,elevatissimo. Sarei grato a qualcuno se mi potesse illuminare in merito.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
conosciuto sia come Padiglione cancro che come Divisione cancro ma anche come Reparto C.
 
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