Mazzantini, Carlo - A cercar la bella morte.

Frundsberg

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Carlo Mazzantini, padre di Margaret.
Confesso che mi dispiacque parecchio quando, or sono quattro anni, la radio mi parlò della sua scomparsa.
Mazzantini era il fascista per antonomasia, il repubblichino che in "A cercar la bella morte" aveva raccontato, o tentato di raccontare, il dramma di una parte di generazione.
Quella della cosiddetta "fazione sbagliata".
Così, leggendo le lodi tessute in onore della figlia, ho pensato di scrivere qualcosa su di lui.
Sul suo stile, morbido e schietto al tempo stesso.
Sulla fortuna che ho avuto a incontrare nella vita le sue opere.
Perché Mazzantini scriveva dannatamente bene.
E i temi che trattava non erano popolari per niente, anzi, sembrava volessero incitare la critica dominante a stroncarlo. Come si fa con il fuoco quando è troppo vecchio...e langue.
Mazzantini scriveva di storia dalla parte "sbagliata" della storia.
Ma era fascista, e possedeva la grande peculiarità di non avere nemmeno tentato il vizio classico dell'Italia postbellica: rifarsi ex novo una verginità politica.
Nelle sue opere si incontrano uomini semplici, ragazzi del '27 o del '26, catapultati in una realtà impietosa; soltanto aderendo alla repubblica, scriveva Mazzantini, avevamo il coraggio di sentirci in regola con noi stessi e con la vita.
Alta prosa e superbo narrato...nulla da dire.
Che peccato che "A cercar la bella morte" non sia conosciuto come dovrebbe!
Ora è edito da Marsilio.
Ed io che non la penso come la pensava lui, io che rabbrividisco al pensiero di un libello del ventennio, io, lo ammetto, talvolta rileggo questo meraviglioso romanzo.
E se avessi vent'anni, o di meno, metterei da parte le tante boiate dei tanti falsi miti letterari contemporanei.
E leggerei Mazzantini.
Imparerei molte cose.
Per esempio, tra le tante, a scrivere.
 

Nerst

enjoy member
Che profonda descrizione di un animo unico.
 

Grantenca

Well-known member
A cercar la bella morte

Devo ringraziare chi mi ha consigliato di leggere questo libro. E' la storia di giovani idealisti che hanno combattuto nell'ultima guerra dalla parte che oggi si definisce "sbagliata". Forse è questo il motivo per cui di questo scrittore, padre della scrittrice Margaret, non si parla molto. Eppure questo libro non ha nulla da invidiare alle opere scritte su tale argomento dai più famosi scrittori italiani tipo Fenoglio, anzi...Ci sono delle pagine di una potenza assoluta scritte con uno stile unico, che nulla concede all'autocompiacimento che pur potrebbe concedersi ad un artista di tale livello, che può senza tema essere accostato ai più grandi autori italiani del periodo tipo Fenoglio già citato, ma anche Bassani, Buzzati e altri.
Un libro di memoria che tutti dovrebbero leggere.
 

pigreco

Mathematician Member
Dopo aver letto questo libro posso dire con ancor più convinzioni di aver frequentato un ottimo liceo: non so infatti quante persone abbiano ricevuto dal proprio professore di lettere una lista di libri per l'estate che contenesse, accanto ai vari Fenoglio, Pavese e Calvino, anche questo titolo. Un romanzo scomodo, che come disse lo stesso Mazzantini in una bellissima intervista non sarebbe mai potuto essere pubblicato prima del 1986, ovvero più di 40 anni dopo i fatti narrati.

Non ci sono sicurezze, ideologie, sgradevolezze: solo il pensiero inconsapevole ma puro di giovanissimi ragazzi che ebbero il coraggio di fare una scelta, mi spingo a dire la scelta più scomoda. Alcuni aspetti vengono descritti anche con la criticità di uno sguardo ormai adulto, talvolta già a 20 anni in alcuni momenti si legge del pentimento di un atto troppo violento, ci sono dubbi e disperazioni. Sarebbe bello che anche questo punto di vista fosse raccontato ai giovani ragazzi italiani.

Si può pensare anche che ci fosse una parte giusta e una parte sbagliata, ma la vita di un ragazzo che muore per un'ideale sbagliato non ha un valore minore rispetto a quella di un "giusto". Non c'è bisogno che dica che al liceo decisi di non seguire i consigli del professore (a dir la verità non lessi nemmeno Calvino, Pavese e Fenoglio...); adesso posso dire che si tratta di un grande romanzo, un grande romanzo di resistenza.
 
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