Nuvolone, Silvano - Il Dono dell'Acqua

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Non ho mai visitato l'Abbazia di Lucedio (credo sia stata una delle prime ad essere fondata in Italia dall'Ordine di quel Bernardo di Chiaravalle) ma Nuvolone è riuscito, attraverso questo suo racconto, a trasportarmi in quelle atmosfere nebbiose del suo paesaggio...nel ruscellare sotterraneo dell' acqua benefica che aspetta di essere rivelata. Nel lento scorrere del tempo monastico.
Non solo questo però. Anzi mi è parso che Nuvolone più che come un luogo fisico descriva l'Abbazia di Lucedio come un luogo interiore...un luogo dell'anima. Ed è in questa dimensione interiore che emerge la figura di un uomo intento ad osservare e interrogarsi circa le cose visibili e invisibili che lo circondano cercandone risposte. E quest'uomo è Maestro Ugo, il monaco erborista... personaggio portante del racconto e che più di tutti mi ha conquistata.

Mi ha conquistato il suo coraggioso amore per la ricerca della conoscenza... in un tempo e in luogo dove agli uomini è proibito. Così impone la rigida regola del fondatore dell'ordine cistercense che nega il valore della Ragione e della Scienza, che considera la conoscenza come abbietta curiosità e l'uomo un nulla che deve abbandonarsi solo alla volontà divina.

E Maestro Ugo lo sa tutto questo...deve obbedire. Non deve cercare risposte nell'invisibile, la regola non lo permette.

Ma cercare la verità attraverso lo studio di quel benefico mistero celato nell'acqua, per lui che desidera più di ogni altra cosa togliere malattia e dolore che affliggono gli uomini, non è forse l'ardente desiderio di servire così il Dio benevolo e giusto degli uomini?

Maestro Ugo capisce che non potrà cambiare gli uomini del suo tempo...che nulla può essere rivelato e che dovrà nascondere il benefico dono dell'acqua nella speranza che un giorno, in un altro tempo, qualcuno riesca a leggerlo negli indizi disseminati nell'Abbazia. La sua speranza.

E tutto inizia proprio in un giorno... di un altro tempo.
 
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