Lehane, Dennis - Quello era l'anno

fabiog

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Siamo nel 1918 al termine della Prima Guerra Mondiale, il romanzo narra le vicende di due uomini : Luther Laurence è un nero in fuga dopo aver ucciso un uomo in un regolamenti di conti, ha lasciato la moglie incinta e si è rifugiato a Boston; Danny Coughlin è bianco, irlandese, poliziotto dalla brillante carriera spianata anche grazie al padre , Thomas, un leggendario capitano di polizia.
La Boston di quegli anni è un crocevia di idee e nazionalità diverse. Anarchici italiani, rivoluzionari russi, emergenti boss di Cosa Nostra ed è proprio in questa realtà che nascerà l'amicizia tra Danny e Luther.
Lehane abbandona per una volta il genere poliziesco, lanciandosi in un genere piuttosto classico, ma a mio parere sempre di successo, che è quello del romanzo storico.
Lehane tratteggia così una società americana al termine della Grande Guerra che si trova ad affrontare pesanti contrasti sociali: il razzismo, l'epidemia di spagnola e il primo sciopero della polizia. Lo affronta con stile chiaro, sempre teso e appassionante facendo seguire eventi uno dopo l'altro.
Inoltre con abilità riesce a bilanciare tra la storia personale dei protagonisti e la Storia corale. Bella poi la galleria di personaggi a partire dal padre di Danny , Thomas, uomo duro quasi freddo, ma legato da affetti profondi verso i tre figli e il personaggio di Luther, inizialmente spavaldo quasi distaccato e poi sempre più coinvolto negli eventi.
Romanzo bello, interessante, come detto un Lehane diverso, ma che val la pena di leggere
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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Primo libro con cui Lehane si cimenta in una narrativa di maggior spessore, che non sia semplicemente noir o poliziesca. E’ un librone di 600 pagine con varie storyline che poi si intrecceranno tra loro alla fine: da una parte il giocatore di baseball, Babe Ruth, e il suo passaggio da una squadra a un’altra per un ingaggio superiore (forse la vicenda più noiosetta di tutto il romanzo); il detective e la sua famiglia di bianchi con la puzza sotto il naso, che si sentono superiori in tutto e per tutto alle persone di colore di Boston; e infine la storyline che mi è piaciuta di più, quella del ragazzo di colore che scappa da una vita di piccole truffe che gli sono costate la complicità in un omicidio, per poi trovarsi invischiato in un ricatto subìto dal poliziotto cattivo di turno. Grandissima la resa psicologica dei personaggi, soprattutto la travagliata storia d’amore tra il detective e la donna di colore. Sullo sfondo lo sciopero dei poliziotti che ha segnato la storia dei diritti dei lavoratori in America.
 
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