Fattori, Saverio - Acido Lattico

an.bal

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Seregni Claudio (non Claudio Seregni: nel suo settore le persone vengono sempre chiamate con il cognome davanti), classe 1980, pratica l’atletica leggera a livello agonistico: è un mezzofondista. Ma è anche un giovane dal carattere difficile. Lo vediamo, all’inizio del nuovo romanzo di Saverio Fattori – un autore da tenere d’occhio –, Acido lattico, attaccar briga, a Milano, sul tram, con una coppia. Lui, un magrebino con borsa sportiva tra i piedi; lei una bionda «pallida come la morte», con «i libri di testo universitari stretti al petto». E qui è il punto: magrebini, keniani, etiopi, algerini, burundesi, atleti del Qatar, Seregni Claudio li odia tutti. Sono quelli che da anni, inevitabilmente, «emotivamente gelidi, fisicamente indistruttibili», occupano, come una milizia armata, i primi posti nelle gare dal mezzofondo alla maratona, facendo incetta di premi. Tanto che Claudio, un campioncino che deve ancora migliorare, e ha i mezzi per farlo, è, sempre più sovente, nelle classifiche dei giornali sportivi, indicato come «il primo dei bianchi». Magra consolazione.

Il romanzo di Fattori, notevole benché diseguale, un po’ sdoppiato fra narrazione vera e propria e, qua e là, toni da indagine sociologica, ha le apparenze del noir: c’è la morte misteriosa, per suicidio, di una ragazza, un’ex atleta che un giorno ha mollato tutto per dedicarsi all’insegnamento di un prestigioso quanto umanamente sgradevole istituto privato di lusso. E Claudio, che ha scambiato qualche mail con lei, Clara, vorrebbe saperne di più. Ma c’è altro: il catalogo delle ossessioni di Claudio, raccontate con efficacia. Estese al mondo che lo circonda, perché anche l’atletica leggera, lo sport che nel nostro ricordo si identificava un tempo con lo sport “puro” per eccellenza, senza i trucchi della farmacologia e dell’ematologia, oggi – si dice a chiare lettere Fattori, attraverso il suo personaggio – ha spalancato le porte a pratiche proibite, ad allenatori poco scrupolosi, a medici o sedicenti tali che non lesinano prodotti messi al bando dalle federazioni; o che tentano senza cautele nuove sperimentazioni.

Claudio è vittima di questo mondo, né se ne vuole sottrarre. Vive con una ragazza, ma in pratica la ignora: il suo chiodo fisso è la prestazione, i tempi da limare a ogni costo, in vista di Pechino 2008, il sogno della sua carriera. Le giornate gli trascorrono negli impianti sportivi che «sorgono in una zona semidesertica, tra capannoni dismessi che aspettano di essere acquistati dalla mafia cinese o convertiti in centri culturali islamici». Le spende anche, per altro, nella frequentazione di studi medici gestiti da personaggi poco raccomandabili, che gli promettono miracoli.

Succederanno? Lo vedrà il lettore da sé, seguendo passo dopo passo (e Fattori è bravo a rallentare le cadenze, come in un incubo) l’alternarsi di speranze e delusioni del protagonista. Che è tanto compulsivo da sprofondare nella mania di catalogare minuziosamente, pescandoli da un motore di ricerca, nomi e vite e interviste di ragazzi che promettevano, o primeggiavano, nell’atletica degli anni Novanta, e che poi hanno, tutti, lasciato: stanchi, o delusi, o, come nel caso di Clara, chissà…

Le tinte del libro sono volutamente bigie: adatte ai tratti del suo non simpatico protagonista. Eppure, qualche volta, anche i peggiori, attraverso il dolore, possono crescere. E lo stesso Seregni Claudio ce lo dimostrerà.



Giovanni Pacchiano (Il Sole24ore, 4 gennaio 2009)

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