Bobbi
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Considerato un romanzo minore e quasi insignificante dai critici e forse dallo stesso James (appartiene alla prima produzione dell'autore), Washington Square è invece un piccolo gioiello, forse poco appariscente, ma non per questo meno prezioso. La storia in sé e per sé non è particolarmente esaltante; e in verità la trama dei romanzi di James che ho letto finora è invero il particolare meno interessante: se cercate una lettura che vi entusiasmi attraverso l'azione o il colpo di scena questo libro non fa sicuramente per voi; invece troverete di che deliziarvi se cercate ironia (e talvolta sarcasmo), sapiente descrizione dei caratteri, dialoghi raffinati, introspezione psicologica, capacità di leggere la realtà attraverso gli animi e le vicende dei protagonisti.
Scritto in maniera veramente molto fluida, semplice ed elegante nello stesso tempo, è un vero piacere leggerlo, sia nelle descrizioni, mai pesanti, sia nei dialoghi, veramente eccellenti. Ho anche apprezzato i capitoli corti, che solitamente prediligo, anche perché secondo me ognuno stimola alla lettura del seguente, in quanto offrono un piacere troppo intenso e breve per rinunciarvi con facilità.
Magistrali i due personaggi principali, il dottor Sloper e sua figlia Catherine, il primo nella sua inflessibile razionalità e nell'incapacità di mettersi anche minimamente nei panni degli altri, il suo affetto forte eppure misurato, la sua ostinazione e la convinzione positivista che l'amore sia tutto sommato sempre e comunque curabile; lei con tutti i suoi limiti, ragazza non troppo intelligente e non brillante, con un carattere mite, una personalità che rimane incolore finché non si precisa nel suo amore. E tuttavia si precisa senza rinunciare alla sua caratteristica principale, senza cioè snaturarsi, cosa che porta all'amara conclusione della vicenda. Ho sofferto davvero per questa ragazza che non ha alcuna delle caratteristiche che normalmente vengono attribuite all'eroina di un romanzo, né nel bene né nel male, e ho sofferto perché la sua scelta forzata mi è risultata perfettamente e dolorosamente comprensibile, sebbene io sia una persona del tutto diversa che del tutto diversamente, in simili circostanze, avrebbe agito. Colpisce la presenza costante, in tutto il romanzo, dell'assenza (perdonatemi l'espressione): assenza della madre, assenza dell'amore, assenza della comprensione, assenza del padre (in fondo è così, sebbene sembri il contrario), assenza della fiducia, assenza del buon senso. Poche presenze, quasi tutte di tipo materiale, molte assenze, quasi tutte di tipo spirituale. Non è un romanzo ottimista, certamente, ma è senz'altro un romanzo realista.
Scritto in maniera veramente molto fluida, semplice ed elegante nello stesso tempo, è un vero piacere leggerlo, sia nelle descrizioni, mai pesanti, sia nei dialoghi, veramente eccellenti. Ho anche apprezzato i capitoli corti, che solitamente prediligo, anche perché secondo me ognuno stimola alla lettura del seguente, in quanto offrono un piacere troppo intenso e breve per rinunciarvi con facilità.
Magistrali i due personaggi principali, il dottor Sloper e sua figlia Catherine, il primo nella sua inflessibile razionalità e nell'incapacità di mettersi anche minimamente nei panni degli altri, il suo affetto forte eppure misurato, la sua ostinazione e la convinzione positivista che l'amore sia tutto sommato sempre e comunque curabile; lei con tutti i suoi limiti, ragazza non troppo intelligente e non brillante, con un carattere mite, una personalità che rimane incolore finché non si precisa nel suo amore. E tuttavia si precisa senza rinunciare alla sua caratteristica principale, senza cioè snaturarsi, cosa che porta all'amara conclusione della vicenda. Ho sofferto davvero per questa ragazza che non ha alcuna delle caratteristiche che normalmente vengono attribuite all'eroina di un romanzo, né nel bene né nel male, e ho sofferto perché la sua scelta forzata mi è risultata perfettamente e dolorosamente comprensibile, sebbene io sia una persona del tutto diversa che del tutto diversamente, in simili circostanze, avrebbe agito. Colpisce la presenza costante, in tutto il romanzo, dell'assenza (perdonatemi l'espressione): assenza della madre, assenza dell'amore, assenza della comprensione, assenza del padre (in fondo è così, sebbene sembri il contrario), assenza della fiducia, assenza del buon senso. Poche presenze, quasi tutte di tipo materiale, molte assenze, quasi tutte di tipo spirituale. Non è un romanzo ottimista, certamente, ma è senz'altro un romanzo realista.