Saramago, Josè - Tutti i nomi

El_tipo

Surrealistic member
tra i piu cupi e inquietanti libri di saramago, tutti i nomi è il racconto di un impiegato ausiliario della conservatoria dell'anagrafe, il signor Josè, l'unico in effetti ad avere un nome. Perchè del suo capo, dei personaggi che incontra nel racconto, e nemmeno delle persone famose di cui colleziona schede anagrafiche viene svelato il nome. Come del resto, non viene fatto accenno al nome della persona di cui vuole scoprire il passato, e anche il presente, senza un apparente motivo logico. E ne scoprirà solo il futuro, se di scoprire possiamo parlare. Saramago ci ha abituati a scenari a volte senza speranza, ma questa è una cosa degli uomini, non di qualcosa a cui non sappiamo dare una spiegazione, come essere sospesi tra la vita e la morte.

"Probabilmente aveva ragione quando ha detto che nessun suicidio puo essere spiegato, Spiegato razionalmente, sia chiaro, E' andato tutto come se la donna non avesse fatto altro che aprire una porta e uscire, O entrare, Si, o entrare, Eccole dunque una brillante spiegazione, Era una metafora, La metafora è sempre stata il miglior modo di spiegare le cose."
 

newlife

New member
Amo Saramago (benchè non abbia letto che tre suoi libri)... Questo libro è uno di quelli che, secondo me, restano dentro.
La storia è assolutamente verosimile, eppure assurda. Anzi, il contrario. É assolutamente inverosimile, eppure condotta e raccontata in modo assolutamente coerente, realistico (dialettica, questa, che a mio avviso è uno dei punti di forza maggiori dello stile dell'autore)...
Al termine della lettura ci rendiamo perfettamente conto che una storia del genere non potrebbe essere accaduta né accadere mai, ma – viene da chiedersi– perchè no? Non c'è nessun elemento fantastico: le azioni si susseguono limpide, precise, descritte con perfetto realismo e “verosimiglianza”.
Il signor Josè per un fortuito caso si ritrova ad indagare su una persona a lui perfettamente estranea. Cosa c'è di strano? Bè... tutto!!! Un impiegato all'anagrafe, un uomo mediocre, anonimo, da sempre ligio al proprio dovere, modello di abnegazione e rispetto per le gerarchie, il quale ogni giorno ha a che fare con decine e decine di nomi (per non parlare delle migliaia e migliaia che si accumulano disordinatamente negli archivi dell'ufficio, un inqueitante leit motiv di tutto il romanzo), che viene a tal punto rapito dal bisogno "spasmodico" di scoprire l'identità che si cela dietro a uno solo di questi nomi, da veder stravolgere la propria vita, dal vedersi trasformato in scassinatore, ladro e alla fine persino giudice inappellabile della vita e della morte... non è tutto questo un enorme paradosso?

Un romanzo bellissimo che si legge tutto d'un fiato. Un'opera che parte quasi sottotono e, in una lieve ma inesorabile escalation, finisce per coinvolgerci in interrogativi sempre più grandi: qual è il rapporto che intercorre fra un nome e la persona che lo “indossa”? E qual è il rapporto che intercorre fra un nome e l'idea che attribuiamo a questo nome anche quando la persona non c'è più (memorabile “crisi” che investe il signor Josè di fronte alla lapide della donna...)?
Non ci sono risposte a questi interrogativi, Saramago non è certamente un autore che vuole “insegnarci” qualcosa... Ma il solo spiraglio aperto su queste grandi domande è una ragione più che sufficiente per prendere in mano questo libro! Consigliatissimo!!!
 
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pigreco

Mathematician Member
Saramago non si discute: lui sa scrivere, e bene, e questo spesso è sufficiente. Il libro prende, la seconda metà forse è leggermente più debole, ci si aspetta sempre un colpo di scena che alla fine non arriverà. A tratti ritroviamo le atmosfere cupe di Cecità, altrove la delicatezza dell'Anno della morte di Ricardo Reis. Non il migliore, ma sicuramente la lettura è consigliata.
 

Jessamine

Well-known member
POSSIBILI SPOILER
L'ho terminato anche io, e devo dire che a me il finale è piaciuto molto.
Forse il messaggio non mi è del tutto chiaro,, ma diciamo che ho apprezzato molto come tutto alla fine sia giocato su una separazione fra i vivi e i morti, e soprattutto su come quesa separazione sembrerebbe basata solamente su una discriminazione formale e arbitraria effettuata dai vivi, dapprima con la divisione della Conservatoria fra l'Archivio dei Vivi e quello dei morti. È interessante credo vedere come la morte non sia ritenuta tale in mancanza di "prove tangibili" dell'effettiva morte della donna sconosciuta. Con questo non capiscp se il messaggio fondamentale di Saramago sia che sostanzialmente una persona è per noi ciò che noi stessi pensiamo che sia (nel senso, finché il signor José continuerà ad indagare sul suo conto, per lui sarà come se la donna non fosse morta) o se questa è solo una mia interpretazione molto (ma molto) azzardata.
Poi, concordo, i dialoghi con il soffitto sonoqualcosa davvero di degno di nota.
Ho apprezzato molto anche il dialogo con il pastore, al cimitero, riguardo ai suicidi, e alla liceità di dare loro la possibilità di "restare nascosti", mi ha fatto abbastanza riflettere.
In conclusione, devo dire che mi è piaciuto, inizialmente sembravo non riuscire ad ingranare del tutto, fin verso metà la storia non riusciva a coinvolgermi e convincermi fino in fondo, ma l'ultima parte mi ha xompletamente catturata.
 

Cold Deep

Vukodlak Mod
che dire, Saramago è il nobel più meritato che ho mai letto :) anche questo romanzo mi ha lasciato a tratti spiazzato ma impossibile deludere
 
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