Conformismo e cultura moderna

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ParallelMind

Guest
è ormai da qualche mese che trovandomi a girare per diverse città del nord,e librerie in particolare mi è sorto un bel dubbio in mente
E se la cultura moderna non fosse che una forma di conformismo e non più una vera e propria cultura come quella romantica del 800 per dire?
cioè la sensazione che ho avuto vedendo alcuni libri tra i best seller "perchè gli uomini sono stronzi e le donne rompicoglioni"...è che le persone non abbiano più un identità culturale tale da consentirgli di seguire una tendenza,un movimento o di appartenere ad una spinta umanisticamente evolutiva a livello culturale come avveniva invece in passato.
I miei amici parlano di appiattimento sociale e quindi culturale,ma io invece direi più che il conformismo è diventato la cultura dominante e le persone seguono questa cultura innalzandola a modello di vita.
Per fare un esempio stupido,nell'epoca illuminista le persone erano socialmente/collettivamente ispirate all'innovazione tecnico-industriale,alla scoperta di vaccini contro malattie mortali,alla affermazione della ragione dell'uomo sulle sue paure che aveva generato l'oscurantismo medievale.
Tutto questo aveva un senso,perchè spingeva l'uomo a migliorarsi e raggiungere livelli "culturali" più elevati,migliori.
Oggi succede lo stesso o forse semplicemente non esiste più una vera cultura umana?
 

jancarlo

New member
Ma forse sono venute meno le grandi direttrici estetche e filosofiche con le quali gli storici dividevano le epoche: il Rinascimento, l'età barocca, il secolo dei lumi, il classicismo, il romanticismo e poi? E poi, tante realtà sociali, culturali e politiche diverse, gli ideali del Risorgimento in Italia, la rivoluzione bolscevìca in Russia, i princìpi del pensiero liberale in alcuni Paesi, nazismo, fascismo e comunismo in altri.
 

Nerst

enjoy member
A parer mio la cultura si rinnova in continuazione a seconda dei tempi.
I classici sono l' apoteosi del romanticismo ed oggi trovare scritto qualcosa di così romantico come i libri di Austen è improbabile, perchè è cambiata l' idea di romanticismo. Tra gli scaffali, hai ragione, c' è molta confusione, ma credo sia un piano commerciale mettere insieme libri che sembrebbero non aver nulla in comune.
 

Holly Golightly

New member
Probabilmente l'impressione deriva soltanto dal fatto che la cultura non è più elitaria, ma è ormai dominio pubblico. E' come se l'idea stessa di cultura si fosse conformizzata. Purtroppo, e non è un'affermazione snob, ci sono anche diversi livelli di cultura. Se consideriamo la letteratura del Best Seller è un conto, ma se andiamo a prendere una cultura più "alta" e meno accessibile, si corre il rischio di non essere compresi, e dunque è meno popolare e meno famosa.


I movimenti ci sono, le spinte comuni ci sono. Il post-modernismo starà ormai passando sui manuali di letteratura, ma non è un sogno, è qualcosa di recente, Umberto Eco è ancora in vita. Il problema è che quelle spinte non sono sul banco dei best sellers, o se ci sono, sono confusi, mischiati, uniti all'editoria selvaggia del profitto. Il fatto che la lettura sapiente, attenta, individuale sia una cosa di pochi lascia il lettore abbandonato a se stesso, si punta alla quantità di quelli che leggono per moda e senza nozioni e non alla qualità. Ma questo è il livello popolare della cultura. Gli scrittori sono gli osservatori attenti della vita e della società, e di certo negli ultimi anni non sono andati perduti. Sono solo andati "confusi". Le spinte ci sono, ci saranno sempre finché ci sarà vita, perché la vita è la materia. Ma queste nostre spinte, quelle attuali, hanno caratteristiche diverse rispetto a quelle settecentesche o a quelle ottocentesche. Semplicemente perché non ci si bagna due volte nello stesso fiume... ma il fiume è sempre lì :)
 

velmez

Active member
al di là del fatto che questa divisione in periodi storici letterari non credo fosse una divisione tanto consapevole nella mente di chi l'ha vissuta...
il fatto, come dici, è che la cultura è diventata di massa, ed è cresciuta esponenzialmente!
Se nell'800 i letterati erano il 5% della popolazione (è un dato che ho buttato lì, non farci caso) tutti, o quasi, scrivevano e si conoscevano: per cui la cerchia era stretta e, in fondo la circolazione di idee, molto chiusa...
Ora, in un paese occidentale, tutti sanno leggere e vanno a scuola, ma, da adulti solo il 4% della popolazione (questo dato invece viene da un mio esame di editoria) dichiara di leggere almeno un libro al mese (compresi testi scolastici o libri alla Totti...)...
E i libri a disposizione di questo 4% di lettori "affiatati" sono tantissimi e diversi generi: io, ad esempio, amo i romanzi di avventura, storici, narrativi, fantastici, i diari di viaggio, i saggi sociologici...
L'informazione viaggia velocissima, possiamo viaggiare noi, leggere più libri (che ono, tra l'altro, molto più accessibili e semplici da recuperare) confrontare idee di fronte ad un computer, contemporanemaente da qualunque parte del mondo..
quindi, al di là del conformismo di base (che c'è sempre stato, ma semplicemente prima non riguardava scrittori e lettori) esiste comunque una parte della popolazione (come già hai detto tu, nemmeno io voglio sembrare snobbista) che si dedica alla cultura letterario, il fatto che non ne esca un filone unico non può che essere un bene: in fondo perchè etichettare la cultura? preferisco il confronto e la molteplicità delle idee!
e se ci fosse (io non ne conosco...) qualcuno che legge solo per moda... bene venga! magari prima o poi...
 
P

ParallelMind

Guest
Si abbiamo raggiunto un buon livello di pluralismo,è vero.
Ma siamo sicuri che la libertà di espressione e soprattutto la possibilità di affermarsi socialmente attraverso la libera espressione della propria identità culturale non sia in pericolo?
perchè la sensazione che si avverte è quella di un clima piuttosto chiuso e ciclico,un pò come se le tendenze dominano le masse e quindi anche il singolo non può allontanarsi troppo dal seminato
deve in qualche modo tenersi a galla con un salvagente preconfezionato,un targhet vincente che venda
forse quest'eccesso di competitività ci ha alla fine danneggiati invece che farci evolvere culturalmente...
poi vabbè su come definire questo periodo storico penso sia infatti troppo pretenzioso,lasciamo ai posteri l'ardua sentenza come diceva qualcuno tempo fa
 
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