Flaubert, Gustave - I tre racconti

Lollina

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I “Tre racconti” sono l’ultima opera completa pubblicata da Flaubert: alla soglia della vecchiaia, deluso dall’insuccesso di alcuni scritti per il teatro, lo scrittore si concede un gioco narrativo, un trittico di racconti che gli consente di esercitare ancora una volta le sue passioni in fatto di scrittura, ovvero il racconto realistico, la fiaba e il grande affresco storico.
Il primo dei tre racconti, “Un cuore semplice”, è un piccolo capolavoro: è una storia senza storia, quella della povera serva Felicita, dei suoi grandi dolori e delle sue piccole e brevi gioie.
Di tono fiabesco, “La leggenda di san Giuliano l’Ospitaliere” si inscrive nel genere delle agiografie popolari, mentre “Erodiade” ricostruisce, con colori rutilanti e un diffuso senso di decadimento e di morte, le ultime ore del Battista e del suo involontario carnefice Erode, riprendendo toni e ambienti del più famoso Salâmmbo.
 

bouvard

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Il mio commento si riferisce solo al secondo racconto “La leggenda di San Giuliano l’ospitaliere”.

Un racconto agiografico molto breve, scorrevolissimo, scritto come fosse una favola. In effetti questa leggenda era molto conosciuta nel Medio-Evo e soprattutto nel XIII secolo a quanto pare non furono pochi i libri che la raccontarono. Io francamente neppure sapevo esistesse questo Santo, ma la sua storia - per quanto fantastica – mi è piaciuta. Racconto brevemente la trama senza segnalare spoiler, sia perché non penso ci sarà la ressa per leggerlo :mrgreen:, e sia perché trattandosi di un Santo non ci vuole molto a capire come finisce.

Allora Giuliano era l’unico figlio di due nobili, sia la madre, sia il padre ebbero delle visioni prima della sua nascita sulla sua grandezza futura. Amato, coccolato e vezzeggiato Giuliano crebbe ed imparò ad andare a caccia e così scoprì di amare la vista del sangue mentre uccideva animali indifesi. Un giorno uccise un piccolo cervo e la madre, il cervo maschio prima di essere ucciso gli lanciò una maledizione. Lo condannò ad uccidere i suoi genitori per provare lo stesso dolore che lui stava provando in quel momento. Giuliano cercò di sottrarsi a questa maledizione fuggendo dai genitori, ma il destino fu inesorabile e la maledizione del cervo si compì. Allora Giuliano fuggì da tutti, fece penitenza, aiutò tutti e cercò anche la morte. La “redenzione” finale ovviamente è d’obbligo altrimenti non sarebbe diventato un Santo. Non sarà un Capolavoro, ma è ben scritto e lo si legge velocemente.
 
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