Apart
New member
1989
Siamo negli Stati Uniti, all'inizio degli anni '70. Il film sembra la fotografia di un gruppo di giovani (o forse di una generazione) tossicodipendenti, che nella droga cerca un mezzo per liberarsi, anche solo temporaneamente, dalla solitudine, dall'angoscia, dalla sofferenza esistenziale. Il racconto è narrato in maniera lucida e intelligente da Bob Hughes (Matt Dillon), il protagonista, che ripercorre gli ultimi eventi della sua vita da tossicodipendente, nonchè rapinatore di drugstore, per poi passare alla fase in cui tenta di uscire dal tunnell della droga, per rifarsi una vita. Alcune scene sono davvero sconcertanti, e fanno ben comprendere la drammaticità dell'esperienza. Nel film, nella parte del vecchio prete tossicodipendente, compare anche lo scrittore W. Borroughs. Bella poi l'idea di inserire spezzoni in cui si vedono oggetti fluttuare nell'aria: la mia interpretazione è che il regista abbia voluto enfatizzare l'idea di impalpabilità, di futilità, di vaghezza, di sogno, di estasi, a cui porta la droga e l'esperienza del drogarsi. Davvero un bel film!
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