III concorso letterario forumlibri---> I racconti

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Minerva6

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Prima di postare i 10 racconti del "III concorso letterario" vi chiedo gentilmente di non scrivere nulla qui,questo spazio sarà interamente dedicato ai racconti e ai commenti della giuria.
Per qualsiasi cosa potete continuare a scrivere in quello "aspettando domenica".Grazie!

L'ordine in cui li sto per inserire è del tutto casuale,seguirò quello con li ho trovati nella cartella del mio pc.
 

Minerva6

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CAMMINARE

Pochi metri quadri di una dimora. Movimento attorno al cavalletto. Accanto, un tavolo da cucina. Aleggia un'alchimia: per traiettorie che descrivono le mani di Leomarco, malnutrite. E' lui che mescola i colori, ha in mente di sfumare in chiazze di grigio una tela destinata al racconto del viso di Maraya. Maraya è un nome arancione. Prenderà forma, a furia di essere pensato, si ricomporrà per lo scrupolo di chi non vorrebbe dipingere altro. E ondeggiano le prime pennellate. Preliminari che prendono a modello non già da un singolo quadro: tutta una serie di artefatti disposti a pile e pile lungo le pareti. Immagini sottratte alla vista. Metafore di pienezza e vuoto entro cui abitare.

“Presto per crollare sui cenci!” ma il sonno prenderà sopravvento, e si pensa alle campane del mattino, e si pensa ai limiti. Leonardo vorrebbe un senso. E' sugli assoli di un passato da poeti che cade l'unica luce della stanza: quella di una finestra archetto, e non è mai buio completo; ed è lì che ci si salva; è lì che si muore e si resta dimenticati; il sonno prenderà sopravvento: si chiama futuro.

E' agosto: crepuscolo contro i colori del monastero. L'artista se la cava, definisce il grigiore di Maraya CLXXII. Il sole ha la peggio, Leomarco passa alla violenza di stipatissime linee nere!

Con una punta di legno, senza la tavolozza. La luna è già compiaciuta. Già compiaciuta. Ansiosa di indovinare dei capelli sotto l'incedere della mano che non desidera simmetria. Dopo un lunghissimo giorno, dei lunghissimi tratti di notte calati nell'acconciatura della ragazza che Leomarco potrebbe sposare, se solo si desse da fare per avvicinare un obiettivo che non sia quello di renderla sua nei soliti grigi, neri, marroni, viola scuro. Maraya è un nome perfetto. Maraya è un nome arancione.
 

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IL NOCE

Un cumulo di tele striate confusamente da pennellate di color marrone scuro giacevano dimenticate in un angolo della stanza. Poca luce filtrava dalle spesse tende del solaio. Sulla poltrona polverosa rivolta verso il grande finestrone, l’uomo se ne stava immobile con gli occhi chiusi, ascoltando insistentemente il silenzio che regnava tutto intorno. Nella sua mente si stava formando un’immagine, un’immagine che partiva dalla terra, anzi, da sotto terra, dove lunghi fili si intrecciavano strettamente via via ingrossandosi e artigliandosi alle zolle. Le spesse radici culminavano in superficie in un possente tronco che si slanciava verso l’alto a volte dritto a volte sinuoso. Di tanto in tanto qualche ramo spuntava a destra e sinistra, rado, poi sempre più frequentemente. Un’esplosione finale lanciava rami verso il cielo in tutte le direzioni, e questi si ricoprivano istantaneamente di foglie e tondi frutti verdi e turgidi, per culminare in un sonoro e confusionario cinguettio come di angeli esultanti.
A quel punto l’uomo apriva gli occhi e balzava in piedi, afferrava tavolozza e pennello e cominciava a tracciare linee su linee sulla tela. Avanti e indietro, in alto e in basso, freneticamente, prima che quell’immagine sparisse dalla sua mente. Poi, esaurite le forze, staccava la tela dal cavalletto e la gettava in un angolo insieme alle altre.
Giorno dopo giorno, da due mesi ormai, tentava di imprimere quell’immagine mentale sulla tela, come un timbro, perfettamente identica, ma non vi riusciva. C’era qualcosa, come un’assenza, che gli impediva di arrivare ai particolari, come se, pian piano, man mano che i dettagli fluivano fuori di lui attraverso la sua mano, quel vuoto ne sfocasse i contorni.
Spossato dai tanti tentativi falliti, si avvicinò alla finestra sospirando e scostò lentamente la tenda.
Guardare fuori gli procurava un senso di vertigine e di soffocamento, vedeva la strada che prima non vedeva, i passanti, la finestra di fronte. Non un suono. Cosa rimane se ciò che credevamo, sapevamo, essere duraturo, immanente, quasi immortale, in una vita fatta di perdita, precarietà, incertezza, d’improvviso scompare. Cosa rimane se oltre a toglierci una barriera fisica lasciandoci esposti e nudi, ce ne toglie anche una sonora sprofondandoci in un vuoto di solitudine e silenzio.
Sapeva che non avrebbe più potuto dipingere nient’altro, se non fosse riuscito a riprodurre l’albero identico a come lo ricordava, a com’era prima che un parassita ne succhiasse via la linfa, prima che tutte le sue foglie cadessero e che tutti gli uccelli che si riposavano o facevano il nido tra le sue fronde fossero costretti ad abbandonarlo. Si scostò dalla finestra; l’indomani mattina avrebbe tentato di nuovo. Il giorno dopo si svegliò molto presto, come suo solito. Fece colazione e si vestì in fretta, ansioso di cominciare. Si sedette sulla poltrona e chiuse gli occhi. Il sole stava sorgendo proprio in quel momento e un fascio di luce lo investì in pieno viso. Aprì gli occhi e si alzò per chiudere meglio le tende, ma avvicinatosi alla finestra non poté fare a meno di gettare uno sguardo fuori. In quel momento qualcosa catturò la sua attenzione, gli sembrava di udire una musica provenire da lontano, una flebile eco, tanto che inizialmente credé di aver sognato. Guardò ancora fuori e vide nella finestra di fronte una donna seduta di fianco e rivolta verso quello che doveva essere il muro. Non poteva vederla bene in volto, ma sembrava guardasse dritta di fronte a sé, quasi come se stesse osservando un grande panorama, perché aveva il mento leggermente all’insù. Di tanto in tanto chiudeva gli occhi e dondolava la testa e le spalle. L’uomo spalancò la finestra e la musica irruppe nella stanza. Lentamente si diresse verso la tela, afferrò tavolozza e pennello e cominciò a tracciare linee sulla tela. Al centro di un vasto campo di grano una donna suonava un pianoforte, i lunghi capelli ondeggianti nel vento.
 

Minerva6

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INSIEME PER SEMPRE

Fu subito amore.
Quello vero. Inspiegabile, istintivo, irrazionale. Eterno.

Mattia sedeva con pazienza infinita accanto a quel letto, ove Sara si consumava negli ultimi giorni della malattia.
I medici l’avevano rimandata a casa, perché trascorresse ciò che le rimaneva, nel conforto delle solite piccole cose quotidiane; che per le persone semplici sono la vita.
Oramai a nulla serviva tenerla in ospedale, ed altri pazienti attendevano il proprio turno, per usufruire della quota di speranza spettante.

Antidolorifici. Palliativi.
Sul principio parve migliorare: la chemio non era andata per il sottile su quel fragile corpo, ed ora che era stata sospesa, dal pallore sembrava riaffiorare la delicata bellezza di un tempo.
Lui sempre lì. Il sogno di quell’amore che si erano giurati per sempre.
Nella vita come dopo. Qualunque cosa ci fosse, dopo.

Quel candido fiore che inaspettatamente aveva riversato il suo profumo d’amore proprio su di lui, il più improbabile tra gli spasimanti. Lui, che la spiava da lontano col cuore in subbuglio. Lui, che non osava neppure avvicinarsi per rivolgerle una parola.
Fu Sara ad affrontarlo. Mai ricorda di essere stato più goffo: la voce che non usciva, le gambe instabili. Ma gli chiese di accompagnarla a casa.
L’accelerazione della sua vita fu così repentina, da rimanergli impressa in maniera confusa: una serie di flashback, legati ad episodi, che lui stesso ignorava con quali criteri fossero stati selezionati dal suo subconscio.

Poi quella “macchia” nei polmoni. La speranza. Il dramma.
La rimozione.
Non la lasciò sola un attimo. La lavava, le cambiava la biancheria, le portava da mangiare. Passava ore a leggerle i romanzi preferiti; e a parlarle del loro amore.
Anche quando non fu più così certo che lo ascoltasse…

I medici avevano insistito, perché le somministrasse regolarmente tutte quelle medicine: “Queste vi terranno insieme un po’ più a lungo!”. E Mat eseguì. Meticolosamente. Fanaticamente.

Quando i pompieri fecero irruzione, lo trovarono lì. Seduto, su quella sedia accanto al letto della moglie. Entrambi sembrava dormissero, sereni, lui col viso appoggiato sulla mano, congiunta a quella della sua Sara.
Troppe confezioni di morfina e Fentanyl, vuote, sparse sul pavimento.

I medici in fondo sbagliavano: quelle medicine non li avrebbero tenuti insieme un po’ più a lungo.
Ma per sempre!
 

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LA COLLEGA

Sempre mi avrai accanto,
qui ad un passo da te,
minuto dopo minuto,
ora dopo ora,
giorni e settimane.
Il sabato e la domenica smanierai per tornare qui, e rivedermi,
alla mia scrivania io, alla tua tu,
ad un metro di distanza, senza potersi mai toccare, senza potersi mai parlare se non di lavoro, gli occhi dei colleghi su di noi, le loro orecchie pronte a captare ogni sussurro.
Vedrai la mia pelle e ti ricorderai come è morbida e liscia;
le mie mani veloci sul computer, volano, scrivono mail di lavoro, mail agli amici, documenti
e ricorderai di quando ti sono scivolate addosso, sotto la maglia, hanno percorso il tuo petto,
giù, giù
i brividi ti scuotevano e hai quasi urlato quando alla fine te l‘ho preso in mano, forte e dolce allo stesso tempo e ho sentito che ti abbandonavi,
il tuo peso su di me, come se ti arrendessi.
Un debole sussurro: no, pensa a tuo marito.
Ti ho detto: pensa a tua moglie, mi sono chinata e te l’ho preso un bocca.
Così adesso mi guardi le labbra, sento il tuo sguardo sempre su di me, sulla scollatura, mi chino per farti vedere attraverso la camicetta.
E ti ricorderai il mio seno,
frutti maturi che emanavano il loro profumo mentre li mordevi e li leccavi.

Come se li ricorda Luca dell’ufficio qualità.
Ma adesso tocca a Alessandro del marketing. Stasera ci vediamo per un caffè.
Ho già fatto una X accanto al tuo nome sull’agenda: questo fatto, avanti, la lista è lunga.
 

Minerva6

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LA STATUA DELL'UOMO MODERNO

Dario era il prototipo dell’uomo moderno. Non dormiva da vent’anni. Non entrava in un letto con l’intenzione di assopirsi da lunghi venti anni di veglia. Ora ne aveva cinquantacinque, ma è come se ne avesse cento di più. Quando era un giovane uomo pieno di impegni e voglia di vivere, inventò una tecnica che gli permetteva di recuperare le energie necessarie semplicemente dormendo a comando, cinque minuti ogni mezz’ora. Compiva la sua vita nella più completa normalità umana, solo che ogni trenta minuti staccava la spina, si irrigidiva, chiudeva gli occhi e per pochi istanti se ne stava zitto e immobile. Poi ripartiva.
Il motivo che lo portò a tale decisione fu la voglia di accumulare denaro. Aveva compreso che in questo modo poteva tranquillamente gestire due diversi lavori, uno per la notte e uno per il giorno. Purtroppo però, con tutto quel tempo a disposizione, non trovava quello necessario per la vita. Sua moglie lo abbandonò ancora incinta, incapace di sopportare l’idea di un marito assente per ventiquattrore su ventiquattro, sebbene ricco. Gli amici smisero di chiamarlo, perché tanto non aveva tempo per loro. L’esistenza gli scivolò pian piano tra le narici, fino a renderlo un arido fantoccio dedito solo all’accumulo.
La notte lavorava in fabbrica, di giorno insegnava alle persone a guidare. A casa ci tornava solo per lavarsi: il letto rimase intonso per secoli, intatto, grigio, come il suo cuore.
Dario era il prototipo dell’uomo moderno. Non solo non dormiva, ma aveva anche imparato a non amare. Nulla, eccetto il profitto. Era diventato ricchissimo: immaginate quanto si può guadagnare lavorando per venti ore al giorno, tutti i giorni. I capi gli permettevano di fare i suoi pisolini, perché conoscevano l’impegno che ci metteva, e per loro Dario era una grandissima fonte di guadagno, un gran lavoratore, una macchina da soldi.
Aveva cinquantacinque anni, ma era come se ne avesse cento di più. Passava le sue notti nella più completa rigidezza sentimentale. Non sapeva nemmeno più l’ultima volta che era stato felice. Sicuramente si era dimenticato che una volta aveva amato qualcuno. Ora aveva solo tanti tanti tanti soldi, che non si godeva, perché voleva accumularne altri. Se ne stavano lì, silenziosi e colpevoli, frutti marci di un’ossessione dilaniante, in un conto virtuale di una banca incorporea. Soli. Freddi, come fantasmi.
Un giorno Dario, durante il turno di notte in fabbrica, iniziò a sentire uno strano dolore alle mani, e in seguito al petto. Per tutti i giorni successivi questo fastidio si estese, fino a coinvolgere tutto il corpo. Dopo un mese faceva veramente fatica a muoversi.
Venne trovato una notte, da un collega, seduto sulla tazza del water, pietrificato. Era diventato una splendida statua di pietra, che defecava. L’ultima esercizio umano che aveva svolto negli ultimi vent’anni era proprio quello: defecare, nient’altro.
Dario era l’uomo moderno, una lunga veglia senza sogni.
 

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L'ALTRA

Mi siedo sul divano, le dita che tremano intorno al telecomando. Da quando Filippo mi ha lasciato non faccio altro che cercare di resistere, di sopravvivere, di farmene una ragione. Angela, lui è innamorato di un’altra, ha scelto un’altra,non vuole più te. Ripeterlo fa più male di una schioppettata.
Ho recuperato questo video, non so neanche io bene come mi sia riuscito. Dopotutto,quando sei un personaggio famoso, è facile che ti riprendano. Un tempo, riprendevano anche me, adesso, per me è calato il sipario. Lo stesso sipario che si è alzato per lei. L’avrò già guardato 10 volte, ma è come se non riuscissi in nessun modo ad impedirmi di schiacciare la sequenza dei tasti “rewind/play”. Dovrei smetterla, smetterla di farmi male, dovrei lanciare la cassetta, il telecomando e la tv giù dalla finestra, dovrei polverizzare il nastro e farne miliardi di coriandoli ma non riesco, cedo e ricomincio. So che quando arriverà, Sofia mi fermerà, porrà fine a questo stillicidio con un gesto. Aspetto quel momento con ansia e, contemporaneamente, con sollievo.
E’ un rapido estratto di un red carpet. Lui avanza elegante, lo smoking stirato,il sorriso luminoso, il braccio alzato a salutare. E poi , ecco che appare lei. Statuaria, figura generosa, voluttuosi capelli castani, pelle abbronzata, un vestito luccicante. Sorride, felice, ‘sta stronza. I giornalisti,il pubblico,la guardano adoranti, incantati dal suo lento incedere.
Guardala. Ma santo cielo guardala. La seta del vestito segue un fisico pieno, decisamente troppo pieno, lo scollo che non trattiene tutto quel decolletée. Ma insomma, non lo vede, non lo vede com’è volgare? Com’è… tanta? Lui invece le sorride, la guarda, innamorato, lei sembra galleggiare nell’aria dorata.
Una volta ero io, il centro di quello sguardo, adesso è quella cicciona con una cofana di capelli imbarazzante. Come può amare lei? Quelle non sono gambe,sono prosciutti. Quella non mangia, ingurgita qualsiasi cosa. Nel video, lui le tende una mano, la stringe a sé, la bacia con passione a beneficio dei fotografi. Scoppio a piangere per l’ennesima volta, tremando come se avessi la febbre. Il rumore dei miei singhiozzi mi sembra così forte da far tremare i muri. Io ho passato mesi, mesi a cercare di essere alla sua altezza, di essere bella come avrebbe meritato, e adesso lui, Filippo, è innamorato di lei… è tutto così assurdo. Il nastro finisce, lo riarrotolo, riparte, eccolo che riappare sul red carpet. Pochi secondi e quella vomitevole obesa sarà lì ad ammorbare lo schermo.
Non sento Sofia arrivare, ma ne sento la mano ferma su una spalla, l’altra che mi sfila il telecomando e ferma l’immagine sul primo piano con doppio mento dell’usurpatrice.
_Dai Angela, non ti preoccupare. Un giorno guarirai , e tornerai così. Guardati, sarai bellissima. _ poi spegne.
Improvvisamente, mi si blocca il respiro, lo stomaco diventa un buco nero. Mi passo le dita sulla linea spigolosa delle costole. Si quella sono io. Un paio di millenni e due decine di chili fa. Quando non avevo il controllo sul mio corpo, quando non ero bella,non ero magra, non ero come lui si meritava che fossi. E invece, adesso che ci sono riuscita, lui non mi vuole piu’,non mi ama più. Lui rivuole quell’altra, la cicciona sullo schermo. “Angela amore mio devi guarire, devi tornare te stessa.” Bastardo.
Mi asciugo un occhio, raccolgo il trucco colato con un dito.Non è assolutamente giusto.
E’ così imperfetta, non meritava ciò che aveva, come poteva essere felice?
 

Minerva6

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MATT E I BISCOTTI

C’era da domandarsi se anche stavolta ce l’avrebbe fatta. I pochi biscotti che riusciva a racimolare, nell’arco della giornata, finivano stipati nell’armadio, ad ingrossare le provviste - si sa mai che di lì a qualche giorno sarebbe scoppiata una guerra, o chissà quale catastrofe naturale avrebbe portato la fame -. Al mattino l’educatore di turno gli disse che non poteva andare avanti così: ne aveva già ricevuti abbastanza ieri, e dunque poteva mangiarsi quelli a colazione. Solo l’indomani gliene avrebbero dati altri. Che fare, dunque, pensava Matt? Forse girando all’interno della struttura, come faceva di solito, alla ricerca di biscotti, ne avrebbe trovato qualcuno, lasciato magari da qualche ospite che non aveva troppa fame. Subito pensò che si trattava di un’ipotesi ridicola: guardando il modo in cui quegli affamati si ingozzavano di cibo, chi mai, fra loro, avrebbe lasciato in giro del mangiare? Urgeva trovare un’altra soluzione. Per Matt fare provviste di cibo era un’ossessione che risaliva alla sua fanciullezza, quando la madre, delirando sull’arrivo imminente di un conflitto bellico, imponeva al figlio una vita fatta di sacrifici. Matt era così arrivato ad avere una tremenda paura del futuro. Pensava continuamente che bisognava conservare il cibo. Stiparne dentro i cassetti, dentro l’armadio. In qualunque posto. Conservare gli serviva a fronteggiare un domani che si rivelava incerto, minaccioso, tragico. Decise che avrebbe fatto qualcosa nel prossimo turno, quando sarebbe subentrato Mauro. Forse con un po’ di furbizia ce l’avrebbe fatta. Ai suoi occhi Mauro era un educatore severo ma buono. Attese quindi fino al pomeriggio, nonostante un po’ di frustrazione. Ma Mauro, non si sa perché, quel giorno era arrabbiato. Dunque poco incline al dialogo, a rendersi disponibile agli altri. Ad elargire cose. Fatto sta che Matt, nemmeno quel pomeriggio, riuscì ad ottenere quel che voleva. L’armadio era così ancora vuoto. Per lui sarebbe stato impensabile superare la notte. Bisognava allora agire, e subito. Metter dentro qualcosa, prima dell’arrivo di Salvatore, che sarebbe giunto alle ventidue. A lui toccava il turno di notte. Salvatore era un duro. Non voleva problemi durante il suo turno. Se qualcuno gliene creava, allora erano dolori. Così, appena dopo cena, Matt decise che avrebbe tentato il tutto per tutto. Sapeva che c’era un momento, la sera, in cui Mauro lasciava la cucina aperta: ovvero quando andava nello spogliatoio a prendersi la sua busta di caffè - ne aveva uno tutto suo, personale, una schifezza di marca americana, che non valeva una cicca. Matt spesso si chiedeva come faceva a bere quella roba -, ritirata nell’armadietto. Quello sarebbe stato il momento propizio per compiere il furto. Certo è che intrufolarsi nella cucina degli operatori senza permesso, aprire l’armadio e rubare i biscotti, non era cosa da poco. Il gesto, se scoperto, sarebbe costato caro a Matt: avrebbe sicuramente perso la fiducia di Mauro, e probabilmente ricevuto una punizione. Eppure sentiva che doveva farlo. L’idea di una notte senza provviste era terribile. Se domattina, al risveglio, avrebbe trovato la guerra? Matt si nascose dietro alla colonna, vicino alla cucina - un buon punto per scrutare i movimenti di Mauro -, fingendo interesse per le fotografie appese al muro, del soggiorno estivo dell’anno scorso. Quando si accorse che Mauro stava uscendo dalla cucina, nell’intento di andare nello spogliatoio, finse di andare dalla parte opposta, verso la sua stanza. Fu questione di attimi. Appena vide che Mauro entrò nello spogliatoio, Matt, con un balzo felino, entrò in cucina. Corse subito all’armadio, lo aprì, e vide lo scatolo con dentro i biscotti. Ne afferrò subito una manciata, infilandoseli dentro le tasche dei pantaloni. Fu un’azione rapida, di pochi secondi. Fatto quello, Matt uscì dalla cucina e si diresse verso la parte opposta dello spogliatoio. Improvvisamente, sentì la voce di Mauro tuonare: “Matt!”. Si fermò. Ancora di spalle, sudava freddo. Le gambe gli tremavano. Il cuore batteva come impazzito. Era certo di essere stato scoperto. Sapeva che ormai era la fine. Si voltò e rispose a Mauro: “che c’è?”. Mauro lo fissò per un attimo. Per Matt fu un’eternità. Poi gli disse: “quando te la levi quella camicia? Ce l’hai su da una settimana!”. A Matt non parve vero di udire quella parole. Tirò un sospiro di sollievo. Quella frase fu per lui una liberazione. Con tranquillità disse a Mauro che l’avrebbe subito tolta, e domani ne avrebbe messa un’altra. Mauro lo redarguì nuovamente, invitandolo a cambiarsi più spesso. Ma Matt ormai non sentiva più le sue parole. Mentre riprendeva per la sua strada, era raggiante. Ce l’aveva fatta. Entrato in camera, mise le mani in tasca e sentì un tremito al cuore: aveva una buona scorta di biscotti. Se stanotte, o domattina, fosse arrivata la guerra, almeno per un giorno sarebbe sopravvissuto alla fame.
 

Minerva6

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OSSESSIONEOSSESSIONEOSSESSIONE

Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio Noncelafaccio

Respiro profondamente. Avvicino la mano al rubinetto sento il contatto freddo e liscio del metallo ritraggo le dita e le stringo forte al petto le nocche bianche la pelle delle mani quasi perlacea di vene azzurre sottili come fili. Respiro ancora profondamente. Il terapeuta mi ha detto di visualizzare nella mente tutte le sequenze così da rendere il compito più facile. Sento il respiro che mi trafigge le orecchie scricchiola dentro di me come un gesso sulla lavagna. Ero così piccolo che non ci arrivavo neanche al bordo con quel gessetto bianco tondo e duro come il marmo il maestro mi terrorizzava altissimo magrissimo lo sguardo torvo da serpente.

Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura Hopaura

Sento dentro di me una tensione incontenibile mi strizza il ventre sudo freddo goccioline sulla fronte mi irrigidisco ma la catastrofe è ineluttabile. E' calda umida liberatoria rivoli di piscio mi percorrono le cosce sudate fino a infradiciare prima i calzini poi le scarpe di tela per irradiarsi sul pavimento in formica verde chiaro e creare piccole pozze fumose e repellenti. Gli altri bambini che prima rumoreggiavano incolti adesso zittiscono sospendono lo sguardo e la voce e restano lì appesi come tanti piccoli corvi sul filo della luce. Il maestro si avvicina con una smorfia che gli rende ancor più spaventevole il volto appoggia il suo artiglio sulla mia testa e spinge sempre più forte fino a schiacciarmi il muso impietrito in quella pozza putrida.

Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi Devolavarmi

Da quel momento la vita non ha avuto più il profumo di borotalco e il morbido di un asciugamano caldo dopo il bagno odoroso di mela verde del mio bagnoschiuma preferito. Da quel momento la vita è stato sudiciume che io ancora combatto giorno dopo giorno ora dopo ora minuto dopo minuto secondo dopo secondo con il mio corpo disubbidiente.
 

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VINCENZO

“Mamma, non dispiacerti, era solo un ragazzo!”. Eppure lei non riusciva ad accettarlo, sua figlia era tornata nuovamente single, dopo che per un anno aveva sperato che uscisse insieme al suo pupillo, Vincenzo. Così era stato, per qualche mese: non l’aveva di certo portato ancora a casa, ma le cose filavano bene e sogni rosei di matrimonio contornavano la mente frenetica della futura suocera.
Si era talmente fissata su quel ragazzo che anche alla notizia che frequentava più ragazze contemporaneamente inclusa sua figlia, continuava a sperare che si rappacificassero. “E’ quello giusto per mia figlia, lo so, me lo sento, non so come spiegarmelo ma è così!”.
Ormai Vincenzo era diventato argomento all’ordine del giorno, nonostante fossero passati già tre mesi da quando la figlia l’aveva lasciato. E a ragione, scoprendo come fosse una persona superficiale e vuota. Ma la mamma insisteva e insisteva, “Ma non potevi pensarci un attimo prima di farlo, pensaci bene, ti conviene ricercarlo. Vai a casa sua a fargli gli auguri di persona!”
La figlia stava cominciando seriamente a preoccuparsi. Sapeva che sua mamma aveva preso sotto la sua ala protettiva Vincenzo e le era sempre piaciuto per lei, ma dopo aver scoperto che usciva con altre qualsiasi persona se la sarebbe messa via. E invece no, mah!
“Francesca, per me la mamma è andata via di testa. Stamattina avevo lasciato per sbaglio il mio account su Facebook aperto e lei era lì che controllava il profilo di Vincenzo, se aveva commentato da altre ragazze e se queste fisicamente sono meglio di me!”
“Già, che stranezze Angela… Voglio dire, se si fosse fissata su un ragazzo bellissimo e in gamba posso capirla, ma Vincenzo non è niente di speciale”!
“Per fortuna, ho te che mi appoggi… E’ bello avere una sorella che ti capisce! Io quando ho cominciato a frequentare Vincenzo, ammetto di non esserne mai stata attratta fisicamente. Ha venticinque anni ma ne dimostra almeno dieci in più… Io gli avevo dato una possibilità solo perché sembrava una persona seria e affidabile, con cui parlare di tutto. Ma poi si era scoperto che così non era… Basta parlare di lui, voglio dire sono passati tre mesi e ormai sto già frequentando un altro!”
“Dai veramente! Dimmi di più di lui!”
“Non posso parlare a voce troppo alta perché quando l’ho detto alla mamma per poco non faceva un colpo. Fra poco mi dava della *******, che in realtà sono ancora impegnata con Vincenzo.”
“Che se lo sposi lei Vincenzo, tanto se sembra un trentacinquenne… Nostra mamma ne ha quarantacinque, siamo lì!”
“Ahaha, è vero! Sai a cosa pensavo io? Di controllare gli spostamenti di Vincenzo e appena si scopre che sta frequentando una ragazza, passare di lì casualmente con la mamma. Voglio vedere se lo difende ancora eh!”
Passarono tre giorni, e l’occasione si presentò, fresca come una rosa: Vincenzo aveva confermato su Facebook l’appuntamento con una ragazzina di diciassette anni straniera, Ilean.
“Guarda te, adesso si sceglie pure una preda facile, giovane e straniera. Quello è sempre a caccia, il maledetto! La mamma avrà una bella sorpresa…”
Francesca e Angela ghignarono di un sorriso perfido. Era ora di finirla con Vincenzo, non era possibile sentire pronunciare il suo nome ad ogni ora del giorno! Ma la reazione fu del tutto diversa da quella che si aspettavano: “Le ragazzine di oggi sono proprio spudorate, vanno a importunare i bravi ragazzi maturi. Povero Vincenzo! Dai, Angela va a salutarlo e salvalo da quella condanna in miniatura!”
Angela e Francesca si guardarono negli occhi, a quanto pare non c’era proprio nulla da fare!
“Mamma, andiamo a casa ed evita il discorso di Vincenzo per piacere, te l’avrò chiesto mille e mille volte.”
In quel preciso momento passò un ragazzo che assomigliava a Vincenzo, ma più giovane.
“Ciao Cristian!” “Ciao Angela!”
La mamma non credeva ai suoi occhi, chi era quel ragazzo che così tanto assomigliava a Vincenzo?
“Mamma, è suo fratello Cristian… Ha la stessa età di Francesca, diciotto anni.”
La donna non parlò più fino all’arrivo a casa, immersa nei suoi pensieri. Poi esordì: “Francesca, io ti vedrei molto bene insieme a Cristian…”
“O mio dioooooooooooooooo!”
 

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ZOE

Era giunto il momento di iniziare il rituale. Lei se ne stava rannicchiata su un fianco ai piedi del letto dove l’avevo sodomizzata per ore. Indossai i paramenti sacri e cominciai a cantare piano.
Orkízo se pneûma…
Quella mattina non ce la faceva a stare in piedi, così l’avevo pesata io: trentasei chili, una forma perfetta. Era riuscita a trasformarsi in ciò che volevo, un essere superiore capace di vivere senza mai chiedere.
... en aéri phoitómenon eíselthe...
Sapeva che potevo amarla soltanto se si fosse resa degna di Me.
… enpneumátoson, dunámoson…
Era morta mentre le concedevo il piacere supremo, il Mio, e nell’istante in cui avevo sentito il suo corpo spegnersi avevo reso grazie a Thayth che ora me l’avrebbe restituita per continuare a servirmi in eterno.
... diaégheiron tê dunámei toû aioníou theoû tóde tò soma...
Avevo rincorso il Potere per anni, attraverso strade inutili. Non avevo ancora capito che il Potere necessita di Sacrificio.
... kaì peripateíto epì tónde tòn tópon...
Ora sì, avevo Tutto. L’ultima prova era quella di resuscitare Zoe, allora sarei finalmente diventato un Dio.
... óti egó eimi o poiôn tê dunámei toû Thaúth...
Pareva una cartaccia, sudicia e rattrappita. Presto sarebbe tornata la mia bellissima Zoe e non mi avrebbe più fatto schifo come mi faceva adesso. Non sopportavo la morte, non sopportavo nessuna forma di separazione.
...aghíou theoû.
Gridai per tre volte il nome di Zoe. La stanza era piena di fumo, odore di umori acidi e sangue rappreso. Per non vomitare mi accesi una sigaretta e rimasi pazientemente in attesa. Alle tre in punto la testa di lei si mosse debolmente. Aveva ancora gli occhi chiusi e la gag infilata in bocca. Gliela slacciai e mi accorsi che aveva ricominciato a respirare.
«Ciao maiale!» Di colpo si era drizzata a sedere sul letto con un guizzo da burattino infuriato.
«Voglio un panino al salame», disse puntandomi i suoi occhi gialli. Sorrideva allargando la bocca come una demente e soffiandomi addosso un alito che sapeva di panni luridi.
«Che cosa?» Non feci in tempo a rendermi conto dello stupore che provavo nel sentire la sua nuova voce. Lei mi aveva già afferrato per il collo con le sue dita stecco che stringevano senza alcuna intenzione di smettere.
«D’ora in poi parlerai solo quando te lo ordinerò io. Adesso voglio mangiare. Tutto quello che c’è.»
 

GermanoDalcielo

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I giudizi e commenti della Giuria Ufficiale

CAMMINARE

ValentinaBellucci
Stile poetico e metaforico ma triste; mi ricorda la tendenza di certi poeti decadenti. Conciso e chiaro ha reso perfetto il devastante scenario sentimentale del pittore, e anche gli elementi descritti giocano a suo favore . Forse un po’ troppo articolato, ma questo è il mio modesto parere… e poi il finale merita!

Ila78
Atmosfera un po' surreale e ovattata. Il protagonista è ossessionato dalla sua creazione e forse da Maraya. Non ho capito bene la connessione tra Maraya e il colore arancione. Tutto sommato piacevole.

Egidio.nev
Particolarmente apprezzato l'aggettivo colorato affibbiato al nome di Maraya, l'ho trovato di una poesia sconfinata. La fluidità del racconto invece è stata inceppata da costruzioni di frasi per me troppo "da interpretare". La ricerca di una costruzione melodicamente poetica ha diminuito l'efficacia comunicativa.

ValeG
Poesia per gli occhi questo racconto, che traduce così efficacemente le immagini in parole, a partire da Maraya, nome arancione. La violenza e l'ossessione del fare artistico vengono, però, mitigate dai pensieri in cui si perde l'autore, e di non immediata comprensione per il lettore (Es. il paragrafo su Leonardo. Leonardo, chi è costui?!).

Darida
L'ossessione e' vaga, a dire il vero tutto in questo racconto lo trovo vago, poco chiaro. Mi sembra piu' che altro una ri-flessione che l'autore rivolge soprattutto a se stesso, lo stile e' frammentario.

Velmez
Stile grottesco e intricato: si fa fatica a seguire la lettura… La sintassi e la punteggiatura non danno un ritmo scorrevole, il lettore è costretto a riprendere la frase più volte. Più che un racconto narrativo è una poesia, ciò per lo meno giustifi-cherebbe lo stile…

Risus
Forse sono io che non l'ho capito... il racconto qualcosa vuole dire, comunicare, significare, ma non l'ho colto... mi è sembrato un bell'esercizio di scrittura, ricercata, originale... per lo meno c'è l'idea di una ossessione.

Giovaneholden
L'idea c'è, ma il voler a tutti i costi creare un effetto la diluisce assai. Lo definirei troppo sensista e troppo impressioni-sta.

Nerst
Davvero poetica questa immagine dei colori che danno vita alla persona femminile nel racconto. La presenza della notte e della luna rendono ancora più semplice l’ abbandono all’ atmosfera magica che circonda il pittore. Sembrava davvero di vedere la sua tavolozza sporca d’ arancione.

Fabiog
Ho provato a rileggerlo più volte, ma lo trovo proprio senza capo nè coda. Non riesco neanche a dare un vero e proprio commento

Ugly betty
L’ho riletto più volte. Alla fine ho sempre pensato ‘E quindi?’. Mi spiace ma non sei riuscito a farmi arrivare nulla, se non una sensazione di grande confusione. Non ho colto “l’ossessione”. Sarei felice se mi spiegassi il senso di questo racconto. Per adesso, io devo dare un voto e questo non può essere positivo. Un bravo scrittore deve riuscire ad arrivare al lettore!

Bianca
L'ho trovato un racconto malinconico, con una lettura scorrevole, poco originale e con una buona adesione al tema.

Hollygolightly
Lo spunto è molto bello e il racconto è denso di significato. La stessa immagine che richiama è molto bella. Sono solo molto scettica sulla forma. Ci sono delle frasi sforzatamente poetiche e altre forme tipiche del parlato che insieme cozzano un po’ fra loro. Avrei preferito un italiano più spontaneo...

Cristina67
il dramma del pittore è ben reso, ottima proprietà di linguaggio.

Ursula
un racconto da visualizzare, più che da leggere, in cui occorre concentrarsi per entrare nella mente del pittore. Può sem-brare difficile, ma alla fine l'uso preciso delle parole e lo stile della punteggiatura che spezza un po' il racconto, lo ren-dono più veloce.

Haydèe
Do la sufficienza perchè è scritto bene, ma secondo me troppo breve e poco entusiasmante.

Irene
Espressioni molto poetiche, anche se non posso apprezzare pienamente tutti gli artifici retorici: a un primo sguardo si potrebbe pensare che ci siano solo parole, e non sostanza. Non avrebbe guastato qualche frase in più, per approfondire, per lasciare un'impressione vera nel lettore. Perché questo titolo? Perché la ripetizione, inutile, di “già compiaciuta”? E perché il cambiamento del nome dell'artista? Soprattutto, perché quel punto esclamativo di “linee nere!”, così aggressivo e bambinesco, poco in linea con la pacatezza e la poesia del racconto? Sarebbe bastato pochissimo, una revisione generale...
 

GermanoDalcielo

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IL NOCE​

ValentinaBellucci
Ottimo lo stile! Scorrevole e chiaro. Una sola incertezza in un verbo… Le modalità di approccio le ho trovate incorag-gianti! E il finale: è da palcoscenico!

Ila78
Questo è uno dei due racconti che ho apprezzato di meno, ho fatto fatica a seguirlo e a comprenderne fino in fondo il significato. Non mi è chiaro il nesso tra l'ossessione dell'albero e la donna che il protagonista vede fuori dalla finestra.

Egidio.nev
Inizialmente, causa qualche virgola in meno che avrei preferito per regalare immediato senso di ordine e velocità, ho faticato ad apprezzare la descrizione del solaio. Ho trovato piatto il racconto nella sua fase centrale, ma non privo di ossessione e frustrazione. Ho invece apprezzato e "sentito" l'attrazione del pittore sul finale. Avrei preferito però, per poeticità, se il pittore avesse trovato nella musica il suo nuovo soggetto, proprio in contrapposizione con quel metaforico silenzio.

ValeG
L'inizio placido e non particolarmente coinvolgente sembrano tradurre il silenzio, la difficoltà creativa del protagonista. Il finale - seppur piacevolmente poetico - accelera sì, si fa sonoro per il pittore, ma non per colui che scrive il racconto: descrizione un po' piatta, manca il guizzo, manca la traduzione scritta della carica ossessiva che dovrebbe essere il tema attorno al quale sviluppare lo scritto.

Darida
Non ravviso una vera ossessione, forse un accenno temporaneo con una specie di lieto fine. Il racconto presenta un certo dinamismo, ma pecca un po' in originalita'. Lo stile e' scorrevole.

Velmez
Non capisco dove voglia andare a parare, lo scrittore sembra cambiare continuamente idea sulla direzione che debba prendere il racconto. Mi lascia confusa. L’unico pregio che trovo sono le immagini fortemente visive.

Risus
Questa idea di ossessione mi è piaciuta, più che buona e ben rappresentata; bella la descrizione iniziale dell'albero... peccato che poi tutto si perda e svanisca pian piano fino ad arrivare ad un finale che proprio non ho gradito... peccato... Scritto abbastanza bene, a parte qualche svista e incertezza (credè?!?!).

Giovaneholden
ottimo dal punto di vista stilistico e sintattico, il racconto mi fa pensare a un epigono di Poe, senza averne ovviamente la brillantezza.

Nerst
Questo racconto ha ripreso in me il senso della frustrazione che segue quando non si riesce a portare fuori la bellezza che si ha dentro. Sia essa pur solo un albero da raffigurare su di una tela. Poi arriva il momento in cui tutto scorre rapi-do e facile, e quello che si riporta fuori ha colori e forme del tutto diverse da quelle pensate e spasmodicamente volute.

Fabiog
Sicuramente ben scritto, stile molto sciolto, buon uso delle parole, ma il tutto mi è sembrato troppo " ricercato " venen-do a mancare un senso al racconto. Insomma lo si legge , ma alla fine si rimane come quando lo si è iniziato.

Ugly betty
Bello, carina l’idea e molto bello lo stile.

Bianca
Un bel racconto interessante, originale, scorrevole e con una buona adesione del tema. Bella sia la descrizione del noce che fa il pittore nella sua mente, che il ritratto finale della donna che suona il piano, nel campo di grano.

Hollygolightly
Mi ha incuriosita sin dalle prime righe e il finale mi ha strappato un sorriso. Scorrevole, bello.
Cristina67
Racconto dai toni poetici molto intensi. Il tema dell'ossessione ben reso all'inizio si perde alla fine.

cristina67
Racconto dai toni poetici molto intensi. Il tema dell'ossessione ben reso all'inizio si perde alla fine.

Ursula
ho faticato a leggere questo racconto. Lo stile è decisamente descrittivo, con molti dettagli, che alla fine distolgono l'at-tenzione dalla trama e dal tema.

Haydèe
Racconto ben impostato! Un linguaggio scorrevole ed armonioso. Pura poesia.

Irene
Un ottimo racconto. Buone descrizioni, parole misurate. Soprattutto nella parte iniziale mancano virgole, pause, e sono necessarie per dare più ritmo. Inoltre, una cosa importantissima, manca, prima di “Spossato dai tanti tentativi falliti”, una frase, qualche parola che riconnetta le azioni svolte abitualmente nel passato a quelle che si svolgono ora, qualcosa che riporti il lettore nel presente. Per il resto niente da dire: mi piace particolarmente, alla fine, la rinuncia all'ossessione, una sorta di guarigione improvvisa, fragile, un ritorno alla vita e al presente, operato da un'altra visione... Che, chissà, forse diventerà una nuova ossessione? Ottimo lo sviluppo in poco spazio del tema, chiaro e filante.
 
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GermanoDalcielo

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INSIEME PER SEMPRE

ValentinaBellucci
Drammatico!... Lo stile è squisito e scorrevole e gli intervalli tra i ricordi, le emozioni e la cruda realtà rendono molto! Tragicissimo il finale… vi confido un segreto: mi ha commossa…

Ila78
Bello, racconto ben scritto, quasi commovente. Lettura fluida, chiara ed emozionante. Rende molto bene il sentimento profondo provato dal protagonista e l'ossessione di dover perdere la persona amata e di far di tutto per non separarsene.

Egidio.nev
Definitemi romantico, ma io questo racconto l'ho particolarmente apprezzato. Stile, poesia, semplicità, ritmo, qualche abbozzato aforisma, il contrasto tra Font per dividere temporalmente e tematicamente il testo. Giudizio positivo.

ValeG
Bel racconto, che svela i suoi "in più" nei pensieri di Mattia. Il nodo alla gola è assicurato: peccato per la conclusione un po' troppo medica. Ma l'ossessione dov'è? Questo è amore! Qualcuno sostiene che l'amore è passione, ossessione, qual-cuno senza cui non vivi. E io... io son d'accordo.

Darida
Questo racconto nella sua linearita' mi ha commosso, ed e' forse tra quelli scritti meglio. Tuttavia non trovo attinenza con il tema proposto, non riconosco l'ossessione. Vedo un grande amore, dedizione, sacrificio...be', ci sara' modo di di-scuterne con l'autore.

Velmez
Non è il mio genere: mi ricorda Love story… però è scritto molto bene, lo stile è scorrevole il lessico accurato e ci sono un paio di frasi acute che mi hanno fatto sorridere (per compiacenza!), e questo è la cosa che più apprezzo in letteratura!

Risus
Il racconto è bellissimo, molto delicato, molto profondo. Scritto molto molto bene, parole al posto giusto, giusto ritmo... solo qualcosa da ridire sulla frase che chiude la storia, non per la frase in sè, piuttosto per il modo in cui il concetto è espresso... mi sembra tolga enfasi al tutto... avrei cercato un modo diverso per dire quelle stesse cose... Ciò che invece è più grave è che non ho trovato i segni di una ossessione in questa romantica storia d'amore... peccato...

Giovaneholden
Buono il ribaltamento finale del racconto, finché morte non ci separi...Un grande amore estremo, raccontato con uno stile asciutto ma convincente.

Nerst
Che dire, davvero commovente. Ho apprezzato il modo di riportare il passato della coppia, che fa distaccare piacevol-mente dal racconto del drammatico presente. Credo che se non ci fosse stato questo elemento sarebbe stato un po’ dura (almeno per quel che mi riguarda) continuare a leggerlo senza abbassare lo sguardo.

Fabiog
Troppo on stile " love- story " tragica, buono per soap opera , ma meno per un racconto. Non mi è poi piaciuto l'uso così secco e breve dei periodi.

Ugly betty
E l’ossessione dov’è?

Bianca
Un racconto triste e commovente, ma che mi ha fatto anche tenerezza, nella scena in cui il protagonista, ricorda il primo incontro avuto con l'amata. L'ho trovato poco originale e con una buona adesione al tema.

Hollygolightly
Un po’ troppo frettoloso. Ed è un peccato, l’idea era molto bella. Mi è rimasto un po’ di amaro in bocca, la storia è sembrata sfuggirmi dalle mani.

Cristina67
Scritto bene, ci sono solo un paio di "d" eufoniche di troppo. Fluido, delicato.

Ursula
un racconto molto scorrevole, mette al centro i sentimenti del protagonista. Il tema è commovente, anche se forse un po' scontato.

Haydèe
In poche parole stupendo! Complimenti a chi l'ha scritto. Traspare devozione e amore vero allo stato puro. Bellissimo!

Irene
Bellino, pulito, magari quelle 5 o 6 righe in più si potevano scrivere per aggiungere qualche dettaglio... Tutto sommato, è un racconto romantico che se avesse avuto più spazio a disposizione forse sarebbe riuscito a commuovere qualche cuore, per quanto non sia particolarmente originale. Il problema è che questa non mi sembra tanto un'ossessione quanto un amore molto forte: nonostante i “fanaticamente, meticolosamente” e suicidio finale da “eros e thanatos”, mi sembra ovvio che un uomo davvero innamorato faccia di tutto per la donna amata, e non è così raro né psicotico che una volta andata via questa non si veda più un motivo per vivere. Un consiglio: meglio titoli più incisivi.
 

GermanoDalcielo

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LA COLLEGA

ValentinaBellucci
Sconcertante e prosaico… ma ha comunque reso l’idea. L’impostazione nel creare l’atmosfera è ottima ma ci sono in-certezze nell’ortografia. Un po’ brusco e diretto, secondo il mio parere, e colmo di quella superficialità del mondo d’oggi.

Ila78
Poche righe, crude e "secche" trasmettono perfettamente la freddezza e l'indifferenza con cui la protagonista usa gli uomini, suoi colleghi di lavoro come oggetti "usa e getta".Sentimento zero, solo sesso. Lettura piacevole anche se forse è un po' sbrigativo.

Egidio.nev
Io l'ho personalmente trovato banale, gratuito e abbozzato. Non ci ho trovato "una capocchia" di spillo di eros. Almeno è in tema.

ValeG
Inizio molto buono, peccato che poi l'elemento erotico - inserito senza successo alcuno, a mio avviso - sminuisce e ba-nalizza un racconto potenzialmente ben fatto. Ma, a parte il sesso volgare, non c'è altro su cui far presa al giorno d'oggi?

Darida
Qui l'ossessione e' presto colta e senza troppi sforzi di immaginazione. Lo stile e' scarno, molto scarno anche se non sgradevole, e la storia e' poco sviluppata...-ebbene si' avrei voluto saperne di piu'...-

Velmez
Il finale è decisamente inaspettato! Ma inverosimile (se, come presumo, è una lettera…). Però il senso sta tutto lì, per-ché il resto è piatto e inutile… sono indecisa se considerare il finale ironico o squallido?

Risus
Ehm... dov'è l'ossessione? qual è l'ossessione??? mi sembra che la protagonista della storia abbia una missione da com-piere, più che una ossessione... chiaro, una missione un po' particolare, ma leggendo il racconto non si direbbe che le sue azioni siano mosse da un pensiero che martella la sua mente. In una storia così breve e praticamente monotematica, spiccano troppo le 3-4 parole forti inserite, guastano...

Giovaneholden
Ho trovato il racconto fine a se stesso, un voler epater le bourgeois, senza uno scopo, giusto voler creare uno scandalo a effetto, sia nelle azioni della collega mantide, sia nella presunta libertà che questo modo di fare dovrebbe dare. Cantava il compianto Bruno Lauzi: ti senti sola, con la tua libertà...

Nerst
Mi ha fatto sorridere e parecchio. Divertente vitalità di una donna che scherza a stuzzicare i colleghi per rendere piccan-te una vita che forse non ha gusto. Dissacrante finestra su di un mondo che ha sempre stuzzicato la fantasia erotica: l’ ufficio.

Fabiog

Mi sembra che sia più interessato a " scandalizzare " con frasi che ormai non scandalizzano più e non raggiunge l'obiet-tivo prefisso, anzi non capisco quale sia.

Ugly betty
Non ho colto molto l’ossessione. A me sembra più perversione! :D Ti salvi per un pelo: appena sufficiente.

Bianca
Questo racconto non mi è piaciuto, ma ho trovato la lettura scorrevole, poco originale e con una buona adesione al tema.

Hollygolightly

Mi ha incuriosita, ma al tempo stesso è come se si sentisse la mancanza di “qualcosa”, di una sorta di spiegazione o di un dettaglio più “profondo”. Non manca nemmeno la capacità di creare belle immagini, ma non nego di aver pensato solo “ah, ok” un po’ indifferente leggendo il finale.

Cristina67
ottimo stile, senza cadere nella volgarità traccia un profilo fluido e coerente della protagonista. L'idea è buona e otti-mamente resa.

Ursula
il racconto che non ti aspetti…all'inizio ero perplessa…poi in realtà mi sono divertita! Mi ha fatto pensare e sorridere su certe ossessioni che di solito scambiamo per qualcos'altro… piacevole perché originale.

Haydèe
Semplicemente non mi è piaciuto.

Irene
Mi ha fatto sorridere: non posso evitare di pensare a una segretaria sexy miagolante... Non mi piace affatto però il lin-guaggio un po' sboccato: certo, non ci sono né devono esserci tabù nella letteratura, ma tante cose possono e devono essere sottintese, altrimenti sembra di avere a che fare con una sorta di raccontino erotico. Inoltre, non approvo questa strana scrittura un po' in versi, un po' in prosa: o una cosa, o l'altra. C'è da migliorare nello stile.
 
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GermanoDalcielo

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LA STATUA DELL’UOMO MODERNO​

ValentinaBellucci
È disarmante… ma ha centrato in pieno uno dei capitoli fondamentali della realtà. Mi torna in mente una citazione di Oscar Wilde: “Oggi la gente sa il prezzo di tutto e non conosce il valore di niente”. Stile ottimo e scorrevole, punteggia-tura non male.

Ila78
Molto bello, ben scritto e tema perfettamente centrato. Bella l'idea dell'uomo moderno che si "disumanizza" per denaro fino perdere ogni "funzione" umana, tranne la più fisiologica di tutte. Attuale e azzeccatissimo.

Egidio.nev
Originale. Forse troppo, considerato il finale. Certo si poteva rappresentare meglio l'umanità irrifuggibile di questa sta-tua senza sogni, però ne apprezzo il bel contrasto.

ValeG
Lo stile nervoso ed essenziale utilizzato mi è piaciuto, molto aderente al tema ossessione. Però, c'è qualcosa della storia che non mi convince. Forse il finale?

Darida
L'ossessione, dell'accumulo di denaro e' presentata bene, lo stile e' pulito...certo io mi aspettavo piu' uno squalo alla Gordon Gecco che un operaio del turno di notte, ma questo potrebbe segnare un punto a favore all'imprevedibilita' della storia.

Velmez
Il metodo inventato da Dario, in realtà è il metodo inventato da Daniel Quinn (Trilogia di New York – Paul Auster) per poter fare l’investigatore 24 ore su 24. Citazioni a parte, il racconto è ben scritto, e, nonostante il tema molto comune nella psicologia odierna, il finale ha dei risvolti originali.

Risus
Indeciso fino alla fine su che voto assegnargli... mi è piaciuto e mi ha entusiasmato per alcuni aspetti (idea carina, buona capacità di scrittura, originale e buffo il finale), mi ha deluso per altri... Ottimo inizio in cui c'era già uno spunto perfetto per raccontare una ossessione, ma l'autore ha preferito buttarsi su un altro pensiero fisso del protagonista indebolendo così la storia... e di molto... discutibili ai fini della credibilità del racconto anche alcune scelte "lavorative" dell'ossessionato Dario...

Giovanholden
Pur pregevole nello stile, la cornice moralistica, seppur lodevole, cristallizza il racconto in uno schema che lo rende co-me un'arma spuntata...

Nerst
il racconto ritrae quello che è effettivamente l’ atteggiamento che riscontro nella maggior parte delle persone. Lavoro, lavoro, solo lavoro, e la vita? Gli affetti? Un giorno ti svegli (o muori) e ti rendi conto che i soldi non ti riscaldano nei momenti freddi della vita.
Questo è ciò che mi hanno trasmesso le parole scritte del racconto, che trovo ben formato e diretto.

Fabiog
Bella la storia, originale, ma mi è sembrato pervaso da un intento un po’ troppo moralistico.

Ugly betty
Anche se la struttura non è delle più organiche, l’idea di fondo mi è piaciuta e il finale è geniale!

Bianca
L'ho trovato un racconto interessante, originale, con una lettura scorrevole ed una adesione al tema buona.

Hollygolightly
Mi piace, sin dalle prime righe ho avuto voglia di andare avanti. Complimenti per la forma, anche se mi è sembrata un po’ “ingessata” in alcuni punti.

Cristina67
Metafora della vita moderna molto originale. Lo stile presenta delle piccole ombre.

Ursula
secondo me la storia con maggiore inventiva, è un racconto ben pensato, si apre e si chiude come un cerchio. Anche lo scrittore risulta molto critico col protagonista, il che lo fa sembrare una figura ancora più solitaria, e non si riesce a esse-re pienamente coinvolti nelle vicende dell'uomo statua. Mi ha lasciato un senso di tristezza, un senso di vuoto un po' come il personaggio che descrive.

Haydèe
Mi è piaciuto molto! IL mondo ne è pieno di questi individui infelici e incontentabili,veramente tutto molto triste! Pro-fitto ,profitto e nient'altro! Mentre le cose importanti sono gli affetti e l'amore.

Irene
A parte diverse imprecisioni con i verbi, delle ripetizioni di parole e alcune frasi davvero pleonastiche, non è male: mi sembra però scritto in fretta, di getto, e poi subito impacchettato, altrimenti l'autore avrebbe sicuramente corretto questi difetti. Non mi piace poi l'intento evidentemente moralistico né la morale in sé, ma devo ammettere che il tema dell'os-sessione è sicuramente ben sviluppato.
 

GermanoDalcielo

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L’ALTRA​

ValentinaBellucci

Notevole… mi ha meravigliata! A mio parere lo stile è intraprendente e il monologo curioso. Ammirevole il tentativo di immedesimazione! Qualche errorino…

Ila78
Lascio per ultimo il mio preferito. Bello, veramente bello. Ben scritto, tema centrato e con la giusta dose di suspence. In poche righe riesce anche a soprendere con un finale che non ti aspetti...sembra un'ossessione e invece è un'altra!

Egidio.nev
Finale ad effetto, racconto fluido, semplice, nonché perfettamente aderente al tema guida di questo concorso. Nove stelline per questo autore. Domanda: Hai letto per caso di recente qualche libro di Saramago? Lo dico perché probabilmente ti si è appiccicato addosso lo stile usato dal nobel nei dialoghi e pensieri.

ValeG
L'argomento scelto è forte, di estrema attualità - tra l'altro perfettamente inerente al tema del concorso - , e giunge ina-spettato: la confezione del racconto è originale, assolutamente mai banale. Lascia spiazzati e positivamente senza parole! Per me senza dubbio il migliore, complimenti!

Darida
In questo racconto l'autore mi porta a riconoscere la vera ossessione per gradi-all'inizio mi ero ingannata...e bravo-a!- questo mi e' piaciuto,ha aggiunto originalita' alla storia, la scrittura e' fluida.

Velmez
La narrazione è piuttosto avvincente, il colpo di scena allevia la banalità dell’inizio e del tema in generale… La storia regge bene, ma lo stile è piuttosto acerbo, poco curato, buttato lì…

Risus
bello bello bello, azzeccato il tema, coinvolgente la scrittura, finale perfetto... Un racconto delicato, elegante, profondo. Leggerlo è stato veramente un piacere per la mia mente...

Giovaneholden
Sempre lo stesso tema, trattato in modo efficace ma solo parzialmente. L'ossessione, evidentemente, attraverso varie forme, è la dominante dei nostri tempi, e come dare torto ai nostri scrittori...

Nerst
Toccante intimità di fragile donna. Dopo le prime righe avevo subito capito a chi si stava riferendo la voce narrante, ma la conferma del mio pensiero non mi ha assolutamente tolto il gusto del finale della storia che reputo attuale, haimè e duro da superare. Davvero commovente

Fabiog
Ottimo, scritto bene, stile fluido. Cattura l'interesse fin dall'inizio e il finale lascia una forte malinconia

Ugly betty
Ma questa non è ossessione! Questa è sofferenza d’amore! Magari la reazione è esagerata ma ritenerla un’ossessione mi sembra assai forzato. Mi spiace ma non mi sei arrivato.

Bianca
Un racconto triste, che purtroppo rispecchia la società di oggi, dove c'è chi pensa che per essere accettati, si debba esse-re a tutti costi magrissimi. L'ho trovato poco originale, ma con una buona adesione al tema.

Hollygolightly
Mi piace lo stile un po’ sporco ma quotidiano, estremamente reale. Forse è per l’estremo realismo della forma che viene difficile non prendere sul serio la narratrice e non crederle fino in fondo...

Cristina67

Toccante, scritto bene, attuale. Trascinante dall'inizio alla fine, la protagonista è estremamente credibile.

Ursula
una bella storia: non è pesante, ha la misura giusta per le dimensioni che ha, cioè una pagina. Anche il finale è a sorpre-sa, ed è di nuovo un punto di vista diverso da cui osservare la storia. Proprio bello!

Haydèe
Mini racconto che racchiude una realtà che accade spesso! L'affidarsi a persone indegne! Persone che ti portano ad non avere una tua personalità e volontà. Voto più che sufficiente.

Irene

Estremamente interessante, all'inizio non avevo affatto capito che si trattasse della protagonista stessa! Non capisco soltanto il perché dell'espressione “Lo stesso sipario che si è alzato per lei”... Mi piace lo stile semplice eppure non banale, e la scorrevolezza; una bella revisione avrebbe permesso di evitare qualche imprecisione, peccato! Inoltre, sono contenta che l'autore(autrice) abbia affrontato questo tema, e che l'abbia fatto bene: capita spesso che si semplifichi e quasi si ridicolizzi una cosa che è molto di più di un desiderio di dimagrire. Hai affrontato un tema importante senza essere né pesante né banale: bravo/a!
 
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GermanoDalcielo

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MATT E I BISCOTTI​


ValentinaBellucci

Lo stile è scorrevole e chiaro. Ho apprezzato sia la forma che il contenuto. Il senso è profondo ma all’inizio manca un po’ di “parti” emozionali.

Ila78
Questo racconto mi è piaciuto per l'immagine tenera e innocente di Matt, disposto a tutto pur di procurarsi i biscotti che gli salveranno la vita. Non viene molto caratterizato il contesto in cui Matt si trova, presumo un ospedale psichiatrico e nemmeno i rapporti che intrattiene con i vari educatori, ma forse si sarebbe sforata la pagina di lunghezza.

Egidio.nev
Autore/autrice, "lo scatolo" di biscotti?! Un pugno nello stomaco! A parte questo errore figlio del dialetto ho trovato l'idea di fondo buona, ma il racconto è molto, troppo, semplice. Insipido.

ValeG
1 stellina in meno rispetto a ciò che avrei assegnato per colpa de "lo scatolo" (sic!). Racconto non particolarmente origi-nale, sia come trama sia come stile, ma, proprio per la sua dolce semplicità mi ha colpito. Sarà l'empatia con Matt per i biscotti? Personaggio carino.

Darida
Ossessione riconoscibile fin dalle prime battute, il racconto e' ben sviluppato ,originale e scorrevole nello stile, si legge d'un fiato, mi piace Matt!

Velmez
Lo scatolo? Uhmm… la narrazione non mi convince, nel momento in cui dovrebbe creare forte tensione, in realtà è di-ventata noiosissima… sul finale si riprende un po’, ma non la trovo comunque esaltante…

Risus
pur partendo da uno spunto molto interessante, il racconto si perde riga dopo riga. 'Sto fatto della "guerra del giorno do-po" non l'ho proprio capito, ha tolto credibilità alla storia. Non mi è nemmeno piaciuta la descrizione del furto, troppo banale... ma la cosa che più ha affaticato la lettura è stata l'impaginazione!!! Senza pause, nemmeno un rigo per riprendere fiato!!! e poi il titolo... non va, proprio non va...

Giovaneholden

Anche qui si descrive una mania, ma con meno pathos del racconto “ossessioneossessioneossessione” . Nondimeno esce dalla pagina, netto e chiaro, questo insopprimibile modo di comportarsi ossessivo del protagonista del
racconto, liberato nella catarsi finale, per non essere stato scoperto.

Nerst
Ben scritto e congeniato! Ho apprezzato la capacità di descrivere un “disturbo” che non è facile da capire ed accettare. Il ragazzo del racconto ha suscitato in me affetto e malinconia per un mondo che ognuno di noi si porta dentro, ma che per “alcuni” si rivela una trappola.

Fabiog
Non sò perchè, ma non mi ha proprio convinto nulla. Storia troppo buonista, troppo " politically correct "

Ugly betty
Mediocre. L’idea di fondo non era male anche se, secondo me, non l’hai resa benissimo. Non sei riuscito a colpirmi del tutto. Nel complesso è più che sufficiente.

Bianca
Un bel racconto simpatico e originale, con una lettura molto scorrevole ed una buona adesione al tema.

Hollygolightly
Ci sono alcune digressioni che appesantiscono un po’ la narrazione, ma l’idea è abbastanza originale e cattura l’attenzione del lettore.

Cristina67

L'idea è buona, il protagonista credibile. Qualche piccola pecca nello stile.

Ursula
il racconto sembra un po' ingenuo…la storia è semplice, è ben scritto, tuttavia non sono riuscita a immedesimarmi nella lettura, la trama non riesce ad appassionarmi del tutto.

Haydèe
In questo mini racconto traspare l'ossessione della guerra, e la paura di restare senza cibo. Racconto molto tenero e carino.

Irene
Quel “che sarebbe scoppiata una guerra” all'inizio, come un fulmine, seguito da tutti gli altri verbi usati orridamente: dopo “che” e “se” si usa il congiuntivo, poche storie. Uso poco preciso della punteggiatura: i punti non si mettono a ca-so, per dare un ritmo incalzante si possono costruire frasi affannate e ossessive anche con le virgole. “ritirata nell'arma-dietto”: che vuol dire? La ritirava dall'armadietto? La ritirava in qualche posto particolare ogni sera? Il linguaggio, inol-tre, è spesso troppo semplice, quasi infantile; infine, abbiamo tanti, troppi elementi che si sarebbero potuti evitare per rendere il tutto più scorrevole. La storia, invece, è estremamente interessante: mi ha lasciato con il desiderio di saperne di più sul protagonista, e sarebbe un'ottima base per un racconto lungo.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
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OSSESSIONEOSSESSIONEOSSESSIONE​

ValentinaBellucci

Lascia molto a pensare… Abbastanza scorrevole, è ottima l’impostatura delle sensazioni, alternate con la realtà e il flashback. La punteggiatura però è scarsa… quasi nulla.

Ila78
Secondo me è il racconto che ha centrato meglio il tema del concorso. Ottima l'idea di "ossessionare" il lettore con le parole ripetute e perfettamente "impaginate", lo stile ricorda alcuni racconti di Stephen King. Bello.

Egidio.nev

C'è poco da commentare in questo racconto. E' pura ossessione, forse pure compulsiva, di un malato psichiatrico. Tematicamente azzeccatissimo, situazione borderline. Giusto un pelino troppo cinematografico.

ValeG
Molto azzeccata - e aderente alla realtà - la scelta di iterare i pensieri ossessivi del protagonista. Sarebbe stato più inte-ressante veder applicato questo stile rapido e pungente, ad un aspetto ossessivo proprio della normalità della vita, senza rifarsi ad un caso clinico.

Darida
Paura che ci dimenticassimo il tema? A parte gli scherzi, la ricerca di uno stile espositivo originale risulta un cicinin forzata, soffoca il racconto. Lo stile non e' molto fluido.

Velmez

È scritto bene, la lettura è coinvolgente, ma… non ho capito cosa è successo! Non ho capito quanti anni ha il protagonista, se ha avuto un incidente fisico o mentale, o sono solo traumi del passato? L’idea di ripetere più volte in ripetizione il pensiero, è funzionale, ma non mi piace la precisa numerazione: ogni pensiero viene ripetuto per tre righe precise… perché?

Risus
questa è l'ossessione come la vedo io!!! questo è il modo giusto per raccontare una ossessione, la maniera di scrivere di una ossessione, la strada per avvicinarsi e conoscere l'ossessione di qualcuno!!! e senza cercare tematiche tanto strampalate... è bastata un'idea semplice ma molto arguta...

Giovaneholden

Ho trovato molto efficace, mettendo le parole in sequenza ossessiva, il rispecchiarsi della compulsività del soggetto che si autodescrive. Azzeccato l'uso della prima persona e come dalle piccole cose possono poi derivare manie molto pesanti e disturbanti

Nerst
Ho dovuto rileggere due volte il racconto per carpirne il messaggio, ma a dire il vero qualcosa non mi è chiara. Mi ha lasciata un po’ dubbia. Premio la capacità descrittiva dei ricordi oggetto del racconto, che sono stati capaci di imprimersi talmente tanto nella mente del protagonista da portarselo dietro come trauma. Alla fine però mi piace.

Fabiog
Scritto bene, anche questo con stile fluido e coinvolgente. L'uso ripetitivo di alcune parole rende bene l'angoscia che tocca il protagonista.

Ugly betty
Originaleoriginaleoriginale! Genialegenialegeniale! Bellissimobellissimobellissimo! La scelta stilistica ha reso benissimo l’idea di ossessione. (Tolte le virgole, potevi togliere anche i punti, no?) Dieci dieci dieci dieci dieci dieci dieci dieci dieci!

Bianca
Una storia molto triste, con una lettura scorrevole, poco originale e con una buona adesione del tema.

Hollygolightly

Mi piace il flusso di coscienza, lo stile e la forma. Lo trovo molto originale. Eppure è come se mi sfuggisse qualcosa. Mi sembra che ci sia un “punto” cui arrivare ma mi sembra anche di non averlo colto

Cristina67
Ossessione ottimamente resa. Lo sviluppo avrebbe meritato qualche rigo in più.

Ursula
il racconto ti fa immedesimare nelle emozioni del protagonista. La trama è semplicemente lo scorrere dei pensieri os-sessivi del protagonista, e infatti anche la lettura scorre veloce. Più che raccontare una storia descrive uno stato d'animo. Piacevole da leggere.

Haydèe
Storia che incarna perfettamente la paura e l'ossessione,ma a mio parere non raggiunge la perfezione. Mancano anche un bel po di virgole.

Irene
Quasi perfetto. Unica pecca: i tempi verbali... Se usi il presente, a che pro dire “ero così piccolo”? Per il resto, niente da dire, a parte l'antiesteticità di quei “noncelafaccio, hopaura, devolavarmi” per nove lunghissime righe.
 

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
VINCENZO

Valentinabellucci
Buono l’inizio ma piuttosto scarsi e superficiali i dialoghi… Discutibile lo stile. Il senso non è ben congegnato.

Ila78
Bella l'idea di esasperare l'ossessione che ogni mamma ha per la figlia, "l'uomo perfetto". Ho apprezzato anche la vena sottilmente comica del finale. Mi è parso un po' frettoloso ma decisamente godibile.

Egidio.nev
Certamente l'ossessione del controllo è un genere di stato psicologico diffuso, soprattutto nelle madri, ma ho trovato poco interessante un pò tutto il racconto.

ValeG
Scrittura superficiale e "adolescenziale". Trama banale; ossessione molto fastidiosa ma non sviscerata correttamente: probabilmente, è l'uso massiccio del discorso diretto a penalizzare il tutto.

Darida
A questa ossessione, se di ossessione si puo' parlare, non riconosco certo un'accezione negativa. Il racconto e' fresco, ingenuo, una piacevole pagina di diario.

Velmez

Simpatica, ma decisamente infantile. La scrittura è sporca, dovrebbe essere molto più scorrevole, il lessico non è accu-rato e ci sono diversi errori… Però mi piace l’allegria, un voto in più per il primo scrittore positivo!!

Risus
qui proprio non ci siamo, c'è da migliorarsi... Molte imprecisioni grammaticali e di punteggiatura che rallentano la lettu-ra; il tema scelto appassiona il giusto, non di più, e l'ossessione è proprio tirata per i capelli. La storia risulta un po' ba-nale, sempliciotta, superficiale... la sensazione che si ha è quella di leggere un racconto per ragazzi venuto così così... potrebbe però essere un punto di partenza per scrivere una nuova storia su questa mamma, magari una storia con un pizzico di pepe in più... e l'ossessione è servita!!!

Giovaneholden

Chi ha scritto il racconto non deve avere un gran rapporto con la madre...Senza particolari acuti, ma rimane di gradevole lettura, col simpatico finale.

Nerst

Tema da farti mettere le mani nei capelli. Molto reale questa figura di mamma che cerca di “piazzare” la figlia con il buon partito di turno, solo perché spera che concluda il matrimonio perfetto. Descrizione assai semplice, ma diretta di una situazione assurda e per nulla amorevole

Fabiog

Divertente, ma un pò troppo in stile " moccia".

Ugly betty

La trama è banale e la forma è spesso morfologicamente scorretta e confusa.

Bianca

L'ho trovato un racconto molto divertente, con una la lettura scorrevole, poco originale e con una buona adesione al tema.

Hollygolightly

La realizzazione non mi ha entusiasmata. C’era molto potenziale, forse organizzata in modo diverso, l’idea avrebbe avuto tanto altro da dire.

Cristina67

La storia è fresca e originale, i dialoghi sono veloci e credibili. Qualche piccola pecca nello stile..

Ursula
lo stile è chiaro e si procede velocemente nella lettura, ma il tutto sembra rimanere un po' in superficie. Non mi ha la-sciato molto.

Haydèe

Mi dispiace, ma non l'ho trovato coinvolgente ed ha un linguaggio un po’ sconnesso. Quindi non do la sufficienza.

Irene

L'ho trovato divertente e ben scritto. Molto semplice, ma descrive in modo efficace e simpatico un'ossessione che, se può risultare fastidiosa, è leggera e comune. Mi spiace che però non ci sia altro da dire: per quanto sia un buon racconto, si poteva approfittare del tema assegnato per un lavoro più complesso, ma tutto sommato un po' di semplicità non fa male.
 
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