Eugenio Montejo

sharazad

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Settembre

Guarda settembre: nulla si è perduto
fidandoci delle foglie.
La gioventù venne e se ne andò, gli alberi non si son mossi.
La morte del fratello ti bruciò in lacrime
però il sole c’è ancora.
La casa è stata demolita, non il suo ricordo.
Guarda settembre con la sua pala in spalla
come trascina foglie secche.
La vita vale più della vita, solo questo conta.


Girò la terra per avvicinarci


Girò la terra per avvicinarci,
girò intorno a se stessa e dentro noi,
finché non ci ebbe uniti in questo sogno,
come fu scritto nel Simposio.
Passarono le notti, le nevi ed i solstizi,
e passò il tempo in attimi e millenni.
Un carro che viaggiava verso Ninive
giunse in Nebraska.
Un gallo cantò fuori dal mondo,
ai nostri padri ancora nascituri.
Girò la terra come se danzasse
con tutti noi a bordo;
non smise di girare un solo istante,
come se tanto amore, un tal miracolo
non fosse che un adagio scritto da tanto tempo
lì, fra le partiture del Simposio.

Credo nelle nuvole

credo nella vita sotto forma terrestre,
tangibile, vagamente rotonda,
meno sferica ai poli,
dappertutto piena di orizzonti.

credo nelle nuvole, nelle loro pagine
nitidamente scritte
e negli alberi, soprattutto d’autunno.
(talvolta mi pare d’essere un albero.)

credo nella vita come territudine,
come grazia o disgrazia.
- il mio desiderio più grande fu quello di nascere,
e ogni volta continua ad aumentare.

credo nel dubbio agonico di Dio,
vale a dire, credo che non credo,
anche se la notte, da solo,
interrogo le pietre,
ma non sono ateo rispetto a nulla
tranne che alla morte
 
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