Di Dalmazi, Antonio - La giustizia dei vinti

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

gianespo79

New member
Trama:
Il cadavere di una ragazza di ventidue anni viene trovato nel laghetto del St. James Park. Sembra un omicidio come tanti, ma è solo il primo di una serie agghiacciante di delitti che sconvolgerà la capitale britannica.
Willy Lainsaw è un assassino cinico e violento, amante della vita mondana, con una preoccupante ossessione per il buon vino, l’abbigliamento griffato e le belle donne.
Il tenente Frank Miller, capo della squadra omicidi di New Scotland Yard, è incaricato di risolvere il caso; insieme ai suoi detective più fidati, Evelyn Johnson e Daniel Mills, cercherà con tutte le sue forze di porre un freno a questa assurda spirale di violenza accorgendosi fin da subito di essere di fronte ad un nemico più abile del previsto. Solo l’aiuto del geniale professor Russell, criminologo esperto in omicidi seriali, riuscirà a sbrogliare la matassa di una vicenda complicata e dai contorni poco chiari, portando alla luce una verità a dir poco agghiacciante.
Un viaggio allucinante nello sconvolgente mondo di uno dei serial killer più cinici e crudeli della storia, una serie di vivide istantanee di una vita divisa tra lusso smodato, manie assillanti, sesso sfrenato e violenza raccapricciante.
Una caccia all’uomo senza tregua, una corsa contro il tempo scandita da macabri ritrovamenti, messaggi in codice, terribili sospetti ed incredibili colpi di scena.

Ho sentito parlare di questo libro da un mio amico di Mantova che conosce personalmente l'autore; è rimasto talmente soddisfatto che mi ha convinto. Dopo averlo cercato invano in libreria ho scoperto che si poteva acquistare comodamente sul sito dell'editore ed ho fatto una scoperta fantastica: ho pagato solo il prezzo di copertina 15,00 € perchè la spedizione era gratuita (il che è decisamente piacevole dal momento che qualsiasi libreria o rivenditore online ti fa pagare o spendere un bel po' per farti avere il libro a casa). Non solo ma su richiesta mi sono fatto anche dedicare ed autografare il libro direttamente dall'autore (per me la dedica e l'autografo dell'autore hanno un fascino indiscutibile su un libro che si acquista); come se non bastasse ho ricevuto in omaggio anche l'iscrizione annuale all'Associazione "Italian Dream" (valore di 15 €). Come inizio non male, direi :)
Il romanzo in sè è a dir poco fantastico! L'ho letto in tre giorni (meglio dire divorato visto che parliamo di quasi 350 pagine). Di Dalmazi ha un modo di scrivere impressionante: ti tiene letteralmente incollato al libro, chiude ogni capitolo con una frase sibillina o misteriosa che ti obbliga ad andare avanti per capire cosa succederà. La cosa davvero incredibile è che sembra di leggere una sceneggiatura cinematografica: le scene sono descritte con cura maniacale, ma in modo leggero e scorrevole. Quando leggi hai l'impressione di trovarti all'interno della scena, non ti accorgi neanche di leggere un libro, sembra di vedere un film, sembra anzi di vivere un film.
Per farla breve sono rimasto davvero a bocca aperta; questo giovane e sconosciuto autore non ha nulla da invidiare a maestri del thriller come Faletti (che io adoro). Ha uno stile impeccabile, un modo di scrivere che ti coinvolge a 360 gradi, che ti sa davvero emozionare (come scrive lui stesso nella dedica).
E' un libro che consiglio assolutamente e che meriterebbe davvero di essere preso in considerazione da una grossa casa editrice; è bello vedere come a volte un giovane e sconosciuto autore, pubblicato da una piccola associazione culturale, sia in grado di farti provare delle emozioni così forti.
 
Ultima modifica di un moderatore:

marchesi75

New member
Un thriller poliziesco eccezionale!

“La giustizia dei vinti” è il secondo romanzo di Antonio Di Dalmazi, che aveva già esordito nel giugno del 2010 con “La vendetta del destino”, un thriller psicologico accattivante ed originale dal carattere morbido e raffinato, una riuscita interpretazione in chiave fatalistica delle vicende dei tre protagonisti, che si trovano coinvolti in una serie incredibile di eventi guidati dalla forza insormontabile del destino.
Con “La giustizia dei vinti”, Di Dalmazi abbandona i toni morbidi e poetici che hanno caratterizzato il suo primo lavoro per gettarsi in un’impresa ardua: cercare di ridisegnare il concetto di thriller poliziesco, un genere ormai usato ed abusato da moltissimi autori contemporanei e proprio per questo spesso carente di originalità, soprattutto dal punto di vista sostanziale. Il rischio di scadere in una trama banale e prevedibile rende molto difficile il lavoro di un autore che per la prima volta cerca di avvicinarsi a questo accattivante genere letterario che ha avuto, e continua ad avere, un successo indiscusso. Ebbene il risultato finale è stupefacente: “La giustizia dei vinti” è non solo un romanzo avvincente e per molti versi originale ma è, soprattutto, un’opera molto più complessa di quanto ci si aspetti. Una raffinata metafora dei giorni nostri, una cruda ed implacabile allegoria della società in cui viviamo, dominata da una preoccupante e malsana cultura dell’apparire, da un serpeggiante concetto di efferata violenza che si insinua nelle menti inconsapevoli delle nuove generazioni attraverso la televisione ed internet, da una concezione della donna come oggetto di piacere e desiderio, che ha come fine ultimo la soddisfazione di piaceri meramente carnali, avulsi da qualsiasi panorama sentimentale, lontani da quella vena di romanticismo che era riuscita a resistere, seppur con fatica, fino ad un paio di generazioni fa.
Di Dalmazi descrive in modo magistrale, attraverso i suoi complessi ed articolati personaggi, i vizi e le poche virtù della società attuale, specchio di un capovolgimento totale dei valori; è l’immagine di un mondo dove il rispetto per la vita umana sembra essere stato degradato ad una mera convenzione formale, surclassato da un’idea di violenza gratuita ed efferata trasmessa con impietosa naturalezza dal cinema, dai programmi televisivi, dalle maglie troppo larghe di una rete globale irrispettosa del pudore e della decenza. L’assenza totale di filtro permette a rappresentazioni malsane e deviate di una realtà distorta di insinuarsi subdolamente nelle menti, abbassando notevolmente la soglia di scandalo, di vergogna, di quel blasonato senso comune del pudore che si assottiglia sempre di più fino a diventare uno scomodo e fastidioso ospite di un modo di concepire la vita privo di punti di riferimento. E’ una società malata, fatta di esibizionisti, di gieffini, di veline e di disposti a tutto per raggiungere un successo ed una fama fin troppo facili; è la smania di voler essere qualcuno, a tutti i costi, di voler arrivare in alto senza dover faticare, di scendere a compromessi pur di vedere il proprio volto in televisione, di essere considerato non per quello che si è ma per come si appare. E’ proprio la disastrosa cultura dell’apparire il vero male di questa società, l’idolatria del bello, la valorizzazione del superfluo; è cool vestire di marca, farsi vedere insieme ad una bella donna, frequentare locali in, avere una macchina costosa, fare la comparsata in tv, ostentare una ricchezza che non si ha... perché se sei ricco hai tutto, persino più fascino.
Questi sono i mali della società attuale; una società deviata che Di Dalmazi ha saputo dipingere con rara maestria, lasciando solo ad un lettore attento e sensibile la possibilità di captare questo messaggio tra le righe di un romanzo denso di significato. Il serial killer rappresenta la parte più abietta della società, l’aspetto più animalesco, più scandaloso, con le sue ossessioni per il bello ad ogni costo, per il tutto e subito, per l’avere senza mai dare; la polizia rappresenta la parte sana della società, il rispetto per la legge, per le istituzioni, per tutti quei valori che sembrano essere stati dimenticati nel corso degli anni. Ma è solo un’illusione: la parte buona della società si ritroverà ad essere più marcia di quella deviata, mettendo in risalto le patologiche problematiche di una giustizia che non funziona, di una platea di comuni cittadini anonima ed indifferente ai problemi che scuotono il mondo, di un egoismo bieco e radicato che costringe le persone a vivere nello “stesso stretto barattolo di vetro dal quale la realtà si percepisce in maniera sfuocata senza l’opportunità di poter essere vissuta”.
In conclusione “La giustizia dei vinti” è non solo un meraviglioso romanzo con peculiarità letterarie originali ed innovative, ma è un’aperta denuncia dei problemi che affliggono l’attuale società, una brillante metafora di ciò che l’uomo non deve diventare, di una strada che se continua ad essere percorsa può portare ad una sola, triste, sconsolante conclusione: l’anarchia morale.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Alto