Svevo, Italo - Una burla riuscita

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
La favola, la letteratura come metafora di una catarsi dalla quotidianità piatta e spaventosa è una compensazione psicologica a cui l'animo di una persona già sensibile può ricorrere per crearsi un piccolo mondo parallelo, in cui essere qualcuno e non l'anonimo Mario Samigli che deve accudire il fratello anziano. Ma anche in quel mondo surrogato c'è un'insidia latente: può alimentare i sogni e le speranze di emergere dall'anonimato della routine e della vita di tutti i giorni. Il problema poi è che si finisce per cozzare contro i vari Gaia, emblema della disillusione cocente che si burla del nostro diritto di fantasticare.
Voto 3, tra qualche giorno lo dimenticherò
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Più che la storia in sé,che ho trovato abbastanza piatta e noiosa,tranne per la parte finale in cui Mario prende a schiaffi il Gaia (che soddisfazione ),ho apprezzato diverse considerazioni dell'autore (quasi tutte riportate nel minigruppo http://www.forumlibri.com/forum/gru...uppo-una-burla-riuscita-di-italo-svevo-2.html).
E' apprezzabile anche il rapporto affettuoso tra i due fratelli che dapprima sembra incrinarsi e poi invece si fortifica di più.
Non ho capito però come sia possibile che Mario abbia guadagnato dalla cifra investita dal suo principale (comunque altra soddisfazione sul Gaia)...vuol dire che l'assegno era vero ?
Il titolo "Una burla riuscita" penso che abbia un doppio significato,si riferisce anche al creatore della burla che a sua volta diventa burlato,perchè Mario,nonostante non sia riuscito a vedere pubblicato il suo romanzo,riesce però a cavarsela discretamente perchè dopo essersi sfogato fisicamente e aver intascato un bel gruzzolo,può continuare a vivere serenamente insieme al fratello.
E alla fine sono i veri sentimenti quelli che contano,più del successo e della fama.
 

Spilla

Well-known member
Riporto il commento già inserito nel minigruppo:

Il libro non è certo il migliore di Svevo, ma ha tratti di tenerezza e delicatezza infiniti. La burla in sé è un espediente non molto riuscito. In realtà -me l'ha rivelato l'introduzione di Rumiz- Svevo ha già deciso che questo sarebbe stato il suo ultimo libro. E l'uomo di cui parla è sé stesso, cui rivolge l'invito, velato di sottile e amara ironia, di ripiegare sulle sole vere gioie della vita: gli affetti domestici, le certezze (il lavoro, gli amici veri), la gioia che la scrittura può effettivamente donare ma solo quando è fatto intimo, privato, e non quando sia ammantata di ambizione. A quanto ho capito, il grande successo raggiunge Svevo solo l'anno successivo alla pubblicazione di questo "romanzo di commiato", dopo decenni di scrittura e pubblicazione a proprie spese caduti nel silenzio indifferente di tutta la critica (Svevo viene scoperto e lanciato da James Joyce, quindi...all'estero! Lui che aveva trasformato il suo vero nome, tedesco, in un patriotticissimo Italo). E questa è la "burla" davvero riuscita!

P.S. se qualcuno ha correzioni su quanto ho detto, me lo faccia sapere!
 

SALLY

New member
Tutto sommato una piccola storia senza infamia e senza lode,appartenente ad un mondo lontano,ad un modo di vivere semplice e ingenuo,le favole con i passerotti sono piccole perle del vivere quotidiano,lezioni imparate,analisi introspettiva dell'artista scrittore,con i suoi punti deboli,le sue vanità e soprattutto la sua ingenuità.Gli ultimi capitoli mi sono piaciuti di più...in specie quando FINALMENTE il Mario si ribella...ecchecavolo!!!...e prende a pugni l'infido pseudo amico,e...un pò di fortuna anche a lui,il caso a volte aggiusta le cose,finita la guerra non era raro vedere improvvise ricchezze e altrettante improvvise povertà,grazie all'oculatezza del suo datore di lavoro e amico (sincero),a Mario è andata bene.
Grazie Spilla,è vero,la tua analisi lo rivaluta!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ringrazio anch'io Spilla perché il suo commento mi fa vedere il libro sotto una prospettiva diversa e più interessante.
Per il resto, mi ha lasciato abbastanza indifferente. Non riesco ad entrare in empatia con i personaggi di Svevo né a parteggiare per loro, so che la bellezza di un'opera non sta lì o almeno non solo, ma io evidentemente, per poterla apprezzare davvero, sento un vago bisogno di partecipazione emotiva.
Fa comunque riflettere sull'egoismo dell'essere umano, sia nel momento in cui Mario, concentrato sulla sua "letteratura" e poi sulla burla, rimane indifferente alle reazioni del fratello - reazione tristemente realistica - sia per la cattiveria un po' sciocca e inutilmente invidiosa del Gaia.
 
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