De Jaco, Aldo (a cura di) - Il brigantaggio meridionale

Testo introvabile. Stampato negli anni sessanta. Regalo unico di un amico che l'ha sottratto all'immondizia. L'ha raccolto in una pila di libri pronti per essere raccolti per la differenziata.

E' una raccolta di testi di difficile reperibilità. Scritti di Marc Monnier, Bianco di Saint Jorioz, Carmine Crocco, militari piemontesi, resistenti borbonici (briganti), Ferdinando Pinelli (il boia), Francesco Cascella, Pasquale Villari...

Uno stralcio di un articolo del 1919, apparso in Rivista storica del Sannio di Nicolina Vallilo, narra l'eccidio di Pontelandolfo:

"I soldati, slanciandosi per le scale del paese e nelle case, abusando dell'ora presta, della nudità, del sonno, dello spavento dei cittadini, si abbandonarono a fatti orrendi, a saccheggi sozzi, ad azioni infami...fucilarono Nicola Biondi ed uccisero Giuseppe Santopietro, dopo avergli strappato dalle robusta braccia il caro bambino. Ad una donna che non voleva cedere ad impuri desideri, vennero prima strappati gli orecchini e poi infilzata. Il marito affettuoso venuto in suo aiuto, fu codardamente ucciso. Concetta Biondi una bambina, si rifugio in cantina dietro botti di vino, per non essere preda di quegli assalitori inumani. Sorpresa, svenne e la mano assassina colpì a morte il delicato fiore, mentre il vino usciva dalle botti spillate confondendosi col sangue. Quali orrori!"

Cosa è successo 150 anni fa in Italia?
Da quello sbarco a Marsala,è indubbio che le cose per noi siano andate sempre peggio.

Tuttavia non può essere una parentesi di 150 anni a distruggere una storia millenaria di accoglienza e bellezza.


L'Italia nata da quell'invasione ha adottato lo stemma dei Savoia, la nostra nazionale veste di azzuro il colore di quella genìa infame. La bandiera è dunque, il tricolore, e simboleggia chi ha vinto, annullando chi c'era stato prima.

Non così la bandiera delle Due Sicilie. E' un trattato di storia: "ogni potere che si sia steso sul Sud, da quando divenne uno Stato unico, viene ricordato con l'insegna di chi lo esercitò. La banda rosso e argento in campo azzurro è dei normanni: uno di loro, Ruggero, dal 1130, fu il primo re del paese meridionale; l'aquila nera su fondo argento è degli sSvevi, che lo resse dal 1194 al 1266, quando subentrarono gli angioini, rappresentati da gigli d'oro in campo azzurro, sormontati da un rastrello e da una I che incrocia una H, fra quattro croci; ma, nel 1282, in seguito ai Vespri siciliani, l'isola passa agli aragonesi, che si presentano con fasce rosso e oro, e aquile sveve ad indicare l'unione fra le casate; nel 1442 gli aragonesi succedonoagli angioini anche a Napoli; dal 1502 al 1707, con la Spagna unificata dal matrimonio fra Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona (quelli delle caravelle a Cristoforo Colombo), il Sud Italia viene riportato interamente alla sovranità ispanica dalle armi di Gonsalvo di Cordoba e lo si riassume nello stemma in cui si affastellano torri, leoni, bande rosso oro, aquile e una rosa a rappresentare tutte le casate coinvolte. Su tutto si stese poi l'imperio di Carlo V, che fu sovrano di ogni regno e delle appena scoperte Americhe, il che comportò uno stemma di spaventosa complicazione, considerato che ogni possedimento e casato doveva comparirvi; attraverso lui, il Paese meridionale, passa agli Asburgo e poi ai Borbone, che dal 1734, avviano la dinastia napoletana e duosiciliana (l'isola sarà prima data ai Savoia, che nel 1720 la scambiarono con la Sardegna) e saranno loro, con i gigli, a restare fino al 1861. La bandiera del Sud non rimuove la memoria dei predecessori, ma la ostenta come arricchimento..."


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