Camilleri, Andrea - Un Filo di Fumo

Ira

Retired member
Pochi tratti ed emerge un ritratto vivido e pungente. Ancora una volta Camilleri illustra con maestria uno spaccato di vita che, nella sua semplicità, risuona pur tuttavia quasi epico.

E’ una storia ruvida, consumata sotto la canicola di un sole cocente, che parla di zolfo e navi mercantili e si intreccia con la Sicilia delle superstizioni e degli ex-voto. Anche lo stile riflette le tinte e dei diversi romanzi di Camilleri è quello forse meno fruibile, ma non meno potente nell’espressività che si arricchisce di sfumature melodrammatiche (non a caso il titolo cita la Madame Butterfly)

E’ in arrivo una nave mercantile russa per un carico importante, riprendere le 5000 cantare di zolfo depositate presso la zolfara di Totò Romeres. Ma la scorta di Barbabianca, come è soprannominato Totò, è vuota: ha venduto lo zolfo, non prevedendo l’immediato ritorno.
L’attesa è vive attimi tesi e vibranti, Nenè visita tutti i magazzinieri di Vigata per un prestito, ma niente e i rifiuti celano sottili ghigni di rivincita.
La nave è sempre più vicina e le ultime ore scorrono apocalittiche, tra sacro e profano, riti e scaramanzie, come fosse in arrivo la fine del mondo.
Ma un evento imprevisto devia drasticamente il corso degli eventi…

Romanzo breve, in poco più di 120 pagine l'autore riesce a racchiudere tutto uno spaccato di vita siciliana
Parole e modi di dire dialettali sono tradotti nel glossario.
 
W Garibaldi

“…quando Garibaldi sbarcò a Marsala lo sai quanti telai avevamo in funzione qui in Sicilia?”
“No”
“Glielo dico io:circa tremila. E lo sa quanti ne restavano in funzione dopo l’unità?”
“No”
“Meno di duecento, egregio amico”.
“Rubattino, Rubattino” canticchiò Padre Imbornone.
“E la stoffa che è incominciata ad arrivare da Biella l’abbiamo dovuta pagare a prezzo doppio. E la gente che si guadagnava il pane coi telai è andata, con rispetto parlando, a minarsela”
“Dato che le stanno facendo lezione di storia” intervenne Padre Imbornone “la sa la faccenda del patriota Rubattino, un nome che è tutto un programma?”
“Credo di non sapere più niente”
“Rubattino aveva l’acqua al collo, stava fallendo, e prese al volo l’occasione. Diede a Garibaldi due scassati vapori che lo sa solo Dio come facevano a mantenersi a galla – erano più pirtusi che vapori – e il nostro generale, appena arrivato a Palermo, mise le mani e magari i gomiti, nelle nostre casse e glieli pagò, in oro, tre volte tanto il loro giusto valore. E così i Siciliani poterono subito capacitarsi di come sarebbero state amministrate le cose dello Stato”.
“Perché, secondo voi, coi Borboni?..” intervenne provocatorio il marchese Curtò.
“Non me li tocchi, i Borboni, per carità, non me li tocchi” scattò Padre Imbornone. “Da questo punto di vista c’era da fargli tanto di cappello! Potevano magari essere forcaioli, che io poi non ci credo, al massimo si difendevano il suo, o manco questo dovevano fare?, ma onesti erano, tutti d’un pezzo, senza guardare in faccia a nessuno!”.

Era il 1980, se è difficile adesso toccare certi temi risorgimentali, pensato 35 anni fa, eppure Camilleri lo fece.
 
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