Mishima, Yukio - Il Tempio dell'Alba

alessandra

Lunatic Mod
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Questo libro è il terzo della tetralogia Il mare della fertilità, l'opera forse più significativa di Mishima. Il protagonista Shigekuni Honda, ex magistrato, ora avvocato il cui pensiero e il cui modo di vivere sono sempre stati dominati dalla massima razionalità,durante un viaggio di lavoro in Thailandia incontra, non casualmente, la principessina Ying Chan (Chiaro di Luna), una ragazzina ritenuta "stramba" o meglio affetta da disturbi mentali. L'incontro, unitamente ad un viaggio in India nel corso del quale Honda scoprirà e approfondirà vari elementi legati all'induismo e al buddismo, sconvolgerà lo spirito del protagonista e metterà in discussione la sua visione della vita, rafforzando in lui la convinzione che la principessina sia la reincarnazione di Kiyoaki e Isao, protagonisti dei romanzi precedenti...

Solo una cretina come la sottoscritta poteva cominciare a leggere una tetralogia dal terzo libro :mrgreen: (quando ho comprato il libro non lo sapevo, poi l'ho scoperto ma ho voluto provarci lo stesso). Questo libro ha suscitato in me sensazioni contrastanti: da un lato lo stile ineguagliabile dell'autore, che pur descrivendo in maniera perfetta, chiara, limpida ogni sensazione, ogni scenario, ogni persona riesce nel contempo a creare atmosfere sospese ed evanescenti, quasi oniriche, creando in tal modo una sublime mescolanza di spiritualità e concretezza che secondo me raggiunge vette di elevatissima letteratura. Dall'altro, i continui riferimenti ai romanzi precedenti hanno limitato la mia comprensione della storia, seppure molte cose vengano spiegate e comunque il libro abbia un suo significato anche singolarmente. Non ho letto molti romanzi ambientati in Giappone o che abbiano come protagonisti i giapponesi; la calma apparente dei personaggi, che talvolta, come nel caso di Honda, nasconde tormenti interiori difficilmente intuibili, mi lascia addosso un'impressione che è nel contempo di ammirazione e diffidenza. L'apparente indifferenza di Honda riguardo alle vicende del Giappone del dopoguerra nasconde un animo rassegnato all'ineluttabilità degli eventi; si intravede una mente conservatrice, che probabilmente rispecchia quella dell'autore, e alla quale non mi sento particolarmente vicina. Il romanzo è maggiormente concentrato sul percorso interiore di Honda e sul contrasto tra l'improvvisa passionalità risvegliatasi nel suo spirito e il sopraggiungere dell'età "anziana" (anche se oggi questo aggettivo, dato che Honda ha solo cinquantasette anni, fa sorridere) che gli impedisce di dare libero sfogo alle sue sensazioni, e tutto ciò è descritto magistralmente. Lo consiglio ovviamente soprattutto a chi ha letto i primi due.
 
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