Come ne "Le Correzioni" anche qui al centro della vicenda c'è una famiglia, quella di Patty e Walter Berglund coi figli Jessica e Joey, nella cittadina di St. Paul, Minnesota; una famiglia quasi perfetta ma ......e da qui si dipana l'intricata trama con avanti e indietro nel tempo.
La narrazione di Franzen, attraverso una scrittura piana e semplice, si avvale dei diversi punti di vista dei personaggi principali creando una trama a volte interessante, ma di cui, più spesso, anche un lettore non smaliziato può anticiparne l'esito con diverse pagine di anticipo .
Spesso la trama pare un deja vù: la dissoluzione della famiglia Berglund assomiglia a qualcosa di già visto (la crisi familiare narrata in tanti libri e film), e spesso ci si trova di fronte a dei clichè ( il musicista famoso e seduttore, la segretaria bella, giovane e innamorata, la sorella dell'amico del figlio "una bellezza mozzafiato", il padre alcolizzato ).
Le tematiche dell' amore e del potere si sovrappongono al tema dell'ecologismo (che soccombe alla logica capitalistica dei tempi), al motivo della sovrappopolazione, all'affarismo senza remore dell'american dream nel tempo che va da Clinton a G. W.Bush.
Dove Franzen riesce meglio è nel tema principale del libro, laddove mostra come tutti i personaggi paiono perdersi - nel corso delle 600 fitte pagine- nella loro "libertà", metafora peraltro riuscita del nostro tempo dove spesso essa da valore si trasforma in caos.
L'ambizione di Franzen pare quella di descrivere i due decenni appena trascorsi alla maniera di un Balzac o Henry James o del Tolstoj di Guerra e Pace, citato più volte nel corso del libro. Riesce a reggere il confronto con questi giganti ? A me pare di no. Risulta più vicino a un Updike o a un Yates aggiungendo però poco a quanto questi autori avevano già detto.
E' un libro discontinuo : scene piuttosto scontate si avvicendano a brani ispirati e fascinosi.
Quello che forse non convince del tutto, in ultima analisi, è un certo stile per così dire cinematografico : leggendolo si ha l'impressione di vedere già, scena per scena, il film che Hollywood può trarne senza eccessiva fatica.
La narrazione di Franzen, attraverso una scrittura piana e semplice, si avvale dei diversi punti di vista dei personaggi principali creando una trama a volte interessante, ma di cui, più spesso, anche un lettore non smaliziato può anticiparne l'esito con diverse pagine di anticipo .
Spesso la trama pare un deja vù: la dissoluzione della famiglia Berglund assomiglia a qualcosa di già visto (la crisi familiare narrata in tanti libri e film), e spesso ci si trova di fronte a dei clichè ( il musicista famoso e seduttore, la segretaria bella, giovane e innamorata, la sorella dell'amico del figlio "una bellezza mozzafiato", il padre alcolizzato ).
Le tematiche dell' amore e del potere si sovrappongono al tema dell'ecologismo (che soccombe alla logica capitalistica dei tempi), al motivo della sovrappopolazione, all'affarismo senza remore dell'american dream nel tempo che va da Clinton a G. W.Bush.
Dove Franzen riesce meglio è nel tema principale del libro, laddove mostra come tutti i personaggi paiono perdersi - nel corso delle 600 fitte pagine- nella loro "libertà", metafora peraltro riuscita del nostro tempo dove spesso essa da valore si trasforma in caos.
L'ambizione di Franzen pare quella di descrivere i due decenni appena trascorsi alla maniera di un Balzac o Henry James o del Tolstoj di Guerra e Pace, citato più volte nel corso del libro. Riesce a reggere il confronto con questi giganti ? A me pare di no. Risulta più vicino a un Updike o a un Yates aggiungendo però poco a quanto questi autori avevano già detto.
E' un libro discontinuo : scene piuttosto scontate si avvicendano a brani ispirati e fascinosi.
Quello che forse non convince del tutto, in ultima analisi, è un certo stile per così dire cinematografico : leggendolo si ha l'impressione di vedere già, scena per scena, il film che Hollywood può trarne senza eccessiva fatica.