FL.VV.(forumlibrosi vari) - Il primo romanzo di Forumlibri

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GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
All'orizzonte il sole morente dipingeva il paesaggio di un arancione infuocato. Jackson correva sull'autostrada oltrepassando abbondantemente il limite di velocità. La ventola del riscaldamento al massimo e il rumore del motore e delle ruote sull'asfalto rendevano inutile la compagnia dell'autoradio. Tremava, Jackson, perchè i vestiti fradici e strappati gli si stavano asciugando sulla pelle. Guardò l'orologio sul cruscotto. Le diciannove e quarantasette minuti, il tempo correva maledettamente veloce. Spinse ancora più a fondo l'acceleratore.

L'aereo atterrò senza problemi sulla pista di fianco all'autostrada. Michele sganciò la cintura di sicurezza e si preparò a scendere. All'improvviso un boato proveniente dall'esterno scosse l'aeroplano facendo cadere a terra alcuni passeggeri. Il panico si propagò in un istante e la gente cominciò ad urlare e a correre verso l'uscita. Ma il personale di bordo richiuse lo sportello e in pochi minuti riuscì a riportare la situazione alla normalità, facendo tornare tutti i passeggeri al loro posto. Dai finestrini dell'aereo si vedeva una parte dell'aeroporto divorata dalle fiamme. Il comandante annunciò che era tutto sotto controllo e che per motivi di sicurezza la discesa sarebbe stata ritardata. Pochi minuti dopo l'aereo era in decollo tra le proteste di tutti i passeggeri. Michele, seduto al suo posto in silenzio, stava cercando di decidere come agire. Alcune gocce di sudore gli bagnavano la fronte.

La notizia dell'esplosione all'aeroporto arrivò al centro comunicazioni della Polizia da una pattuglia in servizio antirapine nel grande parcheggio dell'aerodromo.
Senza perder tempo a chiedersi che fine avevano fatto quelli della Polizia aeroportuale il responsabile di turno in sala radio diede il via alle procedure previste in casi simili. Mentre lui informava il capo della Polizia e il suo vice telefonava all'ospedale e ai Vigili del fuoco gli operatori radio spedivano la pattuglia più vicina in appoggio all'unità che aveva dato l'allarme e mandavano le due auto di servizio sull'autostrada a bloccare i caselli. Il tracciato dell'arteria passava accanto alle piste ed era prudente interrompere il traffico veicolare.
Due minuti dopo, mentre ambulanze e mezzi antincendio uscivano a sirene spiegate dai depositi e si immettevano nel traffico di fine giornata sconvolgendolo, e i passanti si fermavano a seguirli con gli occhi, stupiti, il capo della Polizia arrivò nel centro comunicazioni. La ridda di telefonate isteriche che arrivavano dall'aeroporto da parte di passegeri terrorizzati che urlavano la loro paura nei cellulari non forniva informazioni precise ma autorizzava le più fosche previsoni, così diede ordine di far convergere sul luogo le pattuglie in servizio nelle aree limitrofe che non fossero impegnate in interventi particolarmnete gravi e confermò l'uscita delle unità di riserva. Si rendeva conto che così sguarniva di ogni controllo praticamente tre quarti della città ma era un prezzo da pagare: se l'aeroporto era stato oggetto di un attentato o s'era verificato un grave incidente tutto il retso doveva passare in secondo piano.
Poco dopo poteva seguire soddisfatto sul quadro di autoposizionamento le lucine rosse che indicavano le auto della Polizia, le ambulanze e i mezzi antincendio convergere velocemente sull'aeroporto. Tra tre mesi sarebbe scaduto il suo mandato e la città avrebbe dovuto decidere se confermarlo nell'incarico o trovarsi un altro capo della Polizia: la velocità con cui i mezzi di emergenza avevano fatto fronte alla notizia dell'esplosione era senz'altro un buon punto a suo vantaggio.
Oramai non riusciva più a dormire.
Marco Sorgelli, il capo della polizia che tutti stimavano, integerrimo, onesto ed incorruttibile, giusto nella vita, ed abile nelle indagini, era riuscito a mantenere la lucidità sul lavoro, ma a casa gli incubi lo tenevano sveglio la notte.
Tutto per colpa di un errore, "sarei potuto arrivarci prima", si ripeteva al risveglio madito di sudore nel letto.
"se fossi stato più tempestivo, tutto questo non sarebbe successo e forse lei sarebbe..."
La puntualità era il suo forte, soprattutto nell' inchiodare i criminali, ma quella volta le lancette dell' orologio correvano inverosimilmente molto più veloci.
Era stato allora, quando non era riuscito a salvare sua moglie, quando era arrivato troppo tardi perché non aveva capito, era stato allora che aveva deciso che non avrebbe più rischiato la pelle, non avrebbe più esposto a rischi la sua famiglia per quattro soldi. Si rivedeva ancora davanti allo specchio, in casa sua, mentre i colleghi gli mormoravano vuote parole di conforto che non servivano a niente e lui decideva che da allora in avanti avrebbe badato solo a far soldi.
Distolse lo sguardo dal quadro di controllo e si vide riflesso in un pannello lucido come allora nello specchio. Era cambiato, anno dopo anno aveva messo su peso, le linee del viso s'erano come arrotondate eppure indurite nello stesso tempo, quasi riflettessero la sua nuova vita. Era stato eletto capo della Polizia in quella città di provincia dove al massimo c'era qualche furto d'auto. I buoni cittadini avevano gioito all'idea che il loro capo fosse un ex capitano detective di una grande città, l'avevano accolto a braccia aperte e lui... Ritornò alla realtà: il capo sala gli stava dicendo qualcosa a proposito di un elicottero.
«Ispettore, la protezione civile sta già inviando alcuni mezzi con le pompe d’acqua per spegnere il fuoco. Sta arrivando anche l’elisoccorso, non sappiamo ancora quanti feriti ci siano però. L’esplosione sembra partita dal locale dell’approvvigionamento carburante… il problema è che si trova vicino al check in, chissà quanta gente c’era in quel momento… »
«Che cosa sappiamo? È stato un errore umano o abbiamo a che fare con un attacco terroristico?»
«Ho già fatto richiesta per i filmati delle telecamere di sicurezza. Se non si tratta di un tragico incidente e qualcuno è entrato nel locale carburante nelle ultime 24 ore, dovremmo essere in grado di individuarlo.»
«Mi chiami immediatamente appena arrivano le registrazioni.»
«Sì, ispettore.»
Sorgelli lasciò il capo sala da solo e si diresse deciso a coordinare le operazioni sul campo.
Ho bisogno di un caffè, cazzo…
Erano solo le 19.58 e quello sarebbe stato il suo tredicesimo caffè.
Quando ci fu l'esplosione Jackson tolse istintivamente il piede dall'accelearatore e la vecchia auto rallentò di colpo, scartando a destra. Riaccelerò subito ma poi ci rinunciò: dietro di lui la loro Mercedes non c'era, l'esplosione indicava che il loro piano era avviato... rallentò, questa volta di proposito, e accostò a destra, entrando in una piazzola di sosta. C'erano già due auto che s'erano fermate per l'esplosione e i cui occupanti erano scesi per vedere meglio cosa stava succedendo ma lui rimase in macchina, appoggiandosi al volante, improvvisamente stanco. Non ce l'aveva fatta.
Lo sapeva che non avrebbe avuto la possibilità di arrivare in tempo, che la sua era stata una corsa senza senso... non era in telefilm dove l'eroe attraversa la città e arriva in tempo a salvare tutti, nella realtà gli eroi chiamano il pronto intervento e...
Si risollevò: il traffico stava diminuendo, evidentemente la Polizia aveva bloccato i caselli. Ovvio, era imprudente lasciar passare il traffico così vicino all'aeroporto: tra poco qualche pattuglia avrebbe percorso l'autostrada per far ripartire i curiosi che si fossero fermati. Era meglio andare, in certi casi non chiedevano i documenti ma qualche agente zelante o sospettoso poteva decidere di identificare chi era fermo così vicino al luogo dell'attentato, misura logica a ben guardare. Avviò l'auto sperando che riuscisse a portarlo fino al casello: da lì poteva andare... mentre si immetteva nella corsia di marcia si rese conto che ora non sapeva dove andare.

Michele continuava a guardare fuori dal finestrino come tutti gli altri, a bordo: più che su un aereo sembrava di essere su un bus cha stava passando vicino a un incidente stradale. L'aereo, dopo essersi staccato dalla rampa per lo sbarco dei passeggeri s'era allontanato dall'area del terminal dirigendosi verso le piste: un'idea veramente idiota, si disse Michele, rischiava di causare una collisione con qualche aereo in fase di atterraggio. Il pilota doveva aver perso completamente la testa, mancava solo che decidesse di decollare di nuovo!
Ma non era questo il punto, ricordò a se stesso, il punto per lui era capire cosa era successo.
Il piano prevedeva che l'esplosione avvenisse dopo la sua uscita dall'aerostazione, in modo che lui, innocente passeggero in arrivo, potesse testimoniare di aver visto due arabi aggirarsi intorno all'imbarco bagagli, sulle piste, dove dovevano avvenire le esplosioni. Invece le esplosioni c'erano state ma prima che lui arrivasse. Pure gli altri dovevano aver visto che il suo aereo era in ritardo di cinque minuti: perché non avevao aspettato?, l'innesco delle bombe era radiocomandato, non ci sarebbero stati problemi ad aspettare qualche minuto. Forse qualcuno s'era insospettito?
E poi le esplosioni erano chiaramente avvenute dentro l'aerostazione. Perchè?, cosa era successo?

"In fretta, devo fare in fretta. Ad Isabella non può succedere nulla, non deve, non a lei."
C’ era stata una chiamata alla centrale di polizia, la situazione era di totale emergenza: nell’ ufficio postale della tranquilla cittadina un gruppo di rapinatori aveva fatto irruzione e preso in ostaggio tutti i cittadini al suo interno, compreso sua moglie. Isabella, non sembrava quasi in panico quando in un angolino e di nascosto dalla vista dei rapinatori aveva chiamato suo marito Marco, il capo della polizia.
"Siamo chiusi qui dentro, ci hanno fatto sdraiare a terra, ma non hanno preso ancora i soldi. Comunicano con qualcuno al telefono, ma non capiamo che cosa vogliono, non sembra una banale rapina. Sono mascherati, volto coperto, tute nere e un’ armeria che rasenta l’ equipaggio di soldati da guerra. Marco, ho paura, credo che non ci sono speranze per noi”
Con il cuore in gola Marco voleva prendere più informazioni riguardo la situazione, per capire meglio che ***** stava succedendo, ma le parole che gli uscivano dalla bocca erano solo per lei, di conforto, di coraggio.
"Sto arrivando, non ti succederà nulla"
Era ad un passo dal nastro giallo che delimitava la zona, aveva già superato le auto della polizia messe tutte intorno all’ edificio postale con i suoi colleghi armati ed inginocchiati dietro alle portiere aperte, quando c’ era stata la deflagrazione.
Un’ esplosione degna di guerra, tutto era saltato in aria, macchine, gente, ufficio postale.
Quando aveva riaperto gli occhi era rimasto solo un’ enorme buco, tutto fuoco e fiamme…non esisteva più nulla, più nessuno, Isabella non c’ era più.
"Capo, abbiamo le registrazioni, possiamo esaminare i filmati dell’ aeroporto prima dell’ esplosione”.
Come se si fosse svegliato da un incubo Marco fece solo un cenno con la testa prima di avviarsi verso il corridoio che conduceva verso la stanza apposita, poi si rese conto che l’ incubo era la vita reale.
 
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