Ma il corpo ha un suo linguaggio? Assolutamente si. Così ad oggi ci dice la Scienza.
Ricordate quante volte avete detto ad una persona, soprattutto se un vecchio conoscente, “oggi ti vedo triste”, “Come sei allegra, fa piacere vederti” eccetera, eppure fino a quel momento quella persona non vi aveva rivolto la parola. Avete semplicemente letto il linguaggio delle emozioni nel suo volto.
Il linguaggio del corpo è transpecifico. Espressioni del tipo: “ha la coda tra le gambe”, “scodinzola come un cane”, “Finalmente ha mostrato i denti, “Ha le orecchie abbassate”, sono tutte frasi mutuate dal fatto che anche gli animali provano emozioni simili alle nostre e che vengono mostrate attraverso il corpo.
Il linguaggio del corpo è transculturale. In un famoso esperimento, più volte replicato con risultati sempre molto simili, ad un gruppo di persone, di origini etniche e culturali diverse, è stata mostrata, una serie di foto che presentavano visi di persone che provavano emozioni diverse: rabbia, gioia, tristezza ecc. Bene le risposte date dai vari soggetti, avevano un'elevata corrispondenza con le emozioni espresse dalle foto, a dimostrazione che il linguaggio delle emozioni non ha bisogno di essere tradotto. Due sole emozioni venivano frequentemente confuse, soprattutto nei soggetti di origine orientale (indocinesi e giapponesi) quella della paura e della sorpresa. Quest'ultima emozione è correlata alle novità; e tutti sappiamo che le novità a volte fanno paura. Si ha paura di ciò che non si conosce.
Il linguaggio del corpo può essere falsificato? Certo, se pensate agli attori che lo fanno per mestiere, questi mostrano emozioni che non provano veramente, anche se non è del tutto corretto dire in questo modo.
Secondo il neuroscienziato americano Antonio Damasio, esistono due tecniche per imitare emozioni: una è quella del famoso attore inglese Lawrence Olivier, interprete di tanti drammi shakespeariani, il quale poneva di fronte a se la foto di un volto che esprimeva una data emozione e cercava di imitarne i più piccoli particolari espressivi. E' un lavoro difficilissimo, praticamente impossibile; questo perchè molti dei muscoli che utilizziamo quando esprimiamo un'emozione non sono sotto il diretto controllo della volontà. Immaginate la differenza che vi è tra una risata di circostanza fatta per non offendere qualcuno che ha raccontato una barzelletta che non vi ha fatto ridere e la gioia presente sul volto di una madre quando abbraccia il figlio. E' un fatto di “muscoli”.
Il secondo metodo di fingere emozioni è quello del grande Stanislavskij, il quale ha inventato un metodo di recitazione che porta il suo nome. Si tratta “semplicemente” di far entrare il personaggio nella “parte”, ovvero l'attore, in quel momento deve provare veramente quella specifica emozione. Ricordiamoci quella volta che in auto o in motorino, quel cogl... ci ha tagliato improvvisamente la strada, facendoci rischiare un pauroso incidente. Cosa abbiamo provato, paura? Rabbia? O le due emozioni in sequenza successiva? Cerchiamo di riprovare di nuovo quelle emozioni, il nostro corpo, in nostro volto si predisporranno più o meno nello stesso stato. Ci vuole addestramento, ma è un metodo più diretto del primo. Se volete diventare degli esperti, basta frequentare un corso di recitazione dove si usa il metodo Stanislavskij. Grandi attori come James Dean, e in modi diversi, Sean Penn utilizzano questo metodo.
Un'ultima osservazione. Vi siete mai chiesti, qual'è il meccanismo per cui, quando siamo vicini ad una persona che prova una forte emozione, soprattutto se è una persona a cui siamo legati affettivamente, ne siamo in qualche modo investiti, e dopo poco anche noi siamo contagiati dalla stessa emozione? La risposta l'ha data un grande scienziato italiano, il professor Rizzolatti, direttore del dipartimento di Fisiologia Umana dell'Università di Parma. La sua scoperta dei “neuroni specchio” è la risposta alla domanda. Questa fondamentale scoperta ha squarciato il velo di Maya su numerosissimi problemi della neurofisiologia e di numerose patologie neuropsichiatriche. I neuroni specchio imitano in noi le espressioni, i gesti di chi ci sta di fronte, sono alla base dell'empatia, dell'apprendimento per imitazione ed il loro malfunzionamento è alla base dell'autismo.
Insomma il linguaggio del corpo è più antico, più universale del linguaggio delle parole e sottovalutarlo, negarlo comporta solo guai.