Di fondo, a mio parere, ci sono vari problemi. Provo ad elencarli:
1) Non si può ridurre tutto a un semplice volontarismo, la crisi è strutturale e colpisce anche chi non ha merito o demerito nello svolgimento della sua mansione ma semplicemente ci finisce in mezzo.
Il problema di un governo tecnico è che appunto, applica la tecnica e stop, quando proprio le fondamenta sono da mettere in discussione, in primis l'idea di crescita indefinita.
Di fondo, tutto questo guaio è scoppiato per questo: per continuare a crescere oltre la misura del possibile, drogando la finanza che poi è esplosa portando a ripercussioni sull'economia reale.
2) Il governo fa il debole con i forti e il forte con i deboli, basti vedere la fissazione contro l'articolo 18, assolutamente deleteria, quando cercando di recuperare almeno parte dell'evasione fiscale si otterrebbe a livello economico molto di più e si metterebbero le basi anche per la costituzione, finalmente, di uno stato civile. Ma i grandi evasori fanno comodo alle banche e ai partiti (che devono ragrannellare voti) e quindi non si fa nulla.
3) Il lavoro dev'essere funzionale alla vita e non il contrario. Se uno non è interessato a mettere gran parte delle sue energie lì e quindi considerare una "sfida" il lavorare, è una violenza bella e buona costringerlo a fare l'imprenditore di sè stesso, un vero e proprio abuso. Ricordiamo che il diritto al lavoro dignitoso è sancito costituzionalmente e che il darwinismo sociale di matrice americana ha portato solo a disastri, ingiustizie e gravissime disuguaglianze su tutti i piani.
4) L'impianto teorico del neo-liberalismo ha fallito al contatto con la realtà, la crescita economica non solo non ha portato nè a maggior felicità nè a maggior coscienza civile, ma al contrario ha spesso imbarbarito i popoli (sparizione della produzione artistica e culturale di qualità, abbassamento del livello del dibattito pubblico, corruzione della politica e lottizzazione della stessa da parte delle lobby e via discorrendo) ma non è stato neppure in grado di mantenere la sua promessa di crescita indefinita; è necessario rivedere alla radice l'impianto teorico e politico su cui gli stati moderni poggiano, liberarsi del funzionalismo su cui le società moderne funzionano e finalmente cercare di costruire un'economia a misura d'uomo e non voler forzare l'uomo in una gabbia affinchè sia egli su misura delle esigenze dell'economia.