Da un romanzo così importante,il rischio di far diventare in un certo qual modo "digeribile" il controllo esasperato dell'individuo attraverso fascinose diavolerie tecnologiche è stato fortunatamente scongiurato da una regia non di alto livello,ma condivisibile per scelta stilistica,con quel mondo postbellico da paesi della cortina di ferro,dove in pratica la seconda guerra mondiale non era mai finita,almeno dal punto di vista ideologico. In questo la cosa ricorda il capolavoro di Kusturica Underground,dove,lì per opportunismo,un gruppo di personaggi facevano credere che la guerra non fosse mai finita,salvo poi alla fine del film,scoprire che alla seconda guerra mondiale si era sostituito la guerra balcanica nell'ex Yugoslavia. Il problema dell'altro grande capolavoro Orwelliano,La fattoria degli animali,era stato risolto nell'unico modo possibile,in epoca pre animatronic,vale a dire con un cartone animato di pregevole fattura. Anche in questo caso forse uno schema alla graphic novel,come il bellissimo film Valzer con Bashir,avrebbe giovato,ma sarebbe stata troppo una soluzione d'avanguardia per l'epoca. Allora giusto apprezzare le maiuscole prove attoriali di John Hurt e Richard Burton,l'aderenza persino eccessivamente schematica alle atmosfere del romanzo,le scenografie dimesse ma accurate. Il rischio di spettacolarizzare quella società oppressiva con delle atmosfere alla Blade Runner era dietro l'angolo...