Premetto che ci vuole un po’ di impegno, credo, per affrontare questo breve romanzo epistolare. E’ costituito da una serie di lettere, tutte (tranne una) indirizzate a donne; da parte di un uomo maturo che pretende di trovarsi più avanti negli anni di quanto realmente non sia e che il tempo, che gli sta sfuggendo dalle mani, non gli conceda che un’ultima lettera, seppur tardiva: per riallacciare in extremis un rapporto, per rivivere un ricordo particolarmente vivido oppure per pareggiare conti che rimarrebbero insoluti all’infinito, a causa della scomparsa di una delle parti in causa o ancora per raggiungere idealmente nell’aldilà qualcuno con cui si è iniziato un discorso che non è stato possibile portare a termine.
Nell’affrontare ogni lettera, ci si trova come se ci si stesse apprestando a risolvere un rebus. Il mare, la capra, la donna con gli occhi chiusi, l’asso di picche. La vecchia, il geco sul muro, la forma di formaggio sopra la tavola, l’uomo che fa i conti. L’uomo nell’acqua fino alla vita, il biglietto che galleggia, il bastimento all’orizzonte. Lo scalone, il corrimano a testa di serpente, la porta socchiusa, lo specchio fessato, l’album di fotografie
Queste lettere che celebrano il trionfo della parola, come «messaggi nella bottiglia» non hanno destinatario, sono missive che l’autore ha indirizzato «a un fermo posta sconosciuto». E' come se fossero tentativi di spiegare a se stessi qualcosa che si è capito in ritardo; a causa di ciò si è perduta un’occasione irripetibile e poi... «la vita è transitata». Non bisogna pertanto insistere a cercarvi significati reconditi. La chiave di lettura è lì, in quel «tardi», nell’urgenza divenuta improcastinabile di sgravarsi, liberandosi da un insopportabile fardello di parole, il cui flusso è divenuto incontenibile.
Per queso libro Tabucchi ha ricevuto il premio France Culture 2002 per la letteratura straniera
Nell’affrontare ogni lettera, ci si trova come se ci si stesse apprestando a risolvere un rebus. Il mare, la capra, la donna con gli occhi chiusi, l’asso di picche. La vecchia, il geco sul muro, la forma di formaggio sopra la tavola, l’uomo che fa i conti. L’uomo nell’acqua fino alla vita, il biglietto che galleggia, il bastimento all’orizzonte. Lo scalone, il corrimano a testa di serpente, la porta socchiusa, lo specchio fessato, l’album di fotografie
Queste lettere che celebrano il trionfo della parola, come «messaggi nella bottiglia» non hanno destinatario, sono missive che l’autore ha indirizzato «a un fermo posta sconosciuto». E' come se fossero tentativi di spiegare a se stessi qualcosa che si è capito in ritardo; a causa di ciò si è perduta un’occasione irripetibile e poi... «la vita è transitata». Non bisogna pertanto insistere a cercarvi significati reconditi. La chiave di lettura è lì, in quel «tardi», nell’urgenza divenuta improcastinabile di sgravarsi, liberandosi da un insopportabile fardello di parole, il cui flusso è divenuto incontenibile.
Per queso libro Tabucchi ha ricevuto il premio France Culture 2002 per la letteratura straniera