Moravia, Alberto - La noia

Yamanaka

Space's Skeleton
Questa è la mia prima recensione su questo sito...quindi perdonatemi eventuali ingenuità e errori di inesperienza ;)

Il libro racconta la storia di Dino, un ricco trentenne della borghesia romana, perso nella vita e incapace di relazionarsi alla realtà direttamente, schiacciato sotto il tacco di una figura materna tirannica e soffocante e la nebbia della noia.
La noia in questo romanzo non è il semplice annoiarsi, il non saper cosa fare oppure non ricavare un momentaneo piacere dalle azioni; è un qualcosa che sta a metà fra alienazione (tanto sociale, cioè il non trovare una propria collocazione nel mondo, quanto personale, cioè l'incapacità di capire sè stessi e trovare una direzione nella vita) e un sentimento di disgusto e insufficienza per la realtà:"Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà." dice Dino.

La disamina di Moravia si muove su più piani: quello della critica sociale (il libro è dei primissimi anni '60), quello dell'analisi psicologica (però più spostato sugli effetti piuttosto che sulle cause, che sono lasciate alla deduzione del lettore) e, oserei dire, quello della critica antropologica, cioè il mettere in rilievo la piccolezza morale e della miseria esistenziale dei personaggi dell'opera, tutti (il che è un tema molto caro all'autore).

Dino sostanzialmente è un fallito, uno sconfitto e un impotente: fallito perchè incapace di esprimersi nella pittura (il libro inizia proprio con il fallimento della carriera artistica di Dino, che simbolicamente firma una tela vuota) e nell'amore (il rapporto con Cecilia, modella e amante del vicino e anziano pittore Balestrieri, che muore all'inizio del romanzo); sconfitto perchè incapace di liberarsi sia dell'influenza nefasta della madre e dell'ambiente dell'alta società che essa rappresenta sia delle sue stesse catene mentali che creano la nebbia della confusione e quindi lo rendono incapace di rapportarsi alla realtà; impotente perchè ogni suo tentativo di affermare un rapporto con la realtà fallisce miseramente e diventa, più o meno velocemente, squallido e inutile.

Moravia critica la società nel suo intero: se la ricca borghesia romana del romanzo, simbolicamente rappresentata dalla madre di Dino e dalle sue frequentazioni, è una società vuota, che religiosamente vede nel denaro la fonte di un'inesistente salvezza (in un passo l'autore paragona la madre di Dino che consulta il libretto nero della contabilità familiare al prete che legge il Vangelo) ed è incapace di alcuna profondità umana e relazionale, ma solo di idolatrare le vuote forme, la società "popolare" rappresentata da Cecilia e dalla sua famiglia, è altrettanto incapace di offrire modelli di vita positivi: Cecilia è una ragazza piatta e vuota, preda semplicemente delle sue pulsioni, incapace di dare un significato alle sue spinte o di interrogarsi su di esso; fa ciò che le piace e viene in mente e stop, senza considerarne le conseguenze morali e umane e a causa di questo è incapace di alcuna empatia, nemmeno di fronte alla tragedia più nera (il padre malato gravemente). Cecilia, insomma, vive la realtà come semplice dato di fatto, non attribuendole alcun senso o colore, come farebbe un automa.
La famiglia di Cecilia è altrettanto cieca e serva dei precetti del senso e moralità comuni, non si accorgono minimanete delle avventure della figlia e anzi esprimono timore per la sua "corruzione"; senza accorgersi che essa è già avvenuta da tempo.

Molto interessante è il parallelismo fra quanto accade al pittore Balestrieri e Dino, che sembrano rivivere la stessa esperienza in forme differenti, parallelismo che per certi versi si estende alla figuradel padre assente di Dino, segno della grande maestria e comprensione psicologica di Moravia.

Lo stile di scrittura è tagliente, sottile e molto coinvolgente, nonostante la lunghezza e la complessità a più livelli dei temi trattati il libro si fa leggere che è un piacere e offre moltissimi spunti di attualissima riflessione. Particolarmente interessante il finale, che a prima vista potrebbe sembrare rassicurante e invece nasconde moltissime ombre...

Da leggere per chiunque voglia approfondire la figura di Moravia e, in generale, la letteratura italiana di livello di quegli anni.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
mi sembra che te la sei cavata benissimo :) anche perché letto da adolescente, quindi 35 anni fa, lo ricordavo troppo poco e così ho potuto ripassarlo
 

harry.haller

New member
A mio parere un capolavoro nonché il migliore di Moravia dopo gli Indifferenti.
E' un grande sunto di tutte le tematiche care all' autore come il sesso e il
difficile rapporto con la madre.
Pur non presentando la tipica crudezza moraviana,che si noterà più avanti in
romanzi come La Vita Interiore,La Noia e' descritto con lucidita e grande
abilità,soprattutto nel dar vita a personaggi cosi complessi.
Romanzo che almeno per quanto mi riguarda,ti tiene incollato al libro fino
all'ultimo e non annoia non essendo ne inutile ne superficiale come forse
può sembrare.
Voto: 8 1/2
harry.haller
 

Jessamine

Well-known member
Questo libro è scritto divinamente, ed è un pungolo così lucido e sincero che, temo, rivela tutta la mia inadeguatezza: tutto ciò che ho provato, pensato, quello su cui ho riflettuto e mi sono arrabbiata e ho sofferto, leggendo, ha così poco di letterario e tanto di personale da risultarmi impossibile, ora, cercare di scrivere un commento razionale.
"La noia" è un libro scritto divinamente, e io mi ci sono sentita dentro, pur senza mai riuscire davvero ad avvicinarmi.
Ho detestato ogni singolo personaggio, e va bene così.
Ho detestato ogni pensiero di Dino, e anche questo va bene così.
L'idea di tornare a leggere Moravia, ora, mi terrorizza.
 
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