Eliès, Yann - Sopravvissuto ai mari del sud

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Amelia Member
Abbiamo ancora negli occhi le immagini, recenti, delle vele di Luna Rossa Piranha che si spiegano a Venezia, sullo sfondo il campanile di San Marco. Immagini di festa, di un grande spettacolo fatto di vento, di colori, di skipper impegnati a strambare. La vela è tutto questo, ma la vela è soprattutto il Vendée Globe, la più importante regata in solitaria: un giro del mondo senza scali né assistenza che, ogni quattro anni, tocca i tre grandi capi di Buona Speranza, Leeuwin e Horn. E’ l’Everest dei marinari e Yann Eliès, skipper bretone, l’ha provata, nel 2008, con il suo monoscafo di 60 piedi ‘Generali’. Ed ha rischiato di morire. “Sopravvissuto ai mari del sud” (di Yann Eliès Ed. Mare Verticale, 15 euro) è la cronaca del suo incidente: oceano Indiano, una mossa azzardata nel tentativo di riparare una cima e “pago in contanti l’attimo in cui, credendomi atleta, ho dimenticato di essere un marinaio". Eliès viene colto di sorpresa da un’onda e l’impatto è tremendo, una vera esplosione: si frattura femore e quattro vertebre. Immobile, provato da un dolore fisico immenso, e a 1500 chilometri da ogni terra abitata, riesce comunque a dare l’allarme. Da qui il racconto si trasforma in una bella storia di solidarietà fra gente di mare. Nel giro di due, lunghissimi, giorni, lo raggiungono prima un altro skipper, Marc Guillemot, che mette la sua stessa gara in secondo piano per fornirgli un’assistenza che sarà più psicologica che materiale; poi i soccorsi ufficiali, in un salvataggio mediatico, in real time, perché il Vendée Globe è diventato leggendario anche sui drammi cui ha dato vita. Del resto quante volte il mare ci è stato raccontato in simili frangenti, da Stevenson a Verne? Questa, dunque, è l’ennesima storia di mare, di un marinaio, di un uomo e di una vita; di come si possa rischiarla, questa vita, fra le fauci dell’oceano e non aver timore, poi, di rimettersi in piedi e in gioco, alla ricerca di nuove sfide. Yann Eliès questo timore non ce l’ha di certo. Si è addirittura perso la nascita del primo figlio, nel 2002, perché impegnato in una tappa di un’altra regata in solitaria, in Spagna: “il prezzo da pagare per andare a cercare una vittoria”. E dunque buon vento, Yann!
 
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